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Zaki al processo senza manette: "Sto bene"

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AGI – In carcere dal 7 febbraio 2020 con l’accusa di avere diffuso informazioni false oggi Patrick Zaki, presente al processo a suo carico nell’aula del tribunale di Mansura ha risposto di stare “bene” a chi si è informato sulle sue condizioni. E quanto si apprende dall’Egitto. Nei giorni scorsi si erano diffuse notizie di un peggioramento della sua salute in seguito a un pestaggio in carcere, ma successivamente erano state definite “un malinteso” dalle persone a lui vicine. Stamattina, secondo quanto risulta all’Agi, lo studente egiziano dell’università di Bologna non era ammanettato.

La prima parte dell’udienza si è conclusa. Secondo quanto si apprende, la legale che ne cura la difesa per conto della Ong Eipr, che nell’udienza precedente di fine settembre aveva ottenuto di esaminare il fascicolo dell’accusa, ha oggi presentato alcune richieste aggiuntive: di avere accesso a tutte le prove, i filmati e i verbali che fanno parte dell’inchiesta a carico di Zaki. Si attende la risposta del giudice.

A presenziare all’udienza di oggi, oltre ai diplomatici dell’ambasciata italiana al Cairo, ci sono anche rappresentanti di Canada, Usa e Spagna oltre a una legale della delegazione dell’Unione europea al Cairo.

Speriamo il meglio ma temiamo il peggio“, è il testo che Amnesty International Italia ha postato stamattina sul suo profilo Twitter seguito da oltre 412 mila follower. “Intanto – si legge ancora nel messaggio dell’Ong che fin dall’inizio segue con attenzione l’evoluzione del caso Zaki in Egitto – non si ferma la mobilitazione”.

Ieri sera a Bologna, sede dell’università in cui studia Zaki, un centinaio di attivisti hanno manifestato per chiedere la sua liberazione; un presidio è in programma anche per questo pomeriggio a Roma. Il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury ha dichiarato che quella di oggi potrebbe essere l’udienza decisiva per Patrick, giacchè altri processi come il suo sono arrivati o stanno volgendo alla fine. La speranza è che un giudice riconosca, dopo quasi due anni, l’infondatezza dell’accusa di diffusione di notizie false. Il timore è che la magistratura egiziana non rinneghi sè stessa ed emetta una condanna: se cio’ accadesse, sarebbe uno sviluppo terribile, anche perchè nei confronti delle sentenze dei tribunali d’emergenza non è previsto appello”.

Source: agi


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