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Un altro wrestler rischia di essere giustiziato in Iran

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AGI – Il regime iraniano è pronto a giustiziare un secondo wrestler pochi mesi dopo aver impiccato l’atleta Navid Afkari, nonostante le richieste internazionali di clemenza. Il suo nome è Mehdi Ali Hosseini, ha 29 anni, ed è stato arrestato nel 2015 con l’accusa di omicidio a seguito di una rissa di gruppo: potrebbe essere giustiziato a breve perché la famiglia della vittima si è rifiutata di perdonarlo.     

Ali Safavi, un funzionario del comitato per gli affari esteri del Consiglio nazionale della resistenza iraniana con sede a Parigi, è stato molto duro: ”Condanniamo fermamente la dittatura religiosa al potere per la sua volontà di giustiziare” Hosseini. “Siamo contrari alla pena capitale per principio.

Il regime clericale utilizza le esecuzioni come mezzo per instillare un’atmosfera di terrore e intimidazione nella società, nel tentativo di contrastare lo scoppio di rivolte da parte di una popolazione sempre più arrabbiata e scontenta, che vorrebbe un cambio di regime“. 

“Queste esecuzioni vengono attuate in palese violazione degli standard riconosciuti a livello internazionale, compreso il principio del giusto processo”, ha poi precisato. Anche il collega wrestler iraniano e campione olimpico di Londra 2012 Hamid Sourian ha chiesto l’annullamento dell’esecuzione.

Ma quello di Hosseini non è il primo caso. Nel settembre 2020, Afkari, 27 anni, è stato condannato a morte nella città iraniana meridionale di Shiraz. Teheran lo ha accusato di aver ucciso un dipendente del dipartimento dell’acqua durante le proteste anti-governative dell’agosto 2018.

Il regime ha trasmesso una confessione di Afkari la scorsa settimana per sostenere la sua decisione. Ma attivisti per i diritti umani hanno affermato che è stata una confessione forzata ottenuta dopo che Afkari aveva subito gravi torture.

Safavi ha infatti confermato che “i prigionieri vengono regolarmente e brutalmente torturati per estorcere confessioni e ciò aiuta a preservare il regime medievale al potere”. “Il silenzio e l’inazione internazionale hanno incoraggiato il regime a intensificare queste esecuzioni criminali”, ha poi ribadito. 

Le voci di dissenso contro il regime sono numerose. Cameron Khansarinia, direttore politico per l’Unione nazionale per la democrazia in Iran un’organizzazione apartitica iraniano-americana ha precisato che “il regime dovrebbe essere bandito da tutte le attività sportive olimpiche e internazionali fino a quando non smetterà di uccidere atleti”.

Altri lottatori iraniani decorati hanno esortato il regime religioso a non giustiziare Hosseini, compreso Ali Ashkani, l’attuale allenatore della squadra di wrestling greco-romana iraniana. Saeid Abdoli, che ha vinto una medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio ed è un ex campione del mondo di wrestling e Mohammad Talaei, l’ex campione del mondo di wrestling freestyle.

Anche Rob Koehler, direttore generale dell’organizzazione sportiva per la difesa dei diritti umani Global Athlete, ha fatto notare come sia “grave” che il Comitato Olimpico internazionale (CIO) “continui a non agire contro l’Iran”.

“La loro disponibilità a stare a guardare mentre gli atleti vengono imprigionati, torturati e giustiziati non può più essere tollerata. Il CIO e l’United World Wrestling devono agire ora”. Il compagno e allenatore Habibollah Akhlaghi di Hosseini così invece lo ha ricordato: “Quando ho iniziato a lottare, Hosseini ha lottato con mio fratello minore nella stessa fascia di età, ed è davvero un lottatore buono, morale e ama il wrestling”. 

Vedi: Un altro wrestler rischia di essere giustiziato in Iran
Fonte: estero agi


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