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Uno dei luoghi leonardiani sull'Adda rischia di chiudere 

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AGI – Un santuario in abbandono e la memoria dei luoghi leonardiani sull’Adda che rischia di perdere un prezioso custode: a Paderno d’Adda ha già raccolto 2mila firma e il sostegno di tutti i sindaci della zona la petizione per chiedere che il volontario 70enne Fiorenzo Mandelli torni a occuparsi del santuario della Madonna della Rocchetta di Paderno d’Adda, dopo le dimissioni date a luglio in contrasto con il parroco di Cornate, don Emidio Rota.     

La chiesetta trecentesca sorge su un’altura che domina a strapiombo l’Adda ed è stata eretta su un ‘castrum’ con torre di avvistamento da cui i soldati romani sorvegliavano il fiume. E’ una di quelle perle nascoste di cui è piena l’Italia ‘minore’, come viene impropriamente chiamata la fetta di Bel Paese fuori dai circuiti del turismo di massa. Da lì è passato anche Leonardo Da Vinci il quale si è ispirato al paesaggio selvaggio che si può ammirare dalla rocca per dipingere gli sfondi di alcuni suoi capolavori, come la Monnalisa e la Vergine delle rocce.    

Fiorenzo dal 2008 ha bonificato l’intera zona circostante dai rovi e ha garantito l’apertura quotidiana del santuario a pellegrini, turisti ed escursionisti di passaggio, alle scolaresche come a tanti vip, offrendosi si offre di raccontare le storie del santuario e del Genio vinciano a chiunque lo contattasse per una visita. Per l’impegno dedicato alla conservazione della chiesina di Porto d’Adda, divenuta nel frattempo una frequentata meta turistica, nel 2019 era stato nominato anche Cavaliere della Repubblica. 

Alla base delle dimissioni ci sono diversità di vedute con il parroco della comunità pastorale di Cornate, Porto e Colnago, don Emidio, cui fa capo la chiesa, e alcuni parrocchiani. Al custode, che oltre a operare a titolo grauito negli anni ha raccolto quasi 50mila euro di offerte per la parrocchia, era stata contestata la gestione del santuario e le modalità di accoglienza dei pellegrini. Di qui la richiesta di non far celebrare più messe all’interno della chiesa ma solo nel prato antistante, di garantire orari di apertura fissi e non più su richiesta, di non fare più i lavori in proprio ma di incaricare una ditta.     

“Sono un volontario e la mia disponibilità va anche in base ai miei impegni”, ha spiegato Fiorenzo dopo le dimissioni, “come posso accettare che altri, in primis il parroco, prendano le prenotazioni se poi io ci devo andare? Quando don Egidio Moro ha autorizzato l’apertura del Santuario molti anni fa, la chiesina veniva aperta solo alla Festa e la vegetazione cresceva indisturbata. Oggi il santuario è sempre aperto, accogliente, ben manutenuto”. O meglio lo era, perché in tre mesi la vegetazione ha ricominciato ad avvolgere l’area circostante e il santuario è malinconicamente chiuso da quando ha perso il suo ‘angelo custode’

Source: agicultura


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