La ex chiesa di Santa Maria Alemanna a Messina rispecchia lo stile delle grandi cattedrali nordiche. In parte distrutta dai terremoti, oggi è adibita a suggestivo ambiente per conferenze, mostre e spettacoli. Un buon motivo in più per ammirare la straordinaria architettura medievale dei suoi interni
di Ignazio Burgio
I due fondamentali fattori che nel corso del tempo portano alla rovina il patrimonio monumentale in ogni angolo del mondo, ovvero i danni causati dalla natura e l’incuria umana, hanno agito entrambi in maniera parallela su uno dei più straordinari gioielli della città di Messina, cioè la ex chiesa di Santa Maria Alemanna. Edificata nella zona del porto – a poca distanza dall’odierna stazione centrale e dall’imbarco dei traghetti delle Ferrovie – all’esterno sembra una poco più che anonima e bassa struttura in pietra, senza campanile, guglie e neanche un portale d’ingresso, sostituito da una semplice vetrata. Una volta all’interno tuttavia si rimane incantati dalla moltitudine degli archi gotici che si slanciano verso l’alto, e dallo stile tipicamente nordico dei sottostanti pilastri formati da molteplici semicolonne (anche se i capitelli che sostengono gli archi sono di stile corinzio).
La chiesa possiede tre navate (o settori), con quella centrale larga il doppio rispetto alle altre due laterali. Ognuna di esse termina con un abside semicircolare (il luogo dell’altare) rivolto in direzione est. Sembra realmente di trovarsi dentro una di quelle grandi cattedrali gotiche nord-europee, come quelle di Chartres o di Notre-Dame a Parigi, e la sua imponente bellezza sembra quasi fuori posto in una Sicilia in cui chiese e monumenti medievali presentano uno stile gotico normalmente più semplice.
Il motivo ovviamente risiede tutto nelle sue origini. Edificata tra il 1195 ed il 1220, venne assegnata dall’imperatore Enrico VI e da suo figlio Federico II ai Cavalieri Teutonici, un ordine monastico-cavalleresco simile a quello più famoso dei Cavalieri Templari. Similmente a questi ultimi i Cavalieri Teutonici portavano sopra l’armatura, tuniche e mantelli bianchi ornati con la “croce teutonica” nera, coi bracci curvi e allargati alle estremità.
Come i Templari anch’essi si occupavano della tutela e della salute dei fedeli e dei guerrieri in Terra Santa. A quel tempo la città di Messina costituiva un importante porto di collegamento con la Palestina, ed i Cavalieri Teutonici vi gestivano un ospedale dove curavano i guerrieri feriti di ritorno dal Medio Oriente. Di quest’ultimo resta oggi solo un piccolo arco accanto alla chiesa.
Poichè i Cavalieri Teutonici erano, per regola, esclusivamente tedeschi, la costruzione della chiesa di Santa Maria Alemanna – la loro patrona – rispecchiò lo stile delle grandi cattedrali nordiche, e non soltanto all’interno. Il portale d’ingresso, in stile ovviamente gotico, era costituito da tre archi concentrici, o ghiere, a sesto acuto, che poggiavano su colonnine tortili e quadrate. Sul lato destro vi era anche un insolito pilastro, probabilmente collocato per risolvere alcuni problemi di staticità.
In linea con la tradizione medievale, il medesimo portale era ricco di figure simboliche dal linguaggio ermetico, ancora oggi di difficile interpretazione. La ghiera più esterna era ornata da angeli con strumenti musicali. Quella centrale presentava una serie di mostri e animali fantastici come draghi, bestie a due teste, centauri, ecc. mentre quella più interna era decorata con motivi geometrici. Del portale ci sono rimasti un disegno del padre gesuita Placido Samperi, pubblicato nell’opera Iconologia del 1644, ed alcuni frammenti oggi conservati nel Museo Archeologico di Messina.
Analogamente al portale maggiore, un ingresso laterale ancor oggi esistente presenta l’arco ornato con quel che rimane, anche qui, di figure angeliche con gli strumenti musicali, mentre gli stipiti laterali, accanto alle colonnine, sono ornate soprattutto con decorazioni vegetali. Non mancano tuttavia alcuni esempi dei famosi volti gotici, con barba e baffi, sia nella porta sia in alcuni capitelli all’estremità delle colonne.
Nel 1485, ormai definitivamente tramontata da più di due secoli l’epoca delle crociate, i Cavalieri Teutonici, in un clima di grave crisi interna, affidarono la chiesa e l’annesso ospedale alla locale Confraternita dei Rossi, di Messina. Ma un secolo e mezzo dopo cominciò la decadenza poiché si ha notizia che all’inizio del XVII secolo, sia la chiesa che l’ospedale giacevano in stato di abbandono. Nel 1783 ambedue vennero ulteriormente danneggiati dal terremoto che colpì Messina, nel corso del quale vennero distrutti sia la facciata della chiesa che il suo portale. Paradossalmente, il violento terremoto del 1908 fece meno danni alla chiesa, ma nel corso della ricostruzione della città venne deciso di abbattere la parte iniziale della navata per dare più spazio alle vie ed agli edifici circostanti.
L’ex edificio medievale si presenta così oggi con una semplice vetrata in luogo della facciata. Sin dagli anni ‘90 del secolo scorso tuttavia sono stati realizzati interventi di restauro della ex chiesa ed oggi essa è adibita a suggestivo ambiente per conferenze, mostre e spettacoli. Un buon motivo in più per ammirare la straordinaria architettura medievale dei suoi interni.
Fonte: www.siciliasconosciuta.com