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Tempi lunghi per la rottamazione e “la sanatoria bancaria”

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Contribuenti, una proposta per sanare debiti personali e delle imprese. Servono risposte immediate

di Livio Mario Cortese

“Occorrerà un nuovo patto di reciproca collaborazione tra cittadini, fisco, istituzioni finanziarie e istituzioni ”, sottolineano i vertici dell’organizzazione.

Risolvere il problema dell’accesso al credito, sanare i debiti in modo definitivo e senza cadere in circoli viziosi; soprattutto, permettere a singoli ed aziende di risollevarsi con dignità. Dopo almeno dieci anni di grave crisi, l’analisi dei vertici di Confedercontribuenti punta decisa verso l’uscita: ma a condizioni precise. “Il presupposto è un patto di fiducia tra istituzioni statali, fisco, sistema finanziario e cittadini: tutti dobbiamo siamo  consapevoli che in Italia la pressione fiscale arriva anche al 70%. Occorre fissare limiti all’imposizione fiscale, con un abbattimento consistente dell’attuale pressione fiscale,  che non dovrebbero eccedere il 30% dei guadagni di ogni cittadino, del resto le tasse non sono neppure paragonabili alla qualità dei servizi”. Questo sottolinea Giovanni Mangano, responsabile imprese dell’organizzazione in Sicilia. “Alle imprese occorre innanzitutto liquidità: questo si può realizzare mediante un concreto supporto anche dalle casseforti finanziarie dello Stato, come la Cassa Depositi e Prestiti, oppure facilitando in maniera ragionevole il piano di rientro delle posizioni debitorie, siano essi con le banche o con il fisco ”. 5 anni il tempo proposto finora per la rottamazione dei debiti ex equitalia. “Riteniamo che questa norma vada strutturata in modo diverso. Per moltissime imprese e contribuenti, si rischia infatti che il pagamento previsto in 5 anni imponga rate impossibili da onorare. Il guaio è di dover contrarre nuovi debiti per tirare avanti, dopo aver pagato quelli precedenti: una situazione senza uscita”, chiarisce Mangano. La proposta, rilanciata dalla Confederazione nelle scorse settimane, consentirebbe di saldare in tempi più lunghi, ma senza l’esigenza di contrarre ulteriori impegni economici: “L’importante è che allo Stato i soldi rientrino”. Problematica anche la questione dell’accesso al credito, nota Mangano: “Gli imprenditori che non hanno potuto onorare i propri debiti sono segnalati in apposite banche dati, come quella del sistema CRIF: questo impedisce ogni possibilità di ripartenza”. Più problematica ancora, la segnalazione alla Banca d’Italia. La possibilità d’uscita, già esposta nell’estate 2018, riguarda una diversa gestione dei cosiddetti crediti deteriorati: “Le banche li rivendono a terzi -solitamente strutture di recupero crediti- a cifre tra il 9% e il 19% del loro valore: si tratta della cosiddetta cartolarizzazione. Noi ribadiamo che, se invece fossero rivenduti al 24% agli stessi debitori, si avrebbe un’estinzione più semplice”. Concluso un tale accordo, la cancellazione dalle liste dei debitori e l’accesso al credito dovrebbero essere immediati. Priorità ai debitori, afferma Carmelo Finocchiaro, presidente nazionale di Confedercontribuenti: ”Qualsiasi contenzioso sorga tra banche e privati, è necessario dimostrare come si sia formato il debito: consulenti di parte devono constatare tutte le eventuali anomalie sui tassi d’interesse. Insomma i rapporti bancari vanno tutti analizzati, se davvero vogliamo liberare l’Italia dal fenomeno dell’usura e dell’anatocismo. Segnalazioni e vincoli devono decadere”. Alla proposta se ne connette un’altra relativa alle aste giudiziarie, spiega Finocchiaro: “Chiediamo che queste siano online e gestite da un tribunale super partes”. Il legame, spiega il presidente, è certamente dato dal voler “sollevare dagli incubi famiglie ed imprese”, che troppo spesso vedono messi all’asta i frutti del proprio lavoro. Per fornire assistenza nelle criticità finanziarie, Confedercontribuenti sta sviluppando il progetto “L’Altra Banca”: un gruppo di consulenti e avvocati si attiverà “per non lasciare soli i clienti- correntisti e i risparmiatori”, spiega il presidente Finocchiaro: “insomma, ci comporteremo come una banca, ma al contrario”. Un altro modo d’intendere l’istituzione finanziaria, più vicina alle esigenze di chi vi di rivolge: il clima di generale aumento delle tasse (e dei costi bancari) nel nuovo anno impone certo delle misure di aiuto.

 


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