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Maestà, il popolo ha fame… Dategli gli Stati Generali!

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Nel VI libro delle Confessioni, il celebre letterato francese Jan Jacques Rousseau, racconta di un aneddoto che avrebbe visto protagonista una principessa francese, poi erroneamente identificata con Maria Antonietta d’Asburgo, consorte di Luigi XVI. La principessa, scrive Rousseau, alla notizia che il popolo era affamato e che non vi fosse più pane avrebbe risposto “che mangino le brioches”. Al di là della sua veridicità l’aneddoto ha avuto successo ed è stato poi, negli anni, idealizzato per rappresentare plasticamente la distanza dei governanti dai governati. Ecco, se volessimo attualizzarlo ed adattarlo all’odierna situazione italiana potremmo dire, con un velo di amara ironia, che alla constatazione del difficile momento vissuto dalla popolazione italiana, il governo abbia risposto identificando gli Stati Generali come la panacea di tutti i mali.

Si aprono infatti oggi, a Villa Pamphili, gli Stati Generali dell’Economia, voluti dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per elaborare il piano di rilancio dell’Italia, per pianificare gli interventi da incardinare entro la fine della legislatura. Una serie di incontri con istituzioni italiane ed europee, sindacati, associazioni di categoria, professori, ricercatori, manager ed intellettuali che, nelle intenzioni del governo, dovrebbero suggerire le risposte per l’Italia del post Covid. La sensazione, però, è che questo vertice non nasca sotto i migliori auspici, anzi…  Ci si chiede, innanzitutto, quale possa essere l’efficacia di una simile iniziativa in un momento in cui servono risposte immediate, soluzioni che pensino all’oggi per essere, poi, proiettate nel domani. Il futuro va certamente pianificato, la nostra nazione ne ha bisogno, ma non si può prescindere dall’azione nel presente, da quegli interventi che siano adottabili nell’immediato, che offrano sostegno ed occasione di rilancio ad un’Italia che ha assoluto bisogno di ripartire a passo di corsa.

Perplessità nascono anche scorrendo la lista degli invitati, a cominciare da quei rappresentanti di un’Unione Europea che sembra sempre più distante dalle istanze dei cittadini. Certo, si potrebbe obiettare che il piano della Commissione e di Ursula Von der Layen per l’applicazione del Recovery Fund rappresenti un importante passo in avanti, ma il problema è sempre lo stesso: risposte nell’immediato, misure coraggiose che siano subito efficaci. Interverrano le associazioni di categoria, e l’augurio è che vengano ascoltate, ma si potrebbe replicare che, i vari decreti varati dal governo in questi mesi, abbiano parecchie falle nonostante siano stati scritti, almeno pare, dopo un attento confronto con le medesime associazioni di categoria. La sensazione di fondo, per chi guarda da fuori a questo evento, è che si tratti di un confronto tra i soliti noti, tra i medesimi attori che negli ultimi anni non hanno saputo rispondere adeguatamente alle sollecitazioni dei cittadini, delle famiglie, delle piccole e medie imprese, delle parti sociali, di tutti coloro cioè che costituiscono l’ossatura del sistema Italia.

La scelta della sede poi, non propriamente istituzionale, restituisce l’idea di un trinceramento elitario, una testimonianza perfetta del solco che divide cittadini ed istituzioni. La strada da seguire, a nostro avviso, è tutt’altra, e non passa da Villa Pamphili. Occorre fare qualcosa e occorre farlo in fretta, rifuggendo iniziative che rischiano di diventare solo una stucchevole passerella.

 

Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei contribuenti)

 


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