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Tra sbarchi e virus, l'autunno di emergenza di Lamorgese

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AGI – “Un ministro dell’Interno si trova spesso a dover prendere decisioni da solo, in tempi rapidi, e quindi assumendo sull’amministrazione che guida un’enorme responsabilità. Questa del Viminale è una poltrona scomoda, dalla quale difficilmente si conquista consenso e si possono fare promesse”. In un’intervista a “la Repubblica” il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese parla del suo autunno caldo alle prese con le emergenze, dagli sbarchi dei migranti sulle coste italiane al Covid.

Ma sul primo tema chiarisce subito che “sebbene ci sia una tendenza in aumento degli sbarchi autonomi rispetto al 2019, i numeri attuali non rappresentano un’emergenza: basta fare il raffronto con il 2011, l’anno delle primavere arabe, in cui arrivarono in Italia circa 30.000 tunisini mentre ora ne sono giunti 8.000 dall’inizio dell’anno”.

Poi ammette che quel che la preoccupa di più “sono gli effetti dell’emergenza Covid 19 sulla crisi di liquidità che colpisce le aziende e, di conseguenza, l’occupazione”, tuttavia precisa che “è in atto uno sforzo intenso, anche da parte della magistratura, per evitare che tale deficit di liquidità possa essere finanziato dalle organizzazioni criminali che attraverso l’usura, la rilevazione delle attività imprenditoriali e il mercato dei crediti deteriorati, ricorrendo anche a prestanome e società di copertura puntano a inquinare l’economia sana”.

Vedi: Tra sbarchi e virus, l'autunno di emergenza di Lamorgese
Fonte: cronaca agi


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