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Riforma dello sport, l’allarme di Malagò: l’Italia rischia di essere sospesa dal CIO

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Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


Tra le questioni che agitano il governo e la maggioranza c’è anche quella legata alla riforma dello sport, che vede impegnato in prima linea il ministro pentastellato Vincenzo Spadafora. Una vicenda delicata questa, un nodo che va sciolto in tempi brevi per evitare conseguenze nefaste, non solo dal punto di vista sportivo ma anche da quello politico, economico e sociale.

Il nostro paese, infatti, si trova nuovamente nell’occhio del ciclone ad un anno esatto dall’approvazione in Senato di una legge delega che aveva attirato gli strali del CIO (Comitato Olimpico Internazionale). La legge 85 del 2019, approvata dall’allora governo giallo-verde e voluta dal sottosegretario Giorgetti, ha determinato un riordino del CONI e, sostanzialmente, lo ha reso più dipendente dal governo e dagli organi ministeriali. Il massimo organismo dello sport mondiale ha letto questi provvedimenti come un’aperta violazione della Carta Olimpica. Si é dunque resa necessaria una riforma dello sport, per superare queste criticità e modernizzare il sistema sportivo italiano.

Proprio in questi giorni, però, il testo della riforma elaborato dal ministro Spadafora è stato bocciato dal direttivo Movimento 5 Stelle. Vedremo quali saranno le conseguenze interne alla maggioranza e se, come “minacciato” recentemente, il titolare del dicastero rimetterà la delega allo sport nelle mani di Giuseppe Conte, tenendo per sé solo quella alle politiche giovanili. Di sicuro, le divisioni su questa riforma, aumentano le tensioni nel governo e allontanano, almeno fino a settembre, la discussione ed il voto sul testo. Un’altra, amara, certezza è rappresentata dall’allarme del Presidente del CONI Giovanni Malagò: “Chiamerò il presidente del Consiglio Conte perché il mondo dello sport è arrabbiato […]. Se dovesse cadere la legge delega sulla riforma dello sport le conseguenze in termini di sanzioni saranno sicure ed immediate… Sapete com’è andata per quei paesi che non hanno applicato la Carta Olimpica”. Se i tanto temuti provvedimenti dovessero arrivare, aggiunge Malagò: “sarebbe una sconfitta assoluta per il Paese e una perdita di credibilità clamorosa proprio dopo aver avuto fiducia con l’assegnazione delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: non stiamo bluffando, stiamo letteralmente scherzando col fuoco”.

Cosa rischierebbe l’Italia nel caso in cui la riforma non fosse approvata? L’apertura dell’iter di sospensione dal CIO del CONI, in quanto garante e rappresentante dello sport nostrano. Un provvedimento grave e pressocché inappellabile. Le conseguenze? Alle olimpiadi di Tokyo (rinviate al 2021 causa Covid) non sventolerebbe il tricolore e non suonerebbe l’Inno di Mameli sul podio. Gli atleti italiani indosserebbero divise neutre e gareggerebbero a titolo personale, nel novero degli Atleti Olimpici Indipendenti (IOA). Le medaglie eventualmente vinte, quindi, non sarebbero conteggiate nel medagliere azzurro. Senza dimenticare, poi, che questa ratio vale solo per gli sport individuali e, quindi, in Giappone non ci sarebbero le squadre italiane di pallavolo, pallanuoto e softball. Dall’Olimpiade nipponica, inoltre, sarebbero esclusi anche giornalisti e dirigenti del Belpaese, dal momento che il CIO non rilascia accrediti ad un Comitato Olimpico sospeso.

C’è, infine, un altro grande rischio, che potrebbe determinare danni immani al tessuto economico e sociale, quello riguardante l’olimpiade invernale di Milano – Cortina, prevista nel 2026. Ospitare una manifestazione tanto importante, com’è evidente, rappresenta un’occasione d’oro per qualsiasi nazione, specie in un periodo tanto complicato. Qualora la sospensione del CIO dovesse divenire realtà la Svezia, unica candidata avversaria dell’Italia con il cosiddetto ticket Stoccolma – Aare alle votazioni del 24 giugno 2019, ricorrerebbe al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, chiedendo l’assegnazione dei giochi. Certo, questa sarebbe una procedura ben più lunga ed articolata, ma un esito negativo per l’Italia potrebbe essere, praticamente, scontato.

É assolutamente necessario, dunque, che la politica tutta faccia qualcosa al più presto, per scongiurare simili scenari. Non si può banalizzare  perché “si tratta solo di sport”… Come abbiamo spiegato in gioco c’è tanto, tantissimo, ci sono delle opportunità che l’Italia non può perdere, c’è il rispetto per il lavoro, l’impegno e i sacrifici di tanti atleti che tengono in alto la nostra bandiera

 


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