Un viaggio multimediale alla scoperta della Polizia scientifica, attraverso la lente d’ingrandimento dello specialista. E’ la straordinaria opportunità offerta dalla mostra “La verità nelle tracce. Oltre 120 anni di Polizia scientifica”, in programma da oggi al 27 aprile (8-20 l’orario di visita) alla Galleria Sordi di piazza Colonna a Roma in coincidenza del 173esimo anniversario di fondazione della Polizia di Stato.
Il percorso espositivo è articolato in sette ambienti, ognuno caratterizzato da un colore e una disciplina specifica, e racconta la storia della Polizia scientifica dalle origini – risalenti al 1903 con l’istituzione della prima scuola di Polizia scientifica – ai giorni nostri, con lo sguardo rivolto alle future e più evolute tecniche dell’indagine forense. Un’audioguida con la voce del giornalista Gianluigi Nuzzi conduce il pubblico a osservare dal generale al particolare, come durante un sopralluogo, ogni singolo elemento presente nell’ambiente, spaziando tra testi corredati da immagini, oggetti centrali e contenuti video.
Si parte dall’ambiente intitolato LE ORIGINI, in cui si racconta la nascita della prima scuola di Polizia scientifica ad opera di Salvatore Ottolenghi, medico legale nato ad Asti, discepolo di Cesare Lombroso, che si concentrò sull’importanza di introdurre un metodo scientifico nel processo penale data l’esigenza di identificare gli imputati, gli arrestati e i ricercati anche attraverso la descrizione fisica. La mostra espone il primo sistema di fotosegnalamento, noto come le ‘gemelle Ellero’.
Si passa al color cremisi dal titolo L’IMPRONTA DIGITALE, spazio in cui viene affrontata la tematica dell’identificazione dattiloscopica, si spiega che cosa sono le impronte digitali, quando si formano in utero e la loro immutabilità nel tempo; sono visibili cartellini fotodattiloscopici storici ed è possibile apprezzare al tatto un’impronta digitale riprodotta con stampante 3D.
Si prosegue con il colore verde intitolata LE RIPRESE VIDEO IN ORDINE PUBBLICO, in cui si sottolinea l’importanza del supporto che la Polizia scientifica fornisce con la documentazione video dei propri operatori nei contesti di ordine pubblico e di polizia giudiziaria. Vengono illustrate le tecniche di ripresa e i mezzi utilizzati dagli operatori nel corso degli anni e sono descritti gli strumenti utilizzati per individuare i responsabili di reati.
Il giallo caratterizza LA SCENA DEL CRIMINE, uno degli ambienti centrali, in cui si spiega come si svolge il sopralluogo di polizia scientifica e le procedure di qualità Iso 9001/2015 applicate sul luogo dove è stato compiuto un crimine. Qui possono essere comprese le tecniche e le competenze che permettono agli operatori di garantire la raccolta delle tracce e degli altri elementi utili all’individuazione dei responsabili e della ricostruzione della possibile dinamica dell’evento. E’, inoltre, possibile osservare ‘in presa diretta’ su alcuni oggetti esposti il concetto di latenze delle tracce ed esaltazioni delle stesse.
Il celeste L’ANALISI DELLE TRACCE è l’ambiente in cui vengono approfondite le metodiche laboratoriali della genetica forense, l’evidenziazione delle impronte, l’analisi balistica e l’analisi chimica in un tour anche virtuale che racconta come la Polizia abbia interpretato il cambiamento che ha riguardato le scienze forensi, ovvero la scelta di reclutare tecnici altamente specializzati e investire sullo sviluppo tecnologico, per rendere attuale e vincente la sfida contro il crimine.
Il sesto colore è blu e s’intitola LE ALTRE ATTIVITÀ D’INDAGINE. Qui si mostra come l’innovazione tecnologica sia impiegata nei settori più all’avanguardia della Polizia scientifica per migliorare la risposta all’evoluzione delle minacce criminali, ricorrendo appunto a tecnologie emergenti e a strumenti di Intelligenza Artificiale, applicate in ambiti quali il falso documentale e l’analisi grafica, l’analisi fonica, delle immagini digitali e la Digital Forensics. E’ possibile immergersi nella ricostruzione tridimensionale applicata all’arte: la testa del pittore del ‘500 Lorenzo Lotto è realizzata partendo da un autoritratto dall’artista a cui sono state applicate le attuali tecniche di cattura e miglioramento dell’immagine, di identikit, invecchiamento e modellazione 3D.
Si conclude con il rosso LA RICOSTRUZIONE 3D, in cui viene illustrato come le nuove tecniche di acquisizione dello stato dei luoghi permettano la ricostruzione virtuale della scena del crimine e la cosiddetta ‘repertazione delle forme’, possibile anche per tragici eventi accaduti nel passato. In questa stanza sono presenti sei schermi che descrivono le fasi tecniche e i risultati di questa attività, tre dei quali riportano i risultati offerti dalla scientifica nell’ambito della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. (AGI)
RED/BAS