L’altolà arriva al termine del prevertice socialista a Bruxelles: nessuno pensi di finanziare gli investimenti in difesa europea tagliando su quelli per il sociale. E’ la segretaria del Pd, Elly Schlein, a riferire quanto emerso nel corso della riunione. La posizione è quella condivisa da tutta la famiglia socialista, ma la leader dem la fa sua senza indugi. “Non bisogna pensare di poter ridurre la spesa sociale per fare investimenti nuovi sul terreno della difesa e della sicurezza. Se si vogliono fare, allora si punti su nuovi investimenti comuni con un grande piano entro il quale ci si occupa anche di difesa”. Parole che vanno in direzione opposta a quanto proposto giorni fa da Paolo Gentiloni, ovvero “un Fondo comune per la difesa del valore di 500 miliardi” da finanziare “con una nuova emissione di eurobond, dopo quelli per Next Generation Eu e per il sostegno all’Ucraina”. Per la segretaria dem “non possiamo ridurre l’ambizione del Next Generation Eu, che era una visione del futuro che tiene insieme la politica industriale, la coesione sociale, la conversione ecologica e digitale e ridurre tutto soltanto al tema degli investimenti sulla difesa”. La minoranza riformista del Pd conferma che “su questo ci sono delle distanze già da tempo”. Sull’idea di finanziare la difesa comune con l’emissione di eurobond si lavora per creare un consenso a Bruxelles, è il ragionamento proposto da parte riformista, e si può usare questo consenso come “grimaldello” per arrivare a una Unione Europa con un maggior livello di integrazione. Per questo i riformisti Pd si dicono pronti a far valere la loro posizione in tutti gli organi del partito. Oltre a questo, la segretaria ha portato al prevertice la proposta di istituire un “fondo europeo sull’automotive” sul modello dello Sure, lo strumento economico e finanziario messo in campo durante la crisi pandemica per rispondere all’emergenza occupazionale. Un riferimento che vale alla segretaria l’accusa di “plagio” da parte dei Cinque Stelle a Bruxelles. Gli eurodeputati M5s rivendicano la primogenitrua della proposta su questa sorta di Sure 2, limitatamente al sostegno al comparto dell’automotive. Fonti Pd, tuttavia, ricordano che l’idea fu messa a punto durante il governo Draghi dalla famiglia socialista europea con l’allora ministro del Lavoro, Andrea Orlando, assieme agli omologhi di Spagna, Portogallo, Germania e con il coinvolgimento del commissario europeo Nicolas Schmidt. Fra cattolici, centristi e ‘big’ che consigliano di rinunciare alle alleanze, la partita interna ai dem potrebbe essere decisa dalla resilienza della segretaria. Chi ha avuto modo di parlarci negli ultimi giorni, descrive una Elly Schlein determinata ad andare avanti nel suo lavoro nei territori per recuperare consenso e, soprattutto, voti per il Partito Democratico. Uno sforzo a cui i vertici del Pd attribuiscono il grosso dei successi alle ultime tornate elettorali, dalle europee alle amministrative, fino ad arrivare alle regionali di Umbria ed Emilia-Romagna (ma anche Liguria, nonostante la sconfitta). Nonostante questo, la segretaria è apparsa anche “disorientata” dal rincorrersi di proposte, controproposte e correzioni delle stesse, tutte finalizzate a dare una risposta al tema delle alleanze. Più ancora che dai convegni e seminari organizzati dai centristi. Nello stato maggiore dem circola la convinzione che Dario Franceschini, con l’idea di rinunciare alla coalizione per correre divisi al proporzionale e cercare accordi sui singoli collegi uninominali, sia perdente. E nemmeno la ‘correzione’ di Goffredo Bettini, che propone di far precedere il passaggio elettorale da una sorta di ‘manifesto valoriale’, convince più di tanto. Eppure, assicura un esponente del Pd romano, tanto la proposta di Franceschini quanto quella di Bettini erano tese a dare una mano alla segretaria proprio sul tema delle alleanze. Il ragionamento è che la proposta di Bettini mira a creare una coalizione ‘informale’ attraverso una sorta di manifesto di valori su alcuni punti qualificanti, dalla sanità al lavoro passando per i diritti. IN quetso modo ci si potrebbe presentare uniti su i fondamentali, pur non avendo formalmente la coalizione. E da lì procedere con il ‘lodo’ Franceschini. “Non c’è alcun intento ostile nei confronti della segretaria, è tutto volto in positivo”, viene assicurato. Accanto a questo, poi, continua l’attivismo dei cattolici del Pd. Pierluigi Castagnetti ha lanciato ieri la proposta di far aprire la riunione di un organo collegiale del Pd, da convocare all’uopo, a Romano Prodi per poi lasciare spazio agli interventi senza limiti di tempo, lasciando comunque alla segretaria la possibilità di fare la relazione di chiusura. Una proposta che il Professore ha gentilmente declinato. Ma, sottolineano dalla minoranza dem, è il segno che la segretaria non può continuare a ignorare quanto sta accadendo “è meglio governare che subire” questa agitazione. Nonostante questo, i dirigenti più vicini a Schlein sono convinti che ci vorrà ben altro per scalfire la leader dem: “E’ resiliente, sì. Molto più di quanto pensino alcuni nel Pd”, si lascia sfuggire un parlamentare. (AGI)