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di Ettore Minniti*

Il 2021 si è chiuso con una leggera flessione delle presenze turistiche complessive rispetto al 2020 (-2%), segno di quanto abbia pesato e continui a pesare l’effetto pandemia. Su tale dato negativo ha inciso l’impatto dei primissimi mesi dell’anno, pienamente colpiti dal Covid, a differenza di quanto accaduto nel 2020. Lo scenario complessivo per l’industria resta estremamente difficile. Il 57% circa delle imprese ricettive ha avuto (fino ad oggi) una perdita (era l’84% nel 2020) e solo il 20% ha dichiarato di avere avuto degli utili (fonte Ansa).
L’introduzione del Green pass e le nuove regole per gli spostamenti turistici hanno avuto effetti positivi durante le vacanze dell’estate 2021. Tuttavia, la ripresa dei contagi in alcuni mercati chiave, e in Italia in particolare, ci presenta uno scenario di grande incertezza.
“Tanta domanda d’Italia, siamo sempre i primi e più cliccati al mondo a gennaio – dice il ministro Garavaglia – Dobbiamo lavorare per aumentare la quota di mercato, ci sono i margini. C’è una forte domanda e quindi serve una risposta veloce, flessibile e adeguata. Di sicuro non fa bene la confusione attuale su questo Green pass e speriamo che si risolva definitivamente. Non fa bene una campagna stampa allarmistica dei media – precisa il Ministro – … è determinante puntare sul digitale (non solo a livello nazionale, ma anche territoriale) e al miglioramento dell’offerta (dai 5 stelle ai camping, anche pensando a nuovi incentivi all’80% per le ristrutturazioni)”.
La pandemia inoltre ha senza dubbio prodotto mutamenti in termini di consumi turistici. Tra i fattori determinanti nella scelta delle destinazioni emerge prepotentemente la sicurezza, molto importante per il 77% dei turisti, seguita dal rapporto qualità-prezzo (75,7%), attrazioni naturali o culturali (75,4%), comfort e accessibilità (72,9%), cultura, stili di vita e tradizioni locali (71,8%) e attenzione all’ambiente e alla sostenibilità (69,3%).
Tra gli andamenti attesi nella tipologia di domanda emergono una crescita del cicloturismo, una tenuta del turismo enogastronomico e un calo del turismo culturale. Positivo, inoltre, “l’effetto Europei” sull’interesse dei turisti internazionali verso il nostro Paese. La vittoria della nazionale italiana ha innescato attenzioni e ricerche per venire in vacanza in Italia. Dalle elaborazioni Isnart sulle fonti Google, in corrispondenza della fase finale degli Europei, l’interesse turistico verso l’Italia è cresciuto del 300%.
Sul fronte interno si è registrato, quindi, il quasi esaurito per il Turismo per le due isole, Sardegna (+9%) e Sicilia (+13%), e per la Puglia (+16%). Un dato incoraggiante e che colloca Sardegna, Sicilia e Puglia tra le mete italiane preferite di questa estate insieme Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Marche e Abruzzo
Purtroppo, i dati sono inferiori a quegli degli anni scorsi e quindi del tutto insufficiente a recuperare una stagione fino ad ora difficilissima per le imprese.
Sebbene il sistema turistico italiano abbia retto bene il confronto con i competitor europei, la tempesta non è ancora finita. Creta è ancora la regina delle isole europee nella categoria “vacanze al mare” grazie alle sue elevate temperature in alta stagione, alle sue spiagge sabbiose certificate Bandiera Blu e alle scarse precipitazioni. Tenerife si aggiudica il secondo posto grazie alle sue ottime temperature, ai prezzi economici degli hotel e a un numero incredibile di sentieri naturali per chi ama stare all’aria aperta. Cipro segue al terzo posto, con buoni voti su tutta la linea, tra cui il bel tempo e l’alta quantità di attrazioni da esplorare. La Sicilia si colloca al settimo posto per il maggior numero di siti storici e parchi divertimento, oltre ai prezzi accessibili dei suoi hotel. Poco più indietro la Sardegna, che con le sue spiagge sabbiose e i suoi numerosi sentieri si posiziona al nono posto.
Ma tutto ciò non basta. Il turismo paga lo scotto di un sistema di trasporti carente (porti, aeroporti, ferrovie, mezzi pubblici, non interconnessi tra loro). Non trascurabile poi il degrado ambientale, dall’erosione di spiagge e coste al rischio incendi: sono alcune conseguenze dei cambiamenti climatici che più peseranno sul futuro del turismo europeo per isole e arcipelaghi. Danni che per Sardegna e Sicilia, in Italia, possono tradursi – nel peggiore scenario di riscaldamento globale – a perdite di Pil rispettivamente dell’8% e del 4% e a una contrazione della spesa turistica del 59% e 38% (fonte Progetto europeo Soclimpact). Lo scenario peggiore prevede, nel 2100, una spesa turistica molto più bassa di quella che si avrebbe nello stesso anno in condizioni normali.
In conclusione, spetta alla politica nazionale, regionale e locale il dovere di dare risposte concrete, programmare e realizzare progetti a lungo e medio termine; di interventi col “carpe diem” vorremmo farne a meno.
Il turismo è un’industria che deve far girare il motore a mille, senza colpi a vuoto o pause che creerebbero solo danni ad un settore come il comparto turistico, che sta soffrendo più di quanto non dicano i dati ufficiali.

* Responsabile di Confedercontribuenti Turismo