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Stiglitz, riformare capitalismo, più green ed equo

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Riformare il capitalismo, con dei correttivi in senso progressista, per fare spazio alla transizione energetica e favorire una maggiore eguaglianza sociale. Il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, in un dialogo con Lisa Fitoussi al Festival di Trento, torna sulla sua proposta di riforma del capitalismo pensata per rendere le economie contemporanee più inclusive, non sacrificando la crescita ma indirizzandola verso un benessere distribuito più equamente e rispettoso dell’ambiente. L’economista richiama anche il governo italiano per i ritardi sull’utilizzo dei fondi Pnrr.
“Il mercato ha creato una serie di problemi: crisi climatica, disuguaglianze, populismo. Ora il capitalismo progressista è chiamato a riequilibrare questi problemi arrivando dove lo Stato non riesce. Nel corso della pandemia di Covid i governi hanno dato spesso un aiuto importante con le loro politiche. Io parlo di riformare il capitalismo perché credo che avendo delle regolamentazioni migliori, che assicurino concorrenza, protezione sociale, ne guadagneremo tutti”, argomenta Stiglitz .
Il premio Nobel nella sua analisi sottolinea: “Penso che i problemi derivino dal capitalismo senza freni, che diceva togliamo qualsiasi regolamentazione e lasciamo fare al mercato. Ecco, questo non ha funzionato e possiamo avere più crescita con maggiore uguaglianza, affrontando la questione climatica, ci sono opportunità di sviluppo per i prossimi 30 anni. Dobbiamo scollegare la produzione dalle emissioni e la tecnologia oggi ci consente di farlo”. Interpellato a riguardo, Stiglitz non si nega anche ad un giudizio sull’Italia e dell’attuazione del Pnrr. “Non conosco i dettagli dell’economia italiana per avere un’idea precisa – sostiene – ma penso che chiaramente uno dei problemi è che l’attuale governo sembra avere mostrato un alto livello di incompetenza nel dimostrare di essere in grado di gestire i fondi che l’Europa ha fornito”. E ancora, i fondi Pnrr: “Sono molto importanti. Continuare con questa incompetenza amministrativa renderà la recessione più probabile”.

   L’economista guarda anche allo stato di salute della democrazia. “La base della nostra società, la democrazia, è a rischio ovunque nel mondo – spiega il premio Nobel – avanzano populismi ed autoritarismi. C’è un rischio del ritorno di fenomeni fascisti. Questo autoritarismo sta diventano sempre più evidente, penso all’insurrezione a Capitol Hill. Ecco, basti pensare che per qualcuno quei manifestanti andrebbero perdonati per capire questo rischio”. (AGI)