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Tartufo, ovvero l’impostore di Molière

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Con la commedia di Molière, diretta da Nicasio Anzelmo e la partecipazione straordinaria di Tuccio Musumeci, si inaugura domenica 31 luglio la rassegna Teatro in Corte alla Corte di Palazzo Recupero Cutore ad Aci Bonaccorsi. In scena Debora Bernardi, Antonio Grosso, Angelo Tosto e Gianmarco Arcadipane, Aurora Cimino, Luca Fiorino, Luigi Nicotra, Lucia Portale, Francesco Rizzo

Fonte: Ufficio Stampa Teatro della Città

Dopo il grande successo del debutto assoluto nel mese di giugno alla Corte Mariella Lo Giudice di  Catania, la commedia  Tartufo, ovvero l’impostore di Molière, nuova produzione del Teatro della Città, va in scena – domenica 31 luglio (ore 21) –  alla Corte di Palazzo Recupero Cutore ad Aci Bonaccorsi per inaugurare la rassegna Teatro in Corte (organizzata dall’Associazione Città Teatro) che ormai da anni è un apprezzato appuntamento del programma estivo del comune etneo.

La commedia, con la traduzione, l’adattamento e la regia di Nicasio Anzelmo, vanta la partecipazione straordinaria di Tuccio Musumeci – nel ruolo “inedito” di “M. Pernelle”, genitore di Orgone – e vede in scena la Compagnia Teatro della Città con gli attori: Debora Bernardi nel ruolo di Elmira, Antonio Grosso in quello del falso devoto Tartufo, Angelo Tosto che interpreta Orgone, marito di Elmira. E poi Gianmarco Arcadipane (Valerio, innamorato di Mariana), Aurora Cimino (Mariana, figlia di Orgone e innamorata di Valerio), Luca Fiorino (Cleante, cognato di Orgone), Luigi Nicotra (Damide, figlio di Orgone), Lucia Portale (Dorina, cameriera di Mariana), Francesco Rizzo (Ufficiale del re).

Le scene sono di Vincenzo La Mendola, i costumi di Dora Argento, il disegno luci di Antonio Licciardello e i movimenti coreografici di Martina Caruso. “Si tratta di una commedia brillante ma soprattutto di una satira contro vizi e difetti della società nobile francese del ’600 che si adatta perfettamente ai tempi contemporanei e che racconta la vicenda dell’ipocrita per eccellenza: un uomo che indossa la maschera della devozione religiosa e della finta amicizia e che tradisce la fiducia altrui”, spiega il regista Nicasio Anzelmo.

Attuale, allora come oggi, il testo è fedele all’originale e in alcune parti esalta il messaggio ed è una critica contro la propaganda e l’indottrinamento in tutte le epoche.