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Un treno iperveloce made in Italy collegherà la Cina con il resto del mondo

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Verranno realizzati in Cina, collegheranno la regione della Via della Seta col resto del mondo, ma avranno un marchio del tutto italiano, quello di HyperloopTT, azienda che si occupa dell’evoluzione del trasporto a livello globale, controllata al 100% da Jumpstarter, piattaforma di crowdsourcing e startup di Digital Magics, il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio italiano.

Parliamo dei treni ad altissima velocità. Hyperloop Transportation Technologies infatti ha firmato un accordo con Tongren Transportation & Tourism Investment Group del Governo della Repubblica Popolare Cinese. Un accordo che potrebbe rivelarsi storico per il futuro dei mezzi di trasporto, qualcosa che potrebbe totalmente rivoluzionare la nostra idea di viaggio.

Ma cos’è esattamente un Hyperloop?

Per spiegarlo dobbiamo tornare indietro al 1860. È da allora che si riflette sulla necessità di spostamenti sempre più veloci. In epoca recente è stato l’imprenditore e inventore Elon Musk a rispolverare il progetto. L’idea è quella di lanciare un treno fino ai 1.200 km orari. Ciò ci permetterebbe di fare San Francisco-Los Angeles in mezz’ora. Percorrere la tratta Roma-Milano in 25 minuti. Oppure di viaggiare dalla Corsica alla Sardegna in 60 secondi. Rivoluzionando di conseguenza anche le regole del commercio e del lavoro pendolare. Di fatto si tratta di un treno a levitazione magnetica in grado di raggiungere altissime velocità.

Il concept originale dell’imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense, prevedeva delle capsule che viaggiassero in tubi sottovuoto, ma nel 2013 sempre Musk aprì le porte a chiunque avesse avuto le forze, soprattutto finanziarie (costo stimato 6 miliardi di dollari) per realizzare quello che lui chiama “il quinto mezzo di trasporto”. Come spiega benissimo il Corriere: “L’infrastruttura è formata da due tunnel d’acciaio a bassa pressione, uno per ogni direzione, sollevati da terra grazie a dei piloni di cemento o scavati nel sottosuolo. Grazie a un sistema di levitazione magnetica le capsule di alluminio (chiamate «Pod») viaggiano all’interno dei tubi sospese sui binari, raggiungendo fino a 1.223 chilometri orari di velocità spinte da un getto di aria compressa. Ogni capsula, che può contenere merci, passeggeri (massimo 28 o 40, a seconda dei diversi studi) e persino automobili, è alimentata da turbine eoliche interne e dall’energia solare raccolta dai pannelli fotovoltaici posti sulla parte superiore del tubo”. Il progetto ricorda lo Shanghai Transrapid, il treno a levitazione magnetica (MagLev) che collega la città di Shanghai con il suo aeroporto internazionale.

Negli Emirati il debutto del “quinto mezzo di trasporto”

Il primo Paese in cui Hyperloop diventerà realtà sono gli Emirati Arabi Uniti. Lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan (proprietario di Etihad Airways) lo vuole pronto per Expo 2020. Secondo le stime, il treno a capsule iperveloce coprirà i 157 chilometri che separano Dubai da Abu Dhabi in 12 minuti, arriverà a Riad percorrendo 1.100 chilometri in 48 minuti e raggiungerà Doha bruciando 700 chilometri in 23 minuti”. Ora si unisce anche la Cina, dunque, al progetto, per il quale HyperloopTT fornirà la tecnologia, le competenze ingegneristiche e la dotazione necessaria e Tongren sarà responsabile per la certificazione, la struttura regolamentare e la costruzione del sistema. Per la realizzazione del Pod sono stati coinvolti studenti universitari di tutto il mondo in una sorta di contest chiamato SpaceX Hyperloop Pod Competition, giunto ormai alla terza edizione, vinto, alla fine, da un team di Monaco. Un contest basato soprattutto sulla velocità, perché alla fine, a prescindere dalla fattura del mezzo, il parametro più importante era far correre il proprio Pod più veloce di quello degli altri. Il team tedesco ha spinto la sua cabina fino a 290 miglia orarie. Il futuro è alle porte, quindi, e va veloce.

Vedi: Un treno iperveloce made in Italy collegherà la Cina con il resto del mondo
Fonte: innovazione agi


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