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Un fronte del Nord contro il piano franco-tedesco

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Il piano della Commissione europea sul Recovery Fund non sarà una fotocopia di quello franco-tedesco.

All’indomani della proposta Merkel-Macron per la ripresa dell’economia europea colpita dalla pandemia di coronavirus, l’esecutivo Ue prende qualche distanza da un testo che ieri Ursula von der Leyen aveva definito “costruttivo e in linea con la proposta della Commissione”.

Nella proposta di palazzo Berlaymont che sarà presentata il 27 maggio, anticipa il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis, “ci sarà un mix di sovvenzioni e di prestiti”, quindi non solo dotazioni agli Stati come previsto dal piano della cancelliera tedesca e del presidente francese.

Inoltre, aggiunge Dombrovskis, la potenza di fuoco dello strumento messo in campo dalla Commissione (tra prestiti e sovvenzioni) non sarà di centinaia di miliardi, ma di oltre 1000 miliardi.

La precisazione di Dombrovskis, che punta a non far apparire l’esecutivo Ue troppo schiacciato sull’asse franco tedesco, arriva dopo il ‘no’ di quattro Paesi del blocco del Nord al piano franco-tedesco, i cosiddetti ‘frugali’ che si opposero all’accordo sul bilancio pluriennale della Ue a febbraio: Austria, Olanda, Svezia e Danimarca, ha confermato il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, “restano sulla loro posizione”.

E quindi chiedono che ai Paesi colpiti dalla crisi vengano erogati prestiti e non sovvenzioni. Inoltre i 4 nordici sono contrari ad aumentare la dotazione del bilancio comunitario se non per le ‘nuove sfide europee’, ovvero principalmente green e digitale.

La nuova spaccatura all’interno della Ue rischia quindi di riaprire lo scontro che ha caratterizzato gli ultimi mesi.

“Non posso parlare per conto dei paesi membri, ma penso che l’iniziativa congiunta franco-tedesca sia un segnale positivo che ci aiuta a costruire un consenso: di fronte a una crisi del genere dobbiamo reagire in spirito di coordinamento e di solidarietà europea. Sono ottimista sul fatto che si raggiungerà un compromesso accettabile”, dice Dombrovksis rivolgendosi ai ‘frugali’.

Lo scopo è sostanzialmente quello di non irrigidire le parti e arrivare a un’intesa, visto che il via libera al Fondo dovrà essere dato dai 27 all’unanimità.

Tuttavia il vice presidente della Commissione punta anche a rassicurare i ‘rigoristi’ e sottolinea che la proposta dell’esecutivo europeo non solo conterrà sia sovvenzioni che prestiti ma sarà anche legata all’impegno da parte dei paesi che ricorreranno al Fondo di mettere mano a riforme strutturali.

La settimana scorsa il commissario Paolo Gentiloni aveva precisato che la richiesta di riforme non significa che il Recovery Fund preveda delle condizionalità.

Ma Dombrovskis ribadisce che “sullo Strumento per la ripresa che la Commissione proporrà, un punto che enfatizzeremo è che non abbiamo bisogno solo di denaro addizionale e di investimenti addizionali, ma anche di riforme”.

“Dobbiamo assicurare che il clima per le imprese sia favorevole agli investimenti e rafforzare la governance e la capacità tecnica”.

“Come parte del nostro Strumento per la ripresa proporremo una facility per la ripresa e la resilienza che si concentrerà su investimenti e riforme strutturali”.

Oggi intanto l’Ecofin ha dato il suo via libera definitivo a Sure per 100 milioni di euro, lo strumento contro la disoccupazione, che servirà a finanziare la cassa integrazione e le altre misure di sostegno al lavoro dei Paesi Ue.

Lo strumento, assieme a Mes e al fondo di garanzia della Bei, è una delle tre misure da 540 miliardi messe in campo dall’Unione per fronteggiare la crisi. Resta da chiudere l’accordo sul Recovery Fund, ma su questo la partita è ancora aperta e le distanze restano. 

Vedi: Un fronte del Nord contro il piano franco-tedesco
Fonte: estero agi


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