Sebbene cresca l’attenzione sul benessere psicologico, la strada per sconfiggere stigma, disinformazione e retaggi culturali è ancora in salita. Infatti, solo una minoranza degli intervistati – il 16% – percepisce la salute mentale come un argomento affrontato apertamente, con gli uomini (19%) più ottimisti rispetto alle donne (13%), mentre il 28% ritiene che rimanga ancora un tema delicato e difficilmente discusso. È quanto emerge in occasione del Mese della Salute Mentale, da una ricerca di Unobravo, realtà di riferimento in Europa per l’offerta di servizi di supporto psicologico online, che ha pubblicato la prima edizione dell’Unobravo MINDex – Il Barometro del Benessere Mentale degli Italiani, un’indagine approfondita su percezioni, aspettative e sfide legate al benessere mentale. Lo studio ha coinvolto sia il pubblico che i professionisti clinici, esplorando tre aree: la percezione della salute mentale nella società e nel discorso pubblico; esperienze, ostacoli e il ruolo della terapia psicologica; la cura della mente nei luoghi di lavoro. “Investire nella salute mentale significa investire nel potenziale delle persone e della società. Anche se spesso non ce ne rendiamo conto – ha commentato Danila De Stefano, CEO e fondatrice di Unobravo. – tutto è psicologia: le relazioni e come le viviamo, le proviamo, ciò che abbiamo dentro di noi che ci ostacola o facilita nel raggiungimento dei nostri obiettivi personali. Prendersi cura della propria salute mentale può essere una rivoluzione positiva, e troppe persone ancora si tengono a distanza. La nostra indagine MINDex mette in luce come ci sia ancora molta strada da fare per rompere il pregiudizio rispetto al benessere psicologico, a partire dalla consapevolezza di sé e del proprio stato emotivo, per guardare alla terapia psicologica come un gesto quotidiano, accessibile e naturale”. Il disagio mentale è visto come debolezza, emerge infatti con forza che per l’81% degli italiani il disagio psicologico è ancora visto come un indice di fragilità caratteriale. A riscrivere la narrazione sono le generazioni più giovani: ben il 43% dei rispondenti nella fascia 18-29 anni crede che sia in corso una trasformazione positiva nel modo in cui si guarda alla salute mentale. Uno degli aspetti più preoccupanti emersi riguarda – a detta dei ricercatori – il comportamento di tanti italiani, soprattutto donne e giovani, costretti spesso a fingere di star bene. A livello generazionale, la situazione è ancora più accentuata tra i 18 e i 29 anni: ben il 38% afferma di aver dovuto nascondere il proprio disagio emotivo, tra questi, il 20% lo fa quotidianamente. Per quanto riguarda gli over 40, il 36% dichiara invece di non fingere mai o quasi mai. Questo fenomeno evidenzia la persistente difficoltà, nella nostra società, di normalizzare la vulnerabilità emotiva come componente legittima dell’esperienza umana. Del resto, questa “maschera” è spesso indossata per difendersi da commenti stereotipati: più di 4 italiani su 10 hanno dichiarato di aver sentito o pronunciato la seguente frase: “Tutti hanno dei problemi, affrontali”. Le donne riportano più spesso degli uomini di sentirsi rivolgere questa espressione (48% vs. 38% degli uomini). Anche tra i più giovani, un gruppo consistente racconta di essere stato liquidato con espressioni come “stai solo esagerando” (39%). La ricerca dice inoltre che la maggior parte del campione (82%) si considera del tutto o almeno in parte consapevole del proprio stato emotivo e del conseguente impatto sulla vita quotidiana, con una leggera prevalenza tra gli over 40 (84%) rispetto ai gruppi più giovani. Questo però contrasta col parere degli psicologi, il 90% dei quali dichiara che solo in poche occasioni i pazienti comprendono il proprio disagio emotivo. Gli uomini percepiscono il proprio benessere mentale in modo significativamente più positivo (68% buono/molto buono) rispetto alle donne (54%), le quali riportano più frequentemente un peggioramento nell’ultimo anno (22% contro il 15% degli uomini). Inoltre, sempre le donne si prendono meno cura della propria salute mentale rispetto agli uomini, con il 21% che tende a dare priorità agli altri (contro il 12% degli uomini). Quanto a cosa incida sulla salute mentale e cosa stiamo perdendo, oltre il 90% degli italiani ha vissuto almeno una difficoltà che ritiene abbia influenzato il proprio status psicologico: , spiccano lo stress lavorativo (35%), le preoccupazioni economiche o abitative (29%) e i timori legati alla salute (27%). Giovani (18-29 anni) e donne sono più inclini a sperimentare ansia sociale o bassa autostima (31% dei giovani, 30% delle donne), solitudine (25% dei giovani), oltre a sentirsi bloccati, insoddisfatti e privi di uno scopo (32% dei giovani, 28% delle donne). Tra gli uomini emergono più frequentemente stress legato al lavoro (37%) e problemi di dipendenza (11%). Infine, le relazioni personali sono l’ambito più colpito da una salute mentale inadeguata (46%), seguite dalla crescita personale e dall’autostima (40%), dalla salute fisica e dal benessere (38%) e dal lavoro e carriera (37%). Quattro giovani su dieci (40%) sentono che le proprie emozioni e stato psicologico impediscono quasi sempre o spesso di vivere appieno determinate situazioni o opportunità. E dal punto di vista delle tematiche sociali che destano preoccupazione, al primo posto si colloca la lotta quotidiana per l’uguaglianza di genere, indicata dal 45% degli intervistati. Seguono le sfide economiche e finanziarie, comprese le tensioni legate alla guerra commerciale (42%), mentre al terzo posto si trovano i timori legati alla violenza e alla sicurezza pubblica (37%) – quest’ultima al primo posto per genitori o caregivers di minorenni. (AGI)
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