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Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile OBIETTIVO 5: PARITÀ DI GENERE

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La parità di genere oltre a essere un diritto umano è da considerarsi una condizione necessaria per un’economia sostenibile. È necessario cioè garantire alle donne un accesso paritario all’educazione, alla sanità e al mondo del lavoro, oltre che alla rappresentanza nei processi decisionali politici ed economici

di Gianni De Iuliis

L’obiettivo n. 5 dichiara che entro il 2030 bisogna raggiungere la parità di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze.

La parità di genere oltre a essere un diritto umano è da considerarsi una condizione necessaria per un’economia sostenibile. È necessario cioè garantire alle donne un accesso paritario all’educazione, alla sanità e al mondo del lavoro, oltre che alla rappresentanza nei processi decisionali politici ed economici. Per raggiungere tale obiettivo serve innanzi tutto che ogni Stato promulghi normative vincolanti che promuovano l’emancipazione femminile. Una buona pratica è stata messa in atto da ben 143 Paesi che a partire dal 2014 hanno inserito il diritto di uguaglianza tra uomo e donna nelle loro Costituzioni.

Analizziamo come si sostanzia il goal n. 5 indicandone alcuni sub-obiettivi.

Porre fine a ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne ed eliminare ogni forma di violenza, compreso il traffico e lo sfruttamento sessuale e di ogni altro tipo. Eliminare il matrimonio combinato, il fenomeno delle spose bambine e le mutilazioni genitali femminili. Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito. Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile in ambito politico, economico e della vita pubblica. Garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva. Avviare riforme per dare alle donne uguali diritti di accesso alle risorse economiche.

Per quanto concerne il contesto italiano, il Rapporto ASviS esamina gli effetti della Legge di bilancio 2020, approvata a fine 2019, con interventi particolarmente significativi ai fini delle politiche di genere.  Si segnala lo stanziamento di quattro milioni di euro per realizzare un Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere; un milione di euro per il potenziamento di corsi universitari di genere in modo da promuovere l’educazione al Goal 5 dell’Agenda 2030; un milione di euro per l’anno 2020 e due milioni di euro annui a decorrere dal 2021 per rafforzare la rete volta all’assistenza delle vittime di reato. Il Goal 5 è stato affrontato anche nei decreti varati in risposta alla pandemia. Per quanto riguarda il “Decreto Rilancio”, è stato disposto un aumento di tre milioni di euro per il 2020 del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, in modo da contenere gli impatti del Covid-19 sulle donne maggiormente vulnerabili.

A livello europeo, tranne la Croazia e la Lituania, tutti i Paesi mostrano un miglioramento dell’indice composito tra il 2010 e il 2018. L’Italia è il Paese che presenta l’aumento più ampio, grazie alla crescita della rappresentanza delle donne in Parlamento e nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa.

L’indicatore composito italiano per il Goal 5 mostra un andamento fortemente crescente fino al 2015. Dopo la lieve flessione avvenuta nel 2016, l’indicatore torna a migliorare, ma con una tendenza molto meno decisa. Gli unici indicatori in controtendenza sono quelli relativi al rapporto di femminilizzazione del tasso di immatricolati in corsi universitari scientifici e tecnici e il tasso di part-time involontario, significativamente cresciuto proprio per le donne.

Sulla base delle informazioni disponibili, si ritiene che nel 2020 la crisi peggiorerà le disuguaglianze di genere.

Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Parità di genere”.

«Sviluppare un Piano nazionale per la parità di genere (Pnpg), in linea con la Gender strategy indicata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, diretto a intervenire su quattro aree prioritarie: il contrasto a tutte le forme di violenza di genere, la possibilità di avere accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e alla maternità, l’accesso e la piena partecipazione al mondo del lavoro con pari trattamento retributivo e il sostegno alla rappresentanza e alla leadership femminile nella società civile come nel mondo produttivo.

Intensificare le campagne di sensibilizzazione sul fenomeno della violenza sulle donne. Durante il lockdown le chiamate al numero telefonico nazionale antiviolenza e anti-stalking sono cresciute del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Promuovere il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, che ha bisogno di un sistema sanitario presente sul territorio nazionale in maniera capillare, e assicurare ovunque la gratuità dei servizi per garantire questo diritto.

Migliorare le politiche e le strategie aziendali volte a offrire a tutte le donne, come agli uomini, la possibilità di investire sulle proprie competenze senza essere frenate dagli inevitabili obblighi familiari.

Introdurre una Policy di genere, atta a fornire linee guida di comportamento utili a garantire in tutte le fasi di carriera un equo trattamento delle donne al lavoro».