Dopo la decisione di papa Loene XVI di passare qualche settimana di vacanza a Castelgandolfo, fervono nella tenuta pontificia i lavori per ristrutturare la piscina fatta costruire negli anni ’80 da Giovanni Paolo II. A quanto si apprende, l’impianto sportivo sarà dotato di una tettoia di cristallo opacizzato che proteggerà la privacy del nuovo Pontefice ed evitare scatti rubati.
Come è noto, alcuni fotoreporter riuscirono a riprendere Karol Wojtyla in costume da bagno. Si vuole evitare che lo stesso accada a Leone, visti anche i mezzi sempre più sofisticati a disposizione della stampa.
Ufficialmente, non risultano nella tenuta impianti sportivi come campi da tennis o da padel, ma la grande estensione della proprietà (55 ettari contro i 44 della Città del Vaticano) e la sua funzione storica di residenza estiva papale rendono plausibile che zone private della tenuta possano essere adattabili o già predisposte per attività fisiche o sportive. Sulla collina che domina il lago vi sono ampi giardini, viali alberati, spazi aperti e un’area agricola che potrebbero facilmente ospitare strutture sportive, anche provvisorie. Giovanni Paolo II vi svolgeva regolarmente attività fisica. Oltre a nuotare nella piscina (da tempo chiusa), il giovane Papa polacco amava passeggiare e fare esercizio.
Se dunque anche papa Leone XIV, noto per il suo spirito semplice ma anche per la sua energia, volesse allenarsi a tennis o a padel, nulla vieta che una parte della tenuta possa essere allestita allo scopo, magari con strutture temporanee. Un eventuale campo da padel o da tennis a Castel Gandolfo sarebbe perfettamente compatibile con lo spirito di frugalità ma anche di cura del corpo ed equilibrio personale che Leone XIV sembra voler incarnare nel suo Pontificato.
Dopo la sua elezione il 16 ottobre 1978, Papa Wojtyła, uomo sportivo e amante del nuoto, chiese che fosse costruita una piscina scoperta all’interno delle Ville Pontificie, in una zona riservata e discreta. L’iniziativa fu giustificata come un modo per consentirgli di fare esercizio fisico durante le vacanze, per aiutarlo a restare salute. Giovanni Paolo II stesso, con ironia, avrebbe detto: “Costruire una piscina costa meno di un nuovo conclave”.
Tuttavia, l’esistenza della piscina — per quanto modesta e funzionale — fu criticata da alcuni ambienti tradizionalisti e da osservatori scandalizzati da quello che veniva percepito come un gesto poco consono alla sobrietà richiesta al successore di Pietro.
Ma la vera controversia emerse anni dopo, quando fu rivelato che esistevano alcune fotografie private del Papa in costume da bagno, scattate nella piscina di Castel Gandolfo. A entrarne in possesso, secondo diverse testimonianze giornalistiche, era stato il faccendiere sardo Flavio Carboni, figura ambigua e controversa già coinvolta in molteplici inchieste giudiziarie. Carboni, secondo quanto riportato, restituì quelle immagini alla Santa Sede in un secondo momento, probabilmente per evitare imbarazzi pubblici.
Le foto non sono mai state rese pubbliche, ma la vicenda alimentò il mistero attorno ai retroscena del pontificato e alla rete di relazioni poco trasparenti che in quegli anni circondavano ambienti della finanza, della politica e persino del Vaticano. Il caso si spense senza ulteriori conseguenze ufficiali, ma restò come una nota stonata nella storia della residenza di Castel Gandolfo e come un simbolo involontario della vulnerabilità della figura papale anche all’interno di uno spazio pensato per la riservatezza e la quiete.
Arroccate sul bordo del cratere dell’antico lago vulcanico di Albano, a circa 25 chilometri da Roma, le Ville Pontificie di Castel Gandolfo rappresentano uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti della geografia vaticana.
Per molto tempo rifugio estivo per i pontefici, la tenuta papale si estende su una superficie di circa 55 ettari, 11 ettari in più della Città del Vaticano, formalmente la proprietà più estesa sotto la giurisdizione della Santa Sede. La sua extraterritorialità è garantita dagli accordi del Trattato Lateranense del 1929, che ne riconosce lo status speciale.
Comprende giardini, ville storiche, un’azienda agricola biologica e un palazzo apostolico che fu residenza di numerosi papi a partire dal Seicento.
L’origine della tenuta risale al XVII secolo, quando papa Urbano VIII Barberini fece costruire una residenza estiva sul sito della villa dell’imperatore Domiziano. Da allora, Castel Gandolfo è stata la “casa di campagna” dei papi, un’oasi di quiete per riposarsi dal caldo romano e per meditare lontano dai riflettori del potere. Pio XII morì proprio lì, nel 1958. A Castelgandolfo, il 6 agosto 1978, si spense anche Paolo VI che vi soggiornava regolarmente.
Giovanni Paolo II, che pure si concedeva in estate un soggiorno in montagna – ad anni alterni in Valle d’Aosta, ad Introd, nella villetta dei salesiani a Les Combes – amava profondamente la tranquillità del luogo, dove spesso si concedeva passeggiate solitarie tra gli ulivi o nuotate.
Anche Benedetto XVI, dopo la rinuncia al pontificato nel 2013, vi si ritirò per alcune settimane prima di trasferirsi definitivamente in Vaticano nel monastero Mater Ecclesiaee.
Ma con Papa Francesco tutto cambiò. Fin dai primi anni del suo pontificato, il Papa argentino ha rinunciato a utilizzare Castel Gandolfo come residenza estiva, coerente con il suo stile sobrio e distante dal cerimoniale. “Non vado in vacanza”, ha detto una volta sorridendo ai giornalisti.
Il palazzo è rimasto chiuso a lungo e per molti è stato un simbolo eloquente della rottura di Francesco con una certa concezione del papato. Nel 2016, il Papa aprì al pubblico una parte della tenuta e la trasformò in museo. Oggi, migliaia di turisti ogni anno passeggiano nei giardini pontifici, visitano le stanze del palazzo apostolico e ammirano le antiche rovine romane nella proprietà.
Le Ville Pontificie non sono solo un luogo di bellezza paesaggistica, ma anche un concentrato di storia e spiritualità. Ospitano l’Osservatorio Astronomico Vaticano, una delle più antiche istituzioni scientifiche della Santa Sede, e una fattoria biologica dove si producono latte, formaggi, miele e olio d’oliva per uso interno del Vaticano.
I giardini all’italiana, le terrazze panoramiche sul lago Albano, le fontane barocche e i viali ombreggiati testimoniano secoli di arte, botanica e meditazione. Castel Gandolfo è un microcosmo dove il tempo sembra rallentare, e dove la terra si intreccia con la storia millenaria della Chiesa.
Di fatto la residenza del Papa ora appartiene un po’ a tutti. E Papa Leone ha deciso di rispettare questa decisione del predecessore, scegliendo di utilizzare per i due soggiorni privati (dal 6 al 20 luglio e nei giorni a cavallo di Ferragosto) villa Barberini. In passato la villa era utilizzata dai segretari di Stato, mentre il Papa risiedeva nel Palazzo Albani. Il segno di un nuovo modo di concepire la Chiesa: meno chiusa, più aperta. Come i cancelli di Castel Gandolfo.
Palazzo Albani invece resterà adibito a museo. I visitatori possono entrare anche nella stanza da letto dei Pontefici, dove durante l’occupazione tedesca per volontà di Pio XII si rifugiarono ebrei e dissidenti antifascisti. Oltre che infermeria, fu sala parto: numerosi i bambini nati in quell’ambiente che il Pontefice aveva concesso a chi cercava riparo dalla barbarie nazifascita. (AGI)
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