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A Lesbo il girone dei dannati che sognavano l'Europa

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Speravano di trovare in Europa condizioni di vita degne di un essere umano. Invece hanno trovato il campo di Lesbo. O quello di Moria. Qualcosa di simile agli inferi, più che alle isole delle Esperidi. In questi giorni di inverno centinaia di donne incinte, minori non accompagnati, sopravvissuti alle torture e agli abusi sono costretti a vivere in condizioni “disumane” a Lesbo.  

La denuncia è contenuta nel report “Vulnerabili e abbandonati” diffuso da Oxfam, e si articola nelle tante drammatiche testimonianze di migranti a cui viene negato il diritto a un’accoglienza dignitosa, come conseguenza del collasso del sistema di identificazione e di protezione, dovuto alla mancanza di personale qualificato e a processi burocratici definiti kafkiani.

Ammassati, esposti a violenza e senza accesso alle cure mediche

Nel dossier, le voci di madri che sono state mandate via dagli ospedali a soli quattro giorni da un parto cesareo e che si sono ritrovate a vivere in una tenda assieme ai figli appena nati. Le testimonianze di minori e donne sopravvissuti a violenze sessuali e ad altri traumi, che sopravvivono in campi profughi dove regolarmente avvengono risse e dove di conseguenza i due terzi di chi è costretto a viverci afferma di non sentirsi mai al sicuro.

Così si rischia di morire a Moria

Nel campo di Moria – che contiene il doppio di persone che potrebbe accogliere – vivono ammassate centinaia di persone, con un solo medico per quasi tutto il 2018, incaricato dalle autorità di Lesbo di provvedere all’identificazione e al primo soccorso delle circa 2.000 persone, che arrivavano ogni mese sull’isola. Fino ad arrivare al punto che lo scorso novembre non c’è stato neanche quell’unico medico ad assistere le persone più fragili e garantirne il diritto alla salute. Il tutto in un quadro dove le procedure di identificazione sono cambiate tre volte solo nell'ultimo anno, aumentando il caos di cui sono vittime persone che hanno già sofferto traumi indicibili.

Uomini invisibili

 “È inaccettabile trovarsi nella condizione di non poter identificare le persone che hanno immediato bisogno di aiuto", ha detto il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone", I nostri partner sul campo hanno riportato casi di madri con neonati costrette a dormire sotto una tenda e di adolescenti registrati erroneamente come adulti e rimasti bloccati nei campi”. 

“Identificare e assistere queste persone è un dovere fondamentale sia per la Grecia che per l’Europa. In base alle norme europee e greche, minori non accompagnati, donne incinte o con bambini piccoli, persone con disabilità e sopravvissuti a torture devono essere identificati come vulnerabili e quindi rientrare nel normale sistema di accoglienza per richiedenti asilo, anziché essere sottoposti a processi lampo con il solo obiettivo di rimandarli in Turchia”, aggiunge Sansone, “Dovrebbero avere accesso ad una casa o una sistemazione adeguata e cure mediche appropriate sulla terraferma, ma tutto questo non sta avvenendo”.

Detenuti ingiustamente

Sono moltissimi i casi di persone detenute ingiustamente nonostante siano giovanissime, soffrano di malattie psichiche e o disagi fisici dovuti ai traumi subiti. Una condizione in cui è difficilissimo avere accesso a cure mediche e all’assistenza psicologica. 

“Avevamo solo due ore al giorno in cui ci era permesso uscire dal container… Il resto del tempo stavo seduto in un piccolo spazio con altri 15 uomini, tutti con problemi.” Così, un richiedente asilo di 28 anni proveniente dal Camerun racconta la sua detenzione durata 5 mesi. Rinchiuso solo a causa della sua nazionalità, nonostante avesse seri problemi di salute mentale. Una situazione in cui nessuno ha verificato il suo stato mentale o fisico prima che venisse detenuto ed è passato più di un mese prima della visita di uno psicologo.

L’emergenza a Lesbo nel pieno dell’inverno

L’inverno ha portato una pioggia incessante a Lesbo e la tendopoli è diventata una vera e propria palude di fango, con le temperature che nelle prossime settimane si abbasseranno ancora sotto lo zero portando la neve. In cerca di qualsiasi fonte di calore le persone stanno iniziando a bruciare tutto quello che trovano, inclusa la plastica. Portano stufe improvvisate e pericolose dentro alle tende, rischiando la vita solo per riscaldarsi.

 “Le autorità locali e le organizzazioni umanitarie stanno facendo il possibile per migliorare le condizioni di vita delle persone bloccate nei campi, ma tutti gli sforzi sono resi vani dalle politiche che continuano a bloccare le persone sull’isola per periodi di tempo indefiniti”, continua Sansone.

L’appello alla “Fortezza Europa”

“Di fronte a questa situazione facciamo appello all’Unione europea, agli stati membri perché si trovi al più presto una soluzione all’emergenza che si sta consumando nelle isole greche: servono uno staff sanitario adeguato, un diverso sistema di identificazione dei più vulnerabili e trasferimenti regolari dei migranti sulla terraferma. – conclude Sansone – Stiamo assistendo ad una chiusura di fatto delle frontiere europee, che tradisce i valori fondanti dell’Unione e il comune senso di umanità che dovrebbe guidarne l’azione. Alle frontiere di Croazia e Ungheria migliaia di uomini, donne e bambini che non hanno più nulla, vengono respinti in Serbia dove sono costretti a vivere intrappolati, come in un limbo. Qui noi di Oxfam lavoriamo per assicurare pasti e ricovero nei centri predisposti dal Governo. Alla frontiera italiana, lungo la rotta del Mediterraneo centrale, dopo la chiusura dei porti decisa dal Governo la scorsa estate, da giorni interminabili assistiamo al dramma di 49 profughi bloccati in mare a rischio della vita. Tutto questo è insensato e ingiusto. Ciascuno Stato deve fare la propria parte accogliendo una quota di migranti e agire perché si giunga prima possibile alla riforma del Trattato di Dublino, in linea con la posizione del Parlamento europeo”.

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Fonte: estero agi


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