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di Redazione

Alla nostra classe politica piace essere ‘masochistica’. Non ci facciamo mancare nulla pur di farci male da soli. La nostra classe politica è la rappresentazione di un’Italietta messa male, molto male, che si esprime attraverso comportamenti di auto-sabotaggio e autopunizione, autolesionista, gode a farsi male e a far male al popolo.

Sono molti i provvedimenti legislativi che potrebbero saltare, mettendo in ginocchio il Paese, con questa crisi di Governo: dal Pnrr alle misure per aiutare famiglie e imprese su bollette e carburanti.

Ma i nostri politici (o per meglio dire i rappresentanti delle segreterie politiche) si divertono nel teatrino della politica a far male ai cittadini/contribuenti.

A rischio tutta l’agenda delle riforme.

Iniziamo con il PNRR. C’è la possibilità concreta che falliscano gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza del prossimo dicembre e di perdere non solo i 46 miliardi in ballo da qui a fine anno (24,137 miliardi della rata legata agli obiettivi del 30 giugno e 21,839 miliardi della rata legata agli obiettivi del 31 dicembre 2022) ma l’intero Piano da 191,6 miliardi.

Con un governo dimissionario tutto diventa più difficile. Sarà quadi impossibile approvare nei tempi previsti alcune riforme in Parlamento, prima fra tutte quella sulla concorrenza.

A fine legislatura (e già con lo scioglimento del Parlamento) i disegni di legge non approvati decadono e con la nuova legislatura – che diventerà operativa non prima di metà novembre – si ricomincia tutto da capo (e ci sarà da fare la legge di bilancio).

La possibilità di raggiungere tutti gli obiettivi di fine anno del Pnrr va dunque in pezzi.

Ridiamo per non piangere.

Proseguiamo con il caro bollette e benzina: il 2 di agosto scade il provvedimento di congelamento di 30 centesimi delle accise dei carburanti – dalla benzina al gasolio. Durano solo a fino a settembre e quindi dovranno essere rinnovati per l’ultimo trimestre dell’anno gli interventi sulle bollette di gas e luce, che hanno bloccato gli oneri di sistema.

Non dimentichiamoci del cuneo fiscale. Il tema del giorno era quello della riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il lordo e il netto in busta paga, per dare sostegno ai redditi dei lavoratori, per salvaguardarli dall’erosione dell’inflazione che ha raggiunto l’8%, passa attraverso provvedimento che il governo Draghi aveva ipotizzato di varare per la fine di luglio. Sul tappeto anche l’ipotesi di una riduzione dell’Iva sugli aumenti dei beni di consumo più necessari.

La lista dei provvedimenti continua.

Il Parlamento ha all’esame alcuni provvedimenti di tipo economico, importanti anche ai fini degli obiettivi del Pnrr. Il primo è la delega fiscale, per la riforma del sistema tributario che superato il nodo del catasto è in commissione al Senato. L’altro è il ddl concorrenza ora all’esame in commissione alla Camera, dove non è ancora stato sciolto il nodo dell’articolo 10 sui taxi.

E adesso? Ci vorrebbe una sfera magica per conoscerne il futuro di questi due importanti provvedimenti.

Poi c’è la messa a punto della manovra finanziaria, attesa dopo l’estate, con importanti norme riguardanti il debito pubblico. È solo dopo aver stilato il nuovo quadro di previsioni a settembre che il governo può valutare gli interventi da mettere in campo, sia sul fronte del cuneo in modo strutturale, sia su quello delle pensioni: scade infatti Quota 102, oltre che l’Ape Sociale e Opzione Donna. Questi ultimi due meccanismi potrebbero essere prorogati, mentre si sta cercando un nuovo regime per consentire una maggiore flessibilità in uscita.

Tra gli obiettivi che potrebbero saltare vi è anche il capitolo del digitale e che mettono in forse la realizzazione di diversi target della digital transformation italiana, al di là del progetto rete unica.

Non meno importanti, ma significativi per uno Stato che vuole definirsi patria dei diritti civili il fine vita e il doppio cognome. La legge sul suicidio assistito ha incassato a marzo il primo ok della Camera e ora è in commissione al Senato dove però i numeri a favore sono più risicati. Con una crisi si congela anche la possibilità di legiferare sul doppio cognome così come sollecitato dalla Corte costituzionale che è intervenuta per sancire la possibilità di aggiungere quello materno.

Si fermano anche le norme per rivedere l’ergastolo ostativo, ovvero il divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia.

Appare d’obbligo, a questo punto, porsi la domanda di come accoglierà la Ue questa crisi tutta ‘italiota’.

Fatto salvo alcune deroghe legate ai periodi elettorali, di fatto l’Italia, ad oggi, manca di credibilità.

E allora?

Non possiamo che condividere il pensiero di Dante:

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!»
(Purgatorio, canto VI, vv. 76-78)

La parafrasi è: “Povera Italia ridotta in schiavitù, dimora di sofferenza, nave alla deriva nel pieno della tempesta, non più signora dei popoli, ma luogo di prostituzione!”