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Agricoltura, produzione italiana di kiwi a rischio: continua la moria delle piante

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Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


L’Italia è universalmente riconosciuta come la patria di numerosissimi prodotti agricoli, che si iscrivono senza dubbio tra le eccellenze del Belpaese. Non solo coltivazioni prettamente autoctone, ma anche prodotti “esotici”, importati e messi a dimora grazie alla lungimiranza dei nostri agricoltori, che lungo lo stivale trovano terreno fertile e clima favorevole.

Esempio perfetto è quello del kiwi, frutto originario della Cina (dove viene coltivato da oltre settant’anni), diffusosi abbondantemente, anche in Italia, alla fine del secolo scorso. In poco più di vent’anni il nostro paese ha fatto passi da gigante, tanto che oggi è il secondo produttore mondiale di kiwi, dietro la madrepatria Cina e davanti alla Nuova Zelanda. C’è però un allarme che preoccupa gli agricoltori e le associazioni di categoria, ovvero quello della moria delle piante di actinidia, che rischia di compromettere la produzione tricolore del frutto.

Un fenomeno che, secondo quanto emerge dall’allarme lanciato da Confagricoltura, va progressivamente avanti da circa otto anni e che, negli ultimi mesi, ha colpito duramente l‘Agro Pontino, centro nevralgico di questa coltivazione con quasi 10mila ettari investiti. Altrettanto gravi sono gli effetti della moria nelle altre aree che si distinguono per le coltivazioni di kiwi, come quella del veronese che ha registrato la perdita del 50% delle piante o quella del friulano (perdite del 10%). Colpite, seppur ancora marginalmente, anche le piantagioni lombarde, emiliano-romagnole e calabre. Sconosciute, al momento, l’origine e cause della malattia, nonostante un’importante attività di ricerca e la formulazione di numerose ipotesi. La più recente di queste punta non su un singolo fattore determinante, ma su una serie di concause, probabilmente accentuate dal cambiamento climatico.

Per conoscere, arginare e combattere questo preoccupante fenomeno, come sottolinea l’organizzazione degli imprenditori agricoli, è assolutamente necessario l’intervento delle istituzioni, ovvero dello Stato e delle Regioni interessate. L’obiettivo è quello di promuovere azioni sinergiche e coordinate, che puntino alla tutela di un importante patrimonio e alla difesa di un’importante produzione e dell’indotto da essa creato, specie in una fase tanto complicata per il nostro apparato socio-economico.

 


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