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Un italiano su quattro è convinto che una variante del virus si svilupperà in Africa 

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AGI – Un italiano su quattro ritiene l’ Africa è il continente in cui è più probabile che si sviluppi una variante del virus, al primo posto tra le Regioni del mondo. Quattro su dieci ritengono, tuttavia, che tali varianti possano svilupparsi ovunque con la stessa probabilità. Ben sette italiani su dieci pensano che i Paesi ricchi dovrebbero contribuire di più alla soluzione dei problemi sanitari e alla tutela della salute dei Paesi più poveri. E nello specifico per otto italiani su dieci, i Paesi ricchi dovrebbero farsi carico dell’immunizzazione dei Paesi africani. E’ quanto emerge dall’indagine “L’Africa nell’attualità: Covid e salute”, realizzata da Ipsos per conto di Amref Italia e condotta tra ottobre e novembre 2021, in vista della dodicesima conferenza ministeriale del Wto (Organizzazione Mondiale del Commercio), che si riunisce a Ginevra dal 30 novembre al 3 dicembre, dove il tema salute è al centro del dibattito.

 

 

Rispetto all’impegno dell’Italia, la quota di coloro che ritengono necessario un maggiore contributo scende al 36%; il 37% ritiene che si stia facendo abbastanza e il 27% che si stia facendo troppo sottraendo risorse ai cittadini. Le responsabilità vengono spostate sull’Europa che potrebbe fare di più per il 67% degli italiani.

 

I brevetti

Secondo 7 italiani su 10 limitano la produzione dei vaccini e quindi la possibilità anche per le persone dei Paesi più poveri di ricevere la vaccinazione contro il Coronavirus. Tuttavia, 6 su 10 sostengono che i brevetti siano necessari per evitare la produzione incontrollata di vaccini e quindi i potenziali rischi per la salute pubblica.

La percezione

Nella sezione dedicata ai pericoli della percezione, quando gli italiani sono chiamati a rispondere a domande relative all’Africa, sono pochi a conoscere le risposte giuste: solo 2 su 10 sanno che la lingua più parlata è l’arabo; la risposta più frequente invece è l’Afrikaans (37%). Solo 2 su 10 sanno che la religione più diffusa è la Cristiana – ben 6 su 10 credono che sia l’Islam. In merito al tema migrazione 4 su 10 sono al corrente che su 10 stranieri in Italia, 2 sono africani – tuttavia, più di 1 su 2 crede che siano 4 o 6.

Il vissuto

Gli italiani associano l’Africa alla povertà per il 76%, migrazione il 56%, natura il 52%. In fondo alla classifica le parole sviluppo (8%), futuro (7%) e convivenza (3%). In questa seconda parte dell’indagine – vissuto e vicinanza quotidiana –  si rileva che il primo punto in comune tra italiani e gli africani è “essere un popolo di migranti” – lo dichiarano 6 italiani su 10. La musica e i libri sono tra i primi canali con cui gli italiani hanno fatto esperienza dell’Africa, segue l’aver mangiato in un ristorante africano. Solo il 13% ha viaggiato verso l’Africa.

Alla domanda sugli ostacoli all’integrazione degli africani in Italia, quattro italiani su dieci hanno risposto che il principale è lo sfruttamento sul lavoro. Tre su dieci accusano la mancanza di adeguati programmi di integrazione, tuttavia la stessa quota incolpa la scarsa voglia di accettare usi e consuetudini italiane da parte degli africani. La classifica cambia tra i giovani, decisamente più critici nei confronti del nostro Paese: per quattro su dieci è colpa della chiusura mentale degli italiani, per tre su dieci gli italiani sono razzisti e, al terzo posto nella lista delle cause che ostacolano l’integrazione, sempre per tre su dieci, non ci sono adeguati programmi di integrazione.

“Sconforta – ha affermato Guglielmo Micucci Direttore di Amref Health Africa in Italia, commentando la ricercache – l’idea di Africa sia legata principalmente alla povertà, ma ci solleva la risposta degli italiani sull’impegno che dovrebbero mettere Italia ed Europa nel processo di vaccinazione globale. Il concetto che la pandemia riguarda tutti è entrato nelle case, ci ha idealmente unito. Ora però bisogna passare dall’idea all’azione, perché ci sono parti del Mondo dove operatori sanitari, anziani e gruppi di soggetti ad alto rischio stanno ancora aspettando la prima dose di vaccino anti-Covid. I vaccini promessi ai Paesi a basso e medio reddito sono arrivati solo in piccola parte, bisogna trasferire conoscenze, tecnologia e trovare una soluzione per la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale relativi ai vaccini. L’Africa deve fare la sua parte, lo farà, ma il Mondo intero è chiamato ad una risposta di equità che non ha pari nella storia. Una equità, che va di pari passo con una concreta sicurezza sanitaria globale. È fondamentale mettere in sicurezza le nostre società, ma è altrettanto urgente guardare anche a chi non ha iniziato la corsa verso la vaccinazione”.

Source: agi


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