I duellanti


 di Xavier Mancoso

Ciuseppe Conte poteva scegliere se dimettersi da Presidente del Consiglio per ricevere un rapido reincarico da Mattarella e provare a ricostruire su nuove basi la sua maggioranza, venendo a trattativa con i renziani, oppure sfidare Renzi presentandosi in Parlamento per cercare “alla luce del sole” i numeri per una maggioranza nuova, senza Italia viva, da sostituire con un gruppo di “costruttori” racimolati qua e là.

La scelta è caduta sulla seconda ipotesi: rischiare il tutto per tutto per trovare la fiducia di una maggioranza in Parlamento liberandosi del “demolition man” di Rignano sull’Arno.

Conte è salito dunque al Quirinale non per rassegnare le dimissioni ma per informare il Presidente della Repubblica della sua intenzione di aprire il confronto in Parlamento. Mattarella non poteva far altro che prenderne atto, ed   ha firmato il decreto con il quale vengono accettate le dimissioni delle due ministre Bellanova e Bonetti e del sottosegretario Scalfarotto.  Sarà, per il momento, lo stesso Conte ad assumere l’interim dei ministeri dell’Agricoltura e della Famiglia.

Per “l’indispensabile chiarimento” Il Presidente del Consiglio riferirà lunedì alla Camera dei Deputati, ma il momento culminante, quello della verità, si avrà martedì al Senato, dove i numeri sono sul filo del rasoio.

Che dire? La strada parlamentare è la più consona allo spirito costituzionale il quale vuole che sia il Parlamento a investire della fiducia l’esecutivo e, per logico converso, che la fiducia gli venga tolta dalle stesse Camere per decretarne la fine.

Sul piano politico la ricerca di voti in Parlamento attraverso la pratica del trasformismo politico è cosa antica e viene considerata, il più delle volte a ragione, una forma particolarmente odiosa di malcostume.

È necessario però considerare che il concetto di “voltagabbana” è legato soprattutto a un sistema politico bipolare, di stampo maggioritario, mentre, come chiarisce il ministro PD Franceschini,  “Le maggioranze in un sistema non più bipolare si cercano e si costruiscono in parlamento. Nel passato il termine responsabili indicava una negatività, non è più così.

Comunque sia, il conto alla rovescia è cominciato, rivelatrici sono state le parole di Clemente Mastella: “Non cerco i responsabili con il lanternino, ma ci sono, come i vietcong. Per il sostegno a Conte prima eravamo a meno quattro, poi a meno tre, ora a meno due”.

La chiave di volta nella ricerca dei “responsabili” di turno potrebbe essere il senatore Riccardo Nencini del PSI il quale ha permesso, a suo tempo, a Renzi di costituire il gruppo di Italia viva-PSI a Palazzo Madama aderendovi col suo simbolo. Ma adesso le cose cambiano, Nencini potrebbe togliere il simbolo a Renzi, che sarebbe costretto a rifugiarsi con i suoi fedelissimi nel gruppo misto, per aggregarsi al gruppo del MAIE, che ospita gli eletti all’estero, pronto ad accogliere tutti coloro che intendono far durare la legislatura fino al 2023.  

Ieri il senatore Nencini ed il segretario del PSI, Enzo Maraio, hanno diffuso una nota piuttosto esplicita: “L‘Italia ha bisogno di un governo autorevole e di una solida maggioranza. Non è tempo né di elezioni anticipate né di crisi al buio. Serve senso di responsabilità come suggerito dal Capo dello Stato. Spetta al presidente del Consiglio indicare la strada per una rinnovata coesione di tutta la maggioranza”.

Non è questo il tempo per avventurarsi in una terra incognita – prosegue la nota dei socialisti –  non con una pandemia che ha mietuto 80.000 vite, non con il comparto produttivo alle corde, non con la disoccupazione che cresce, non con le scuole chiuse. Dal governo dell’emergenza bisogna passare rapidamente a una fase diversa, tale da assicurare agli italiani un futuro. Ce lo consentono i fondi del Recovery Fund e il vaccino. L’anno in corso sarà un anno decisivo, a condizione che venga affrontato con coraggio e visione lunga da un Governo autorevole. I socialisti voteranno la prossima settimana lo scostamento di bilancio per consentire nuovi ristori ad ampi settori dell’economia falcidiati dalla pandemia. Ma è inutile nascondersi: la crisi di governo c’è e va affrontata con decisione e senza mettere tempo in mezzo. Sono queste le ore dei costruttori. La strada maestra è mettere al centro il Parlamento e salire al Quirinale utilizzando questa manciata di ore per verificare se esistano le condizioni per formare una maggioranza organica entro un quadro politico certo”.

Quindi il PSI giunge alle conclusioni: “Avessimo un centro destra a trazione berlusconiana, l’ideale sarebbe un esecutivo di rinascita da oggi a fine legislatura. Gettare le fondamenta della nuova Italia, come avvenne tra il 1944 e il 1947, per affidarsi poi alla sfida elettorale. Non è così, non con Salvini e Meloni che inneggiano a Trump e ritengono l’Europa un pericoloso accidente. Chi ha maggiori responsabilità è chiamato ad esercitarle fuoriuscendo dalla logica dei duellanti e tenendo fermo il richiamo del Presidente della Repubblica. Noi siamo tra i costruttori”.

E a “tutti i costruttori europei che in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua volontà di ripresa e riscatto” si era rivolto Luigi Di Maio, mentre il professor Romano Prodi si è detto ottimista: “Sono convintissimo che se Conte andasse di fronte al Parlamento, gli potrebbe andare bene” e infatti il premier ha accolto il suggerimento.

Così, dopo l’attacco a testa bassa di Matteo Renzi, è scattato il contropiede di Giuseppe Conte, sapremo martedì chi riuscirà a fare gol. Ma la crisi politica non è una questione che interessa solo i duellanti di casa nostra, l’Europa ci guarda, la Commissione Ue e la Banca centrale europea aspettano di sapere quando e come l’Italia spenderà le risorse che le sono state messe a disposizione per la crescita e lo sviluppo dopo l’emergenza.

Dietro l’angolo c’è il disastro in termini di posti di lavoro, di vita delle persone e delle imprese, una situazione di gran lunga più grave di quella che si determinò alla fine del 2011. Il monito del Colle a fare presto non è una frase di circostanza, ma la richiesta inderogabile che sale dal Paese.