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Lo skipper: “Così ho trionfato con Luna Rossa, simbolo dell’Italia che non si arrende”

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Il cielo è azzurro sopra Auckland. Vola Luna Rossa, e con Max Sirenae gli altri ragazzi del team vola l’Italia intera. Sarà una notte che non dimenticheremo per molto, molto tempo. Non dimenticheremo le lacrime di Sirena, skipper e direttore generale della squadra. E poi i brindisi, gli abbracci, la gioia dipinta sui volti dei protagonisti di questo miracolo tutto italiano.

Grazie alla doppietta nelle regate di sabato notte, Luna Rossa Prada Pirelli batte gli inglesi di Ineos, conquista la Prada cup e si aggiudica la finale dell’America’s cup in cui sfiderà (dal 6 marzo) i campioni in carica di New Zealand. Non succedeva da 21 anni, di avere un equipaggio italiano nella finale dell’America’s cup. L’ultimo a riuscirci, nel 2000, fu proprio il team di Luna Rossa.

Ora la nuova impresa, dal sapore speciale. Perché il trionfo nella Prada cup non è (solo) una vittoria dello sport italiano. E il primo a riconoscerlo è proprio il riminese Sirena, 49 anni, che di America’s cup in carriera ne ha già vinte due, l’ultima nel 2017 con New Zealand, che adesso ritrova da avversario. “Voglio ringraziare gli italiani, c’è tutta la nazione dietro di noi”, racconta Sirena con gli occhi lucidi, mentre i suoi ragazzi saltano come pazzi e bevono champagne dalla coppa appena conquistata. Perché la barca che ci fa sognare è “un concentrato di tecnologia e tecnica, tutto made in Italy. Ma tutto, a bordo di Luna Rossa, parla italiano”.

Il trionfo di Luna Rossa arriva in uno dei periodi più drammatici per l’Italia, sfiancata dalla pandemia. Per questo ha voluto dedicare la vittoria alla nazione intera?

“È proprio così. Speriamo, con la nostra impresa, di aver riportato un po’ di sorrisi e di felicità nel Paese. Luna Rossa in fondo rappresenta nel mondo l’Italia che non ha paura, che prova a reagire e rialzarsi”.

C’è stato un momento in cui il Covid ha messo a rischio anche la presenza di Luna Rossa alle regate…

“È anche per questo che ieri ho pianto. La vittoria è stata una liberazione. Ho ripensato ai giorni più difficili. A quando in Sardegna il cantiere è rimasto chiuso un mese a causa della pandemia, e abbiamo pensato anche di mollare. Ai tanti sacrifici fatti per prepararci e mettere a punto la barca nel rispetto dei protocolli sanitari. Ognuno di noi ha parenti e amici che hanno sofferto a causa del virus, e alcuni hanno perso persone care. Chi non ha mai fatto parte di questo mondo non può capire quante difficoltà abbiamo dovuto superare. Per questo, conquistare la finale dell’America’s cup, dopo tutto quello che abbiamo affrontato, è stato ancora più bello”.

Anche durante le regate della Prada cup le difficoltà non sono mancate…

“Ma noi abbiamo sempre avuto fiducia nei nostri mezzi. Ci abbiamo messo l’anima, abbiamo vissuto in funzione della barca. Eppure c’era chi diceva, dopo le prime sconfitte: vedrete che Luna Rossa andrà a casa presto… Non è stato così, e adesso ce la giocheremo tutta in finale”.

Quanti l’hanno cercata in queste ore, per fare i complimenti a lei e all’equipaggio?

“Migliaia di persone, anche gente che non conoscevo. È stato emozionante. Abbiamo toccato con mano l’orgoglio che Luna Rossa ha saputo suscitare negli italiani. Giusto così, perché Luna Rossa è un simbolo del Paese. Sono italiani tantissimi membri dell’equipaggio. Sono italiani i componenti, i materiali e le tecnologie dell’imbarcazione”.

C’è tanta Romagna a bordo di Luna Rossa, a partire da lei, riminese. In tanti, tra le istituzioni locali e nazionali, hanno celebrato la vostra impresa.

“Fa piacere ricevere tanti complimenti. Sentiamo il tifo caloroso degli italiani, anche se ci troviamo a migliaia di chilometri. Ora arriva il bello, e siamo pronti alla sfida. L’abbiamo dimostrato”.

Dica la verità: è riuscito a dormire ieri, dopo il trionfo?

“Poco… Ma ci sarà tempo per riposare”.

Fonte: quotidiano.net