Il giornalista saudita Jamal Khashoggi voleva fondare un "esercito virtuale" contro il principe erede al trono Mohammed Bin Salman, descritto come "la bestia". Lo ha rivelato l'emittente la Cnn, che ha pubblicato uno scambio di 400 messaggi Whatsapp tra Khashoggi e l'attivista saudita in Canada, Omar Abdulaziz, poi resi noti da quest'ultimo insieme a foto, video e audio messaggi.
In un messaggio di Khashoggi, scritto in seguito a un giro di vite che colpì degli attivisti sauditi in patria, il giornalista si riferì al principe Mohammed scrivendo "più vittime fa più ne desidera", per poi aggiungere che "nemmeno chi lo sostiene ora può dirsi al sicuro".
Il principe saudita viene descritto come una personalità distorta, "pronto a fare terra bruciata", "amante della violenza, dell'oppressione, della tirannia". Gli scambi si sono spinti fino a immaginare un movimento giovanile saudita, al piano di fornire schede sim straniere ad altri attivisti in patria e raccogliere 30 mila dollari da parte di donatori anti regime per attaccare la propaganda di Riad con un "esercito virtuale".
I piani dei due andarono avanti fino ad agosto, quando subirono un brusco stop e all'entusiasmo di aver raccolto i primi 5 mila euro subentrò la paura di essere stati intercettati grazie a un software israeliano. Un programma messo a punto dal gruppo Nso, denunciato ieri dall'attivista saudita e accusato di aver messo sotto controllo il suo telefono e aver avuto un ruolo centrale nella morte di Jamal Khashoggi.
"Khashoggi riteneva Mohammed il problema centrale e insisteva sull'importanza di fermarlo il prima possibile", ha rivelato Abdelaziz in un'intervista alla Cnn. "Ad agosto ho ricevuto un messaggio dall'Arabia che mi diceva che eravamo controllati. Questo significava che potevano leggere tutti i nostri messaggi. Due mesi dopo Jamal è morto e mi sento in colpa di non essermi reso conto prima che ci controllavano", ha aggiunto.
La Turchia ha intenzione di andare fino in fondo e chiarire tutti i lati oscuri dell'omicidio di Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre nel consolato di Riad a Istanbul. A ribadirlo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, prima di fare ritorno in Turchia dal G20 di Buenos Aires. "Siamo decisi a portare a galla tutti i dettagli dell'omicidio, inclusa l'identità del mandante. Non abbiamo intenzione di abbandonare l'atteggiamento trasparente che abbiamo avuto sin dal primo momento, ma per giungere alla verità ci serve la collaborazione dei sauditi", ha dichiarato Erdogan, che ha definito l'omicidio di Khashoggi un problema "per tutto il mondo e non solo per la Turchia".
Il presidente turco ha poi specificato che la linea seguita da Ankara ha sempre mirato alla ricerca della verità, senza urtare però le relazioni con Riad. "Questo omicidio va tenuto separato dai nostri rapporti con l'Arabia Saudita; questa è stata la nostra linea sin dall'inizio", ha ribadito Erdogan.
Vedi: Khashoggi voleva un esercito virtuale contro MBS, rivela la Cnn
Fonte: estero agi