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Sanremo: Lucio Corsi, Verdone profetico lo aveva visto arrivare

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È stato la grande sorpresa di Sanremo con un secondo posto che sfuggiva a ogni pronostico e un duetto con Topo Gigio che è già nella storia del Festival: Lucio Corsi, però, era entrato nei radar del grande pubblico con la terza stagione di ‘Vita da Carlo’. E incredibilmente, nella fiction andata in onda su Paramount+, il 31enne cantante maremmano vinceva il Festival diretto dall’attore e comico romano. Corsi viene scoperto in un locale romano da Verdone che decide di portarlo a Sanremo come parte del suo progetto di rinnovamento artistico e lui sbanca con la canzone “Tu sei il mattino”, un inno al primo amore ma anche alla crescita, ai ricordi e alla bellezza nascosta nei piccoli dettagli che si svelano solo col tempo.
“Lucio è una persona riservata, oltre che umile e sincera”, ha spiegato Verdone in una recente intervista in cui ha raccontato come abbia dovuto vincere la sua iniziale ritrosia a partecipare alla serie tv da lui diretta e interpretata. Poi ha spiegato il motivo della sua scelta: “Pensai che il suo modo di citare il rock progressivo e il glam, con quel look che ricorda il Peter Gabriel dei primi Genesis o lo Ziggy Stardust di Bowie fosse decisamente originale. E incantevoli le sue canzoni piene di poesia, fiabesche, agli antipodi della violenza di certi rapper”.
Di certo “Volevo essere un duro” di Corsi è stata una delle canzoni più apprezzate, è stato paragonato a “un alieno” del Festival in bilico “tra un’anima retrò e la sua spiccata originalità”. Le copertine dei tre album, tra cui ‘Vetulonia Dakar’ del 2014 (Vetulonia è la sua città), sono tutte disegnate dalla madre, una pittrice (il padre è un artigiano del cuoio). “Ora la mia vita resterà uguale, tutti i giorni al pianoforte, alla chitarra, con i ragazzi con cui suono da 10 anni, spero di suonare il più possibile”, ha detto nelle interviste post Festival. “Il messaggio che vorrei passasse è che serve tempo per fare le cose. Io per decidere di mandare una canzone a Sanremo ci ho messo anni e anni di battaglia interiore, mi serviva il tempo per fare la gavetta, 12 anni, passo per passo senza avere fretta. Questo passo lo volevo fare quando avevo sotto i piedi delle fondamenta costruite con la grinta”. (AGI)
SAR