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Pompei: mostra 300 oggetti per raccontare donna antichità

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Uno spaccato della condizione femminile nella società romana. Un viaggio attraverso la vita della donna, dai primi anni di vita fino all’età matura, raccontando attraverso dei reperti il ruolo che aveva nella casa, nella famiglia e nella società. Sulla scia della mostra ‘L’altra Pompei’, che si è chiusa il 6 gennaio scorso, il Parco archeologico inaugura oggi l’esposizione ‘Essere donna nell’antica Pompei’. Circa 300 oggetti, a cui si aggiungono immagini e spazi per accendere i riflettori e indagare le condizioni di vita femminili. L’eruzione del Vesuvio che ha fermato il tempo, racconta quello che accadeva più di 2.000 anni fa, ma ci porta anche a riflettere sul presente. “E’ una specie di specchio – spiega il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – che possiamo mettere davanti a noi per capire cosa è cambiato rispetto ad allora e per comprendere che c’è ancora molto da fare, ma grandissimi progressi sono stati fatti, come dimostra il fatto che in Italia e in Europa oggi le donne occupino incarichi di potere e responsabilità”.
Il percorso articolato in otto sezioni si interseca con le fasi della vita della donna (nascita, infanzia, matrimonio, maternità, morte), le categorie femminili (matrone, liberte, schiave) e i ruoli che svolgevano nella società. Gli oggetti testimoniano come la donna dell’antica Pompei poteva svolgere attività di grande rilievo sociale, economico e religioso, come facevano le matrone di alto lignaggio, le liberte arricchite e le sacerdotesse, ma anche mestieri di ogni genere, dalle filatrici alle tessitrici, passando per le ostesse, le venditrici, le panificatrici, le fattucchiere e le prostitute. Nella prima sala il pubblico è accolto da nomi e volti di donne, con l’intento di dare voce alla loro individualità. Parte poi il racconto delle donne di Pompei, grazie al supporto di testimonianze materiali, come statue, affreschi, iscrizioni, graffiti e manufatti d’ogni genere, quasi tutti provenienti dai depositi del Parco. La visita si chiude con un salto nella contemporaneità: sono presenti infatti i profili di alcune figure di donne che hanno dato il loro contributo alla scoperta e alla conoscenza di Pompei, tra cui Carolina Bonaparte, Wilhelmina Jashemski, Tatiana Warsher e Olga Elia, ma ci sono anche spezzoni cinematografici dedicati all’immagine femminile, tratti dal grande cinema d’ambientazione ispirato all’antichità romana e in particolare a Pompei.
Il contesto del Parco archeologico permette infine di ampliare l’esperienza della mostra, trasformandola in una vera e propria visita tematica. Il percorso espositivo, infatti, non si esaurisce all’interno della Palestra Grande, ma propone collegamenti con una serie di edifici significativi per comprendere la condizione femminile all’interno del sito archeologico. La mostra, che si chiuderà il 31 gennaio prossimo, è curata da Francesca Ghedini e Monica Salvadori. Il catalogo è stato realizzato da Artem e, a partire dal mese di settembre, durante le aperture serali straordinarie si terranno una serie di letture e performance artistiche dedicate alle donne protagoniste della mostra. (AGI)
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