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Opposizioni in ordine sparso su ReArm. ‘Caso’ mozione centro destra

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Che le opposizioni siano divise sulla politica estera non è una novità. E il dibattito sul piano di riarmo europeo ne dà una nuova prova, con sei diverse mozioni presentate in Aula della Camera. Ma a far discutere è il ‘caso’ nato sul testo depositato dalla maggioranza che, in tutto il dispositivo, non fa alcun accenno esplicito al ReArm. Mozione che incassa il parere favorevole del governo e il via libera di Montecitorio. Ma finisce sul tavolo della Giunta del Regolamento, dopo la protesta delle forze di minoranza che lamentano l’abbinamento del testo del centrodestra alle altre mozioni, in un dibattito incentrato proprio sul piano di ReArm. Sul quale, come già avvenuto in altre occasioni, emergono tre linee differenti tra le file della minoranza: c’è chi boccia la proposta europea senza appello, come M5s e Avs. Chi invece la sostiene, come Più Europa, Azione e Italia viva. Il Pd, infine, si pone nel mezzo, con la richiesta di una “revisione radicale” del Piano di von der Leyen, indicando come obiettivo primario la difesa comune europea. Il centrodestra, compatto nel voto a favore della propria mozione, mostra però alcune crepe, anch’esse non nuove, se si considera il voto espresso a Strasburgo sulla risoluzione annuale sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune: sì di FI, no della Lega e astensione di FdI. I leghisti sin da subito hanno fortemente bocciato il piano di ReArm, mentre Forza Italia lo sostiene con l’obiettivo di arrivare a una difesa comune europea. Linea più cauta quella espressa da FdI. E così, in Italia, la mediazione viene raggiunta, martedì scorso, con una mozione in cui non si fa nessun riferimento al piano di riarmo. La maggioranza impegna infatti il governo “a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale”, a “confermare gli impegni assunti dall’Italia negli ultimi dieci anni, nelle alleanze internazionali di cui fa parte, in particolare in ambito Nato, rispettando i requisiti di investimento e di sviluppo”, a “continuare a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario” e, infine impegna il governo a “operare affinchè si giunga nel più breve tempo possibile a un cessate il fuoco e a una pace duratura sul territorio ucraino” e a “favorire, successivamente alla tregua e alla firma di un accordo di pace tra la Federazione russa e l’Ucraina, la costituzione di una forza multinazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, subordinata a una deliberazione del Consiglio di sicurezza, al fine di garantire un processo di pace stabile, condiviso ed irreversibile”. Il testo della maggioranza fa infuriare le opposizioni: “E’ una presa in giro”, tuonano una dopo l’altra le forze di minoranza, “una mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento” che si traduce anche in “un problema politico”. E nel mirino finisce la decisione della presidenza di Montecitorio di abbinare il testo della mozione del centrodestra agli altri testi, in un dibattito incentrato sul ReArm, quando il centrodestra di “ReArm proprio non parla”. La presidenza, con Fabio Rampelli, precisa: “In realtà le mozioni” delle opposizioni “concernono anche altri temi correlati, come le spese sulla difesa e l’Ucraina, temi espressamente richiamati nella mozione di maggioranza e per questo ritenuta abbinabile”. Insomma, nessuna violazione del Regolamento. Ma le opposizioni non ci stanno, tanto più dopo gli interventi in Aula degli esponenti di maggioranza in cui si evince, è l’accusa, la differenza di posizione. Ad esempio, le parole del leghista Simone Billi non lasciano margini all’interpretazione, sottolineano. “Una difesa comune è impossibile perché l’Europa è divisa, inefficiente e governata da burocrati non eletti che decidono a porte chiuse come spendere i miliardi dei nostri cittadini. Ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea”, scandisce l’esponente della Lega. La “maggioranza toglie il ReArm dalla mozione per nascondere la spaccatura interna”, commenta il segretario di Più Europa Riccardo Magi. “In un’altra epoca si sarebbe andati al Quirinale a fare una verifica di governo. Perché c’è un problema serio nella maggioranza, molto serio”, osserva Stefano Graziano del Pd. “Meloni svende l’Italia per il ReArm. Da loro no lezioni di patriottismo”, attacca Giuseppe Conte. “Nuovamente l’Aula smaschera le bugie della sinistra. Infatti, sulla difesa e sul cosiddetto riarmo, le opposizioni si sono divise in ben 6 mozioni a dimostrazione delle profonde spaccature all’interno di quello schieramento politico. La maggioranza invece con un’unica mozione ha riconfermato nei fatti l’unità e la compattezza. Spiace, quindi, nuovamente deludere la sinistra ma il centrodestra è più unito che mai”, rivendica il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami. “Il centrodestra, come sempre in Parlamento, vota compattamente la mozione di maggioranza sulla politica estera e mostra la propria unità, pur con sensibilità diverse. L’opposizione invece inveisce, e denuncia una divisione nella maggioranza, ma presenta sei mozioni distinte. Se questa è l’unità di chi aspira a diventare forza di governo, ne prendiamo atto”, osserva ironico Maurizio Lupi. (AGI)
SER