Finisce oggi il countdown per la prima vera e propria guerra commerciale dell’era Trump 2. Il presidente degli Stati Uniti dovrebbe infatti svelare nuovi dazi sui principali partner commerciali Canada, Messico e Cina, minacciando sconvolgimenti nelle filiere di fornitura, dall’energia alle automobili, e sollevando preoccupazioni sull’inflazione.
Trump ha promesso di imporre dazi del 25 percento sui vicini immediati Canada e Messico, sottolineando il loro fallimento nel fermare l’immigrazione illegale e il flusso di fentanyl attraverso i confini degli Stati Uniti. Ha anche promesso un’aliquota del 10 percento sulle importazioni dalla Cina, la seconda economia più grande al mondo, accusandola di aver avuto un ruolo nella produzione del farmaco.
Trump ha confermato nei giorni scorsi che è “in fase” di realizzazione il processo di sanzioni, ma ha lasciato aperta la possibilita’ di non imporre dazi ai prodotti petroliferi, anche perche’, come nel caso del Canada, che fornisce gas a gran parte della costa est degli Stati Uniti, la risposta sarebbe molto dura e inciderebbe sulla spesa degli americani. Gli Usa sono il piu’ grande produttore di petrolio al mondo ma le raffinerie sono progettate per utilizzare un misto di prodotti diversi per trasformare il petrolio in gas e diesel. Quasi il 60 per cento del petrolio che gli Stati Uniti importano viene dal Canada. Il sette per cento arriva dal Messico. Molte raffinerie utilizzano solo questo mix di prodotti e non possono cambiare sistema per evitare ritorsioni commerciali da parte dei due partner.
Trump, pero’, ha detto di essere pronto ad “andare giu’ duro” con le sanzioni, ma dovra’ tenere conto del calo dei margini di profitto nel quarto trimestre di due tra le compagnie petrolifere americane piu’ grandi. Exxon Mobil ha registrato un calo nei profitti, passati dai 7,63 miliardi dell’ultimo trimestre del 2023 e i 7,61 della trimestrale che ha concluso il 2024. Chevron ha aumentato i profitti del 43 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma meno rispetto alle previsioni degli analisti di Wall Street. Per questo la Casa Bianca vuole muoversi con dazi mirati, per non dare un colpo all’industria petrolifera, che ha appoggiato e finanziato il ritorno del tycoon. Peter Navarro, consigliere di Trump per il commercio e l’industria, ha detto a Cnbc che non sa quando il presidente imporra’ i dazi a Messico e Canada e non ha parlato di tariffe sul petrolio. “Non ho notizie da darvi – ha spiegato – non so quando e so poco anche sul perche'”. “Uno dei motivi – ha aggiunto – per cui pensiamo alle tariffe e’ legato al fentanyl”. Il riferimento e’ all’oppioide che viene introdotto nel mercato americano dal Messico e dal Canada e ritenuto causa di circa centomila morti all’anno, e di cui ha parlato ieri lo stesso Trump. Navarro ha citato il problema dell’immigrazione e del deficit Usa nello scambio commerciale come alcune delle ragioni che hanno spinto gli Stati Uniti a minacciare i propri partner. “Il capo – ha concluso – vuole fare qualcosa riguardo a questo”. La presidente del Messico Claudia Sheinbaum ha dichiarato, la settimana scorsa, che se ci saranno dazi americani, anche il Messico alzera’ le tariffe e questo, ha aggiunto, “finira’ per pesare nelle tasche di milioni di americani”.
Costi di importazione più elevati probabilmente “frenerebbero la spesa dei consumatori e gli investimenti delle aziende”, ha affermato Gregory Daco, capo economista di EY. Si aspetta che l’inflazione aumenti di 0,7 punti percentuali nel primo trimestre di quest’anno con i dazi, prima di attenuarsi gradualmente. “La crescente incertezza della politica commerciale aumenterà la volatilità del mercato finanziario e metterà a dura prova il settore privato, nonostante la retorica pro-business dell’amministrazione”, ha affermato. I sostenitori di Trump hanno minimizzato i timori che gli aumenti dei dazi possano alimentare l’inflazione, con alcuni che suggeriscono che i suoi piani politici che prevedono tagli alle tasse e deregolamentazione potrebbero invece aiutare ad alimentare la crescita.
I legislatori democratici hanno criticato i piani di Trump con il leader della minoranza al Senato Chuck Schumer che ieri ha affermato: “Sono preoccupato che questi nuovi dazi possano aumentare ulteriormente i costi per i consumatori americani”. Canada e Messico sono i principali fornitori di prodotti agricoli statunitensi, con importazioni per un totale di decine di miliardi di dollari da ciascun paese in un anno. I dazi colpirebbero duramente anche l’industria automobilistica, con le importazioni di veicoli leggeri statunitensi da Canada e Messico nel 2024 che rappresenterebbero il 22 percento di tutti i veicoli venduti nel paese, ha affermato S&P Global Mobility.
Intanto sia il Canada che il Messico hanno affermato di essere pronti a rispondere se Trump agisce sui dazi, sollevando lo spettro di un conflitto in escalation. (AGI)
NWY/TIG