Il presidente Trump ha firmato più di 79 ordini esecutivi nei 40 giorni del suo secondo mandato, vale a dire quanti ne ha siglati Joe Biden durante il suo intero primo anno alla presidenza. Si tratta di un record assoluto e si tratta anche di una forte accelerazione rispetto al primo mandato di Trump, durante il quale, nello stesso periodo, ne aveva firmati solo quindici. L’ultimo è un ordine esecutivo che stabilisce l’inglese come lingua ufficiale degli Stati Uniti, per “promuovere l’unità” del paese. Inoltre finora la maggior parte degli ordini è sopravvissuta, pur avendo dato il via a circa 100 cause legali. Va anche segnalato che i più stretti consiglieri di Trump, tra cui il vice capo dello staff Stephen Miller, hanno usato la strategia degli ordini esecutivi per evitare di ripetere gli errori che avevano caratterizzato i primi mesi del primo mandato di Trump. E questo nonostante per anni i repubblicani avessero criticato i presidenti Barack Obama e Joe Biden per aver utilizzato gli ordini esecutivi per promuovere politiche che non sarebbero state approvate dal Congresso.
Ora, Trump si sta appoggiando a questa pratica molto più di quanto abbiano fatto i suoi predecessori e in modo più organizzato rispetto a come si era mosso durante il suo primo mandato. Lo stesso Miller ha confessato di essersi preparato ad affrontare più cause legali di quelle effettivamente intentate e di essere rimasto sorpreso dalla mancanza di contenziosi legali su alcuni ordini. Tuttavia in alcuni casi, il percorso iniziale attraverso i tribunali è stato accidentato per l’amministrazione e diversi giudici hanno bloccato la proposta i porre fine alla cittadinanza per nascita per i figli degli immigrati, se nessuno dei due genitori è cittadino statunitense o residente permanente. “La cittadinanza per nascita è un diritto costituzionale inequivocabile – ha scritto il giudice distrettuale statunitense John Coughenour – il Presidente non può cambiare, limitare o qualificare questo diritto costituzionale tramite un ordine esecutivo”.
I giudici hanno anche sospeso gli sforzi della Casa Bianca volti a congelare parte della spesa federale, eliminare alcuni programmi sulla diversità e penalizzare gli ospedali che forniscono assistenza sanitaria alle persone transgender. Ma in una serie di altre circostanze, chi si opponeva agli ordini è stato bloccato dai giudici. Un Tribunale di Boston ha affermato che i sindacati dei dipendenti federali non avevano la legittimazione a contestare il programma di buyout di Trump per i dipendenti federali. Un altro a Washington ha detto che i dipendenti non possono andare in tribunale ora per contestare le diffuse riduzioni della forza lavoro. I giudici hanno inoltre permesso al Department of Government Efficiency di Elon Musk di accedere ai dati dei dipartimenti del Lavoro e dell’Istruzione. Più in generale, comunque, i tribunali hanno programmato una lunga lista di udienze nei prossimi due mesi, che potrebbero fornire un quadro più chiaro sulla durata degli ordini di Trump, il cui intento è di agire a tutto campo su diverse delle questioni sulle quali ha basato la sua campagna elettorale: dai fondamenti del libero scambio, all’abolizione delle tutele per le minoranze etniche e per le diversity di genere e di orientamento sessuale, o ancora l’eliminazione dei servizi federali. Inoltre secondo l’AFP, circa un terzo degli ordini esecutivi firmati finora modificano o aboliscono leggi approvate dall’amministrazione Biden. (AGI)
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