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Oleoturismo, il lato green delle vacanze

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IL LIBRO
Venezia, il Colosseo, le Alpi, Capri e tutta la costa italiana e altre centinaia di mete. I motivi per venire in Italia in vacanza sono tanti, altrettanto per spingere gli italiani a spostarsi da una regione a un’altra alla ricerca di un’oasi naturale, di una città d’arte da scoprire, di un borgo romantico dove nascondersi, di un festoso evento da condividere. Ma questo non basta più perché avendo già visto (in presa diretta o in modo virtuale) tutto e il contrario di tutto ognuno di noi cerca altro quando stacca dalla normale routine di ogni giorno. Come prima cosa vuole vivere un’esperienza vera e non passiva. È cambiato l’identikit del turista di qualità, a partire dalla consapevolezza e dal rispetto per territori, tradizioni e per il sapere dei “padroni di casa” che si va a conoscere.
LA TENDENZA
In questo senso l’oleoturismo (nicchia e amplificazione allo stesso tempo dell’agriturismo) è l’ultima tendenza. Che, oltretutto, attira e unisce i sentimenti di popoli e storie lontane. Basti pensare che l’ulivo nel nostro Mediterraneo è presenza millenaria, memoria storica. È pianta sacra nella Bibbia cristiana (ramoscello, simbolo di pace), nella Torah ebraica (segno di benessere), nel musulmano Corano (sorgente di luce nei cieli e sulla terra). «Sono incredibili le potenzialità di un Paese come l’Italia che in tema di olio è leader mondiale, non solo in termini di qualità e quantità produttiva, ma anche come bagaglio di storie, di paesaggi, di tradizioni legati all’universo dell’olio, che costituiscono un insieme autentico e identitario», affermano Dario Stefàno e Fabiola Pulieri in Oleoturismo, opportunità per imprese e territori appena arrivato in libreria per i caratteri di Agra, casa editrice romana specializzata particolarmente nel settore agroalimentare. Il volume è una guida utile per i produttori olivicoli che trovano indicazioni e idee su come sviluppare la propria attività e per chi vuole mettersi in viaggio alla scoperta dei territori dell’olio extravergine.
LA LEGGE
I due autori sono autorevoli figure del settore: a Stefàno, per lunghi anni senatore e prima ancora assessore regionale all’agricoltura in Puglia, si deve la legge sull’oleoturismo, approvata nella scorsa legislatura. Pulieri, passato da avvocato, adesso è conduttrice televisiva, particolarmente esperta nel settore agroalimentare. «Chi sceglie di visitare i paesi storicamente vocati all’olivicoltura spiegano lo fa per scoprire l’olio e dunque partecipare alla raccolta delle olive, visitare un frantoio, passeggiare tra gli alberi millenari, degustare in campo un olio appena franto, imparare a usare al meglio l’ingrediente». Ma non solo. Gli spunti le “best pactice”, le definiscono i due autori in Italia sono tanti: nel teramano il Frantoio Montecchia offre rifugi letterari in una sorta di anfiteatro di sensazioni assieme a pratiche joga e meditative; in Puglia si fa teatro tra i filari di piante secolari e addirittura millenari sono alcuni ulivi siciliani, tanto da essere definiti Patriarchi della terra. In Molise, nel borgo antico di Fornelli si passeggia in groppa agli asini alla scoperta delle diverse varietà di oro verde e nel Lazio, non lontano da Viterbo, Pierluigi Presciuttini porta gli ospiti nottetempo alla raccolta dei frutti di antichi ulivi abbandonati e adesso recuperati. Esempi tra i tanti suggeriti nel documentatissimo volume che ricorda come la necessità del viaggiatore di oggi di “fare” e al contempo di conoscere diventa occasione per valorizzare le comunità e i territori legati alla cultura dell’olio solitamente fuori dai classici flussi turistici. «L’olio confermano Stefàno e Pulieri esercita un appeal incredibile nei confronti dei turisti che chiedono di vivere un’esperienza originale e diversa dalle solite». L’Italia ha le carte in regola per giocare la partita: basti pensare che ha circa 300 cultivar autoctone contro l’appena settantina della Spagna.
LE ATTIVITÀ
Intanto, appena un mese fa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo della legge Stefàno, che adesso dovrà essere recepito dalle Regioni (lo hanno già fatto Liguria, Puglia, Toscana, Umbria, Lombardia, Veneto e a giorni le Marche) così da dare al settore omogeneità in tutta Italia, «evitando spiega il “papà” della norma che come è avvenuto nel passato per l’agriturismo, ogni regione vada per i fatti propri, senza standard comuni nazionali, magari mercanteggiando con l’associazionismo locale, penalizzando alla fin fine gli ospiti e lo sviluppo del settore». La legge è invece, secondo Stefàno, «una impalcatura che legittima l’attività connessa alla produzione di olio, individuando anche i profili fiscali, perché ovviamente vendita di olio, ospitalità, scuole amatoriali e altro non possono essere tassati allo stesso modo».
Carlo Ottaviano