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Ustica, 40 anni dopo: il muro di gomma e la verità negata

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Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


 

Era la sera del 27 giugno1980 quando, il DC – 9 I – TIGI dell’Itavia in viaggio da Bologna a Palermo, si inabissava nel di mare a largo dell’isola di Ustica. 81 persone, tra passegeri e membri dell’equipaggio perdevano la vita. Oggi, a quarant’anni di distanza, i responsabili di queste morti, coloro che hanno cagionato l’abbattimento di un aereo civile in tempo di pace, non sono ancora stati individuati. Una verità negata, sebbene sia ormai chiaro il tragico contesto di quella notte, che non rende onore alle istituzioni italiane e che getta discredito su un intero sistema.

Tra i tanti misteri repubblicani, tra le tante pagine oscure della nostra storia, quella scritta ad Ustica rimane, probabilmente, una delle più gravi e dolorose. Nei cieli del Tirrenno, il 27 giugno 1980, si sfiorò la guerra, nei cieli del Tirreno – il confronto muscolare tra i due blocchi che dominavano il mondo – raggiunse uno dei suoi massimi storici, immolando, sull’altare della Guerra Fredda, 81  innocenti. A causare la sciagura, come sembra ormai storicamente acclarato, fu uno scontro tra le forze NATO e la Libia del colonnello Gheddafi, scontro in mezzo al quale si ritrovò il DC – 9. A determinare una simile tragedia fu un missile, sparato per abattare il Mig dove si supponeva viaggiasse il Rais libico, le cui scheggie colpirono l’aereo dell’Itavia, oppure la collisione con uno dei velivoli militari che orbitavano nelle vicinanze. Non il cedimento strutturale, sebbene questa tesi sia stata a lungo sostenuta, non l’attentato terroristico con una bomba a bordo, sebbene nelle ore successive alla tragedia fosse arrivata una presunta rivendicazione dei NAR (Nucli Armati Rivoluzionari), poi rivelatasi falsa. Ed è proprio questo, quello delle false piste, dei silenzi, delle reticenze, delle omissioni, l’aspetto più grave ed inquietante. Il muro di gomma, ovvero quella barriera di omertà che ha impedito l’accertamento della verità, regge ancora, non è del tutto squarciato… Un muro che non è stato abbattutto, nonostante l’encomiabile impegno di giudici come Rosario Priore e Paolo Borsellino.

In nome del segreto militare, di una cinica ragion di stato, di un asservimento a determinate logiche, anche quando le  tensioni internazionali e geopolitiche che caratterizzavano quegli anni si sono sopite, non è stata data giustizia alle vittime e ai loro familiari. C’è un’inchiesta, ancora pendente presso la Procura di Roma –  aperta dopo le dichiarazioni di Francesco Cossiga che accusavano l’aviazione francese –  c’è ancora la possibilità che si  celebri quel processo penale mai avvenuto. Proprio per questo, dopo quarant’anni, è venuta l’ora di certificare ufficialmente una verità che, ormai, è nota a tutti. É giunto il momento di individuare i responsabili della strage di Ustica. Compito che, innanzitutto, spetta alla politica ed alla diplomazia del nostro paese, a coloro che devono pretendere verità e chiarezza da quelle nazioni e quella entità che sanno esattamente cosa successe la notte del 27 giugno. Uno stato degno di questo nome non può agire altrimenti… Certo, il passato non si può cancellare, ma si possono squarciare le tenebre che lo hanno caratterizzato.

“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario” (George Orwell)


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