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Fisco. Accordo politico sulle aliquote Irpef, che diventano quattro: 23, 25, 35 e 43%

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di redazione

Mentre nella commissione Finanze del Senato sono in corso le votazioni sugli emendamenti al decreto fisco-lavoro, collegato alla manovra (nel quale il Governo intende assorbire anche il decreto anti-frodi sui bonus edilizi), nella mattina di ieri, giovedì 25 novembre, presso il Ministero dell’Econonomia e delle Finanze (Mef), si sono riuniti i rappresentanti dei partiti di maggioranza per discutere del modo di impiegare la disponibilità di otto miliardi di euro destinati dal ddl di Bilancio alla riduzione della pressione fiscale. Dal tavolo di confronto è scaturito un accordo che prevede l’abbassamento delle aliquote Irpef da cinque a quattro attraverso l’eliminazione dell’attuale aliquota 41% ed abbassando al 35% quella attualmente al 38%.

Al termine della riunione il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto ha confermato: “C’è l’accordo politico ad agire sulle aliquote Irpef. E altrettanto un ragionamento sull’Irap che vede una scelta verticale, partendo dalle 850mila persone fisiche, autonomi e ditte individuali, aggiungendo eventualmente le start up. Questo è l’accordo politico, ora il ministro Franco ne deve parlare con Draghi, noi con i nostri partiti e poi rivederci”.

Il viceministro Pichetto ha assicurato che l’intesa raggiunta consente di rimanere entro lo stanziamento degli otto miliardi, aggiungendo che la riforma dell’Irpef e il taglio dell’Irap rappresentano “un primo passo strutturale, non solo per il 2022”.

Sulla base dell’accordo raggiunto la fascia di reddito fino a 15mila euro resta al 23%, la fascia da 15 a 28mila euro scende dal 27% al 25%, quella da 28 a 50mila dal 38% si abbassa al 35%, mentre per i redditi superiori ai 50mila l’aliquota sale direttamente al 43%, tuttavia la fascia reddituale più alta potrebbe trarre vantaggio da una “profilazione” delle detrazioni.

L’intesa politica prevede quindi di destinare la maggior parte dei fondi disponibili, tra i sei e i sette miliardi sugli otto totali, alla revisione dell’Irpef, scelta che sarà portata dal Governo in Parlamento (il ddl si trova al momento all’esame del Senato in prima lettura) per mezzo di un emendamento alla manovra.

L’orientamento politico scaturito sembra essere per un taglio verticale della tassa sulle imprese, facendo scattare l’esenzione sulla base della forma giuridica, soluzione per mettere in atto la quale occorrerebbero tra i due e i due miliardi e ottocento milioni.