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Superbonus: no del governo a nuove proroghe. Difficile trattativa sulla cessione dei crediti

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Da parte del Mef, dopo un lungo confronto con rappresentanti dei partiti di maggioranza, è arrivata la promessa di una riformulazione del testo che, in qualche modo, contempli la possibilità di rendere meno rigidi i limiti alle cessioni

di redazioneLa discussione alla Camera sul decreto Aiuti si trascinerà almeno fino alla prossima settimana. Per il superbonus 110% sono scaturiti risultati in chiaroscuro dal lungo confronto tra il governo ed i partiti della maggioranza. Il nodo da sciogliere è sempre quello della cessione dei crediti prodotti dai bonus edilizi. In una lunga trattativa tra i tecnici del ministero dell’economia, guidati dal capo di gabinetto Giuseppe Chiné e i rappresentanti dei partiti di maggioranza per valutare possibili correttivi, si è giunti ala fine all’impegno del Mef di proporre un nuovo testo che, a quanto pare, consentirebbe le cessioni di credito a tutte le partite Iva, senza predefinire un fatturato minimo.

Pertanto le novità possibili dovrebbero, nella riformulazione promessa, essere costituite dalla possibilità di cedere il credito per tutte le aziende, anche quelle di piccola dimensione, con un limite massimo di quattro cessioni delle quali l’ultima sarebbe limitata a soggetti non consumatori

Il governo tuttavia, dal canto suo, ribadisce il suo netto rifiuto di qualunque ipotesi di nuova proroga, a partire dalle villette, così come di accedere alla richiesta di eliminare i numerosi vincoli aggiunti stradafacendo alla normativa per arginare le frodi ed evitare costi aggiuntivi alla finanza pubblica. Quindi all’intero meccanismo dei bonus edilizi continuerebbero ad essere applicate le regole anti-frodi, compresa la responsabilità in solido del cessionario del credito che è stata introdotta pochi giorni fa attraverso una circolare dell’agenzia delle Entrate, ribadito anche dalla Guardia di Finanza.

Il governo ha risposto con un secco rifiuto anche alla proposta, proveniente da ambienti bancari, di ricorrere all’F24 per le compensazioni dei crediti, ipotesi che, secondo i tecnici del Mef, scaricherebbe un ulteriore aggravio di costi per la finanza pubblica.

Malgrado la timida apertura del Mef, la situazione in atto è quella del blocco. Una posizione rigida, quella del governo, che significa, di fatto, che si va verso la morte del Superbonus, perché i vincoli e le responsabilità che accompagnano la cessione del credito finiscono per bloccarlo, una prospettiva drammatica per la maggior parte delle imprese che hanno già avviato le ristrutturazioni edilizie, che si trovano davanti alla concreta prospettiva del fallimento.

In commissione alla Camera è stato presentato un emendamento per spingere le imprese partecipate dallo Stato all’acquisto dei crediti. Proposta interessante ma destinata, con tutta probabilità, a scontrarsi con i limiti fisici e fiscali posti dalla legge ai bilanci delle aziende pubbliche per i crediti. È il caso di Poste Italiane, vincolata dalla legge a rispettare un tetto di 9 miliardi, un limite già praticamente raggiunto.

Si potrà, almeno, permettere a chi ha già consegnato la Comunicazione di inizio lavori asseverata  (Cila) di finire i lavori in sicurezza? O il governo è determinato a dare un colpo mortale ad imprese e famiglie?