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Carceri: 29 suicidi nel 2024, 2022 annus horribilis

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Sono già 29 i suicidi di detenuti avvenuti nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Un numero che inquieta per il rischio di registrare a fine 2024 un altro triste record eguagliando o superando gli 84 suicidi del 2022, l’annus horribilis con una media di un suicidio ogni 4 giorni.
Secondo i dati di Antigone il precedente primato negativo era del 2009, quando in totale i suicidi di detenuti in carcere furono 72 su una popolazione di oltre 61.000 detenuti.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, solo due giorni fa è intervenuto firmando un decreto con il quale stanzia immediatamente 5 milioni di euro per prevenire i suicidi e ridurre il disagio psicologico della popolazione carceraria.
L’ultimo suicidio in carcere è quello registrato nell’istituto penitenziario di Cagliari il 2 aprile dove un giovane di 32 anni si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella. Allarme anche per i suicidi degli agenti di polizia penitenziaria, 3 si sono uccisi dall’inizio dell’anno.
“Il ritmo delle morti in questi primi mesi dell’anno è impressionante – ha sottolineato all’AGI il presidente d dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella – sicuramente l’intervento del governo va nella direzione di maggiore disponibilità di risorse umane, in questo caso di psicologi e questo va bene. Così come va bene l’aumento della paga per gli stessi psicologi che operano nelle carceri. Però non è minimamente sufficiente poiché occorre investire sulla qualità della vita. La metà dei suicidi avvengono nei primi sei mesi di detenzione ciò significa che bisogna intervenire in quel momento, non solo con gli psicologi e il sostegno del personale, ma evitando che in quel periodo finiscano nelle peggiori celle del carcere. Aumentare le telefonate con i familiari e più in generale riempire di vita il carcere perché la maggior parte delle ore i detenuti le trascorrono in cella e questo è devastante dal punto di vista psico-fisico. Occorre modernizzare e rendere la vita in carcere meno medievale”. “Speriamo quest’anno di non dover superare i numeri del 2022, il suicidio di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato – ha detto all’AGI il segretario generale del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, Donato Capece – le cause sono da ricondurre sempre al sovraffollamento e alla carenza del personale. I suicidi purtroppo, nonostante tutto il nostro sforzo, non si riesce a impedirli. A Teramo a marzo, ad esempio, un giovane detenuto di vent’anni ha dialogato con un agente fino alle 4 della mattina e sembrava che non ci fossero problemi, poi alle 5.30 è stato trovato impiccato”.
Nel 2021 il numero di suicidi in carcere, secondo i dati pubblicati dal Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sono stati 57. Nel 2020 sono state 61 le persone che si sono tolte la vita all’interno degli istituti di pena italiani; nel 2019 sono state 53; nel 2018 sono state 67; nel 2017 i suicidi sono stati 52; nel 2016 sono stati 39; 39 casi anche nel 2015; nel 2014 ne sono stati registrai 43; nel 2013 ci sono stati 42 suicidi; nel 2012 sono stati 56; nel 2011 ci sono stati 63 suicidi; nel 2010 ci sono stai 55 suicidi.
Andando ancora indietro nel tempo altri anni record sono stati il 2001 con 69 suicidi e il 1993 con 61 detenuti che si sono tolti la vita.
“La Puglia è la regione con le carceri più affollate di detenuti, il 160% a fronte del 120% nazionale – ha spiegato all’AGI Federico Pilagatti, il segretario del Sappe Puglia – soffre maggiormente di questa situazione anche a causa della grave carenza di personale che è del 20% in base alla dotazione prevista nel 2023. L’anno scorso la ‘maglia nera’ con 5 suicidi si sono registrati nel carcere di Taranto. Nell’istituo penitenziario di Taranto lavorano 280 agenti per 950 detenuti”. (AGI)
RED