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Ue: Picierno, decisioni rapide a dazi. Riarmo scelta giusta

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Le risposte ai dazi imposti dagli Stati uniti, l’atteggiamento dell’Europa sulla questione ucraina, la difesa comune e l’integrazione europea. Sono i temi che Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, affronta in un’intervista all’AGI. L’Ue, assicura, “ha tutto per risalire la china. Ma serve coraggio”.
I dazi imposti da Donald Trump ai prodotti europei hanno scatenato una reazione a catena sui mercati che ha colpito duramente anche l’Italia. L’Europa come deve muoversi per fare fronte a questa emergenza. “Non staremo a guardare, questo è certo. Per il momento prevale cautela, com’è giusto che sia. Ma è altrettanto certo che serviranno decisioni rapide ed efficaci. Serviranno risorse compensative, come la Spagna per esempio ha già stabilito. Chiediamo al governo di confrontarsi rapidamente con le imprese e di stabilire almeno una prima tranche di risorse, anche per dare fiducia ai mercati. Ma quello che va fatto urgentemente è soprattutto dare certezze sull’attuazione in tempi certi e con le risorse adeguate delle misure per la competitività. La Commissione ha offerto un quadro di queste misure ancora troppo lento e non nitido sulle risorse da impiegare. Non c’è più tempo da perdere. Ancora più importante di eventuali ‘controdazi’ è ridurre la distanza tra le potenzialità europee del sistema industriale e commerciale e la realtà di una crescita troppo bassa e di un eccesso regolatorio”.
L’Europa è tagliata fuori dal tavolo di Pace in Ucraina e non sembra avere la forza per farsi ascoltare. Von der Leyen si sta dimostrando all’altezza della sfida che gli eventi pongono sulla strada dell’Unione? “Il problema non è Von der Leyen, bisogna uscire da personalizzazioni francamente fuorvianti. Non fa parte della mia famiglia politica, ma le riconosco equilibrio. Il tema è se l’Europa si sta dimostrando all’altezza. La risposta non può che essere parziale, ma senza dubbio, dopo l’indegno spettacolo montato da Trump nello Studio Ovale, senza l’Europa oggi l’Ucraina sarebbe isolata, senza risorse né alleati, costretta probabilmente ad una resa travestita da pace. Non vorrei fossimo i primi a riconoscere limiti e gli ultimi a riconoscere meriti. E poi c’è una cosa di cui bisogna convincersi definitivamente: il mondo che stanno disegnando le autarchie, i regimi, la destra americana è un mondo in cui il principio della forza è tutto. Piaccia o meno, è la realtà che abbiamo di fronte. Per contrastare questo disegno, così come per sedersi ai tavoli, bisogna averne la forza. È quello che stiamo provando a fare in queste settimane”.
Il piano di riarmo di Von der Leyen è la scelta giusta in questo momento o non si potrebbe trarre dalle crisi in corso l’opportunità di dare una spinta in direzione di una vera integrazione europea sul tema della difesa e della sicurezza comuni? “Non vedo contraddizioni. È la scelta giusta che va nella giusta direzione. Non è possibile svegliarsi dopo un ventennio e strapparsi le vesti perché non esiste la difesa comune, così come non è possibile rinunciare all’orizzonte di una vera integrazione in tema di difesa e sicurezza. Dobbiamo tenere in equilibrio la visione e la concreta realizzazione, che, come accade nella realtà, non hanno gli stessi tempi. Come i socialisti e democrati d’Europa hanno ripetuto fino allo sfinimento, è un primo passo. Il miglio da percorrere ci è ben presente, ma se non partiamo da un passo dopo l’altro, non possiamo pretendere di raggiungere la meta”.
Cosa serve per sviluppare una maggiore integrazione europea? “Coraggio. Siamo un continente grande, forte, libero, democratico, economicamente e socialmente avanzato. Questo dipinto di un’Europa decadente e sull’orlo del tramonto può servire a qualche collezionista di arte tardo-ottocentesca o dei primi del Novecento, ma non serve ad interpretare correttamente la contemporaneità. La strada alle nostre spalle è stata lunga, non sempre dritta o in piano, ma oggi addirittura i più scettici non hanno l’ardire di voler tornare indietro a meno di non sembrare ridicoli. E questo si deve alle scelte fatte fino ad oggi, non al destino. Così come abbiamo tutto per risalire la china. Ma serve, appunto, coraggio. È la legislatura europea giusta per superare i nostri limiti e affrontare le crisi in corso. Ma basta, davvero basta, alle litanie nazionali. Non c’è Stato d’Europa o forza politica nazionale che guardandosi da solo allo specchio non noterebbe la sua insufficienza”. (AGI)
MOL