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Trump e la battaglia del 4 luglio

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AGI – A quattro mesi dalle elezioni, Donald Trump ha forse toccato il punto più basso della sua presidenza. Ma incurante del calo nei sondaggi, ha deciso di sfidare l’ascesa galoppante del coronavirus, la rabbia antirazzista e le proteste dei Sioux, volando questa sera con la first lady Melania al Monte Rushmore, nel South Dakota, per dare il via al weekend di celebrazioni per il 4 luglio con un discorso davanti a migliaia di persone.

“Il presidente è ansioso di prendere parte alle festività dell’Indipendence Day per celebrare la più grande nazione che il mondo abbia mai conosciuto, con spettacolari fuochi d’artificio davanti ai grandi volti dei presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln”, annuncia la Casa Bianca mentre la governatrice del South Dakota, la repubblicana Kristi Noem, fa sapere che non è previsto alcun tipo di distanziamento sociale, che non sono obbligatorie le mascherine e che chi ha paura del coronavirus può restarsene a casa.

I nativi americani sono sul piede di guerra: accusano l’amministrazione di non aver chiesto ai sette capi tribali Sioux il permesso per la visita, come previsto dagli accordi sottoscritti con il governo centrale per le ‘Black Hills’. Due leader locali hanno perfino reclamato l’abbattimento del monumento che è stato scolpito, come “capo intagliatore”, dall’italiano Luigi del Bianco, insignito con una targa posta ai piedi del Mount Rushmore.

La furia iconoclasta contro personaggi del passato associati al razzismo è già “costata il posto”, nella prestigiosa Università di Princeton, al presidente Woodrow Wilson, considerato uno dei padri del pensiero politico moderno, ideatore della società della Nazioni e per questo insignito del Nobel per la Pace nel 1919.

Trump ha parlato di attacco alla storia americana, tanto da minacciare il veto sulla legge di bilancio per la Difesa che prevede il cambio di nome per le basi intitolate ai generali confederati e che è in discussione al Senato. Il Grand Old Party (Gop), in calo nei sondaggi sulla scia del tycoon, teme un disastro elettorale e prende le distanze.

“Spero proprio che il presidente, solo per una clausola sul cambio di nomi, non ponga il veto su questa misura che contempla anche aumenti per le nostre truppe”, ha ammonito il leder del Senato, il repubblicano Mitch McConnell. A novembre si vota anche il rinnovo dell’intera Camera dei Rappresentanti e per un terzo del Senato. “Stiamo camminando su un terreno pieno di mine. Nessuno vuole metterci il piede sopra”, ha ammesso la senatrice Pat Roberts, segnalando la necessità di evitare a tutti i costi un dibattito in Congresso sul razzismo, dopo le manifestazioni scatenate dall’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte della polizia a Minneapolis.

Per non incorrere nel veto di Trump, il Gop potrebbero decidere di far arrivare sul suo tavolo dopo le elezioni del 3 novembre la legge per la Difesa. L’inquilino della Casa Bianca per ora si è limitato a cancellare il video che aveva twittato domenica dove si inneggiava al “potere bianco”, dopo che il repubblicano Tim Scott, l’unico senatore repubblicano di colore, aveva definito il post “indifendibile”.

Un sondaggio di Economist/YouGov segnala al 53% il tasso di disapprovazione sulla gestione delle proteste contro il razzismo da parte del capo della Casa Bianca e tra gli afroamericani questa percentuale sale al 75%. Real Clear Politics vede Trump dietro l’ex vice presidente di 10 punti a livello nazionale mentre Cnbc indica il tycoon giù di 7 punti nella Carolina del Nord dove vinse con un vantaggio del 4% nel 2016 e che nell’ultimo mezzo secolo ha appoggiato solo due democratici per la la presidenza: Jimmy Carter nel 1976 e Barack Obama nel 2008.

Per il secondo mese consecutivo, Biden e i democratici hanno battuto Trump e il Gop raccogliendo a giugno 141 milioni di dollari di finanziamenti contro i 131 dei rivali. Ma mancano ancora quattro mesi e Trump non è a corto di munizioni. Sta descrivendo l’ex vice presidente come affetto da demenza senile e i democratici come il partito delle tasse.

Wall Street sembra dargli ragione e macina un record dopo l’altro. “L’America è tornata a ruggire”, assicura Trump, esultando per i quasi 5 milioni di posti di lavoro creati a giugno negli Usa dove il tasso di disoccupazione è sceso di 2 punti all’11,1%. “Va alle elezioni come un incumbent molto debole, paragonabile per molti versi a Carter o George W. H. Bush – avverte il professore Julian Zelizer di Princeton – ma la campagna non è ancora veramente iniziata”. 

Vedi: Trump e la battaglia del 4 luglio
Fonte: estero agi


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