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Strage di Capace, quel parco ormai appassito.

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Avrebbe dovuto simboleggiare la speranza del cambiamento a partire dal luogo in cui la mano lunga di “cosa nostra” ha seminato morte, devastazione e vergogna. Il messaggio di impegno civile e partecipazione di una Sicilia meno accondiscendente e più consapevole.

Un progetto annunciato con grande enfasi, tanto dalle amministrazioni locali quanto dai mezzi di informazione e, al-meno per il momento, naufragato. Tina Montinaro, una delle vedove della strage di Capaci, e presidente dell’Associazione Memoria Quarto Savona 15 ha per anni osservato quel tratto dell’autostrada A29 che collega Palermo all’aeroporto di Punta Raisi e nella quale perse la vita suo marito Antonio, caposcorta di Falcone, immaginando che potesse trasformarsi «in un luogo di memoria che guarda al passato non per piangersi addosso ma per ricostruire il futuro». Ma il parco della Memoria Quarto Savo-na 15 – dal nome in codice della vettura sulla quale viaggiavano il giorno dell’at-tentato gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Schifani e Vito Dicillo – sembra rimanere un’utopia.L’inaugurazione, prevista per il 23 maggio scorso, in occasione del ventennale della strage di Capaci, non c’è stata, i lavori non sono mai iniziati. «La mafiac’entra sempre», questo il commento dei siciliani alla notizia dello stop alla realizzazione dell’area verde a causa di presunte infiltrazionimafioseal comune di Isola delle Femmine – al cui territorio appartiene il parco – nonché stazione appaltante dei lavori che dovevano essere realizzati con fondi regiona-li in cofinanziamentocon l’Anas. L’arrivo, il 16 aprile scorso, della commissione prefettizia di accesso agli atti del comu-ne di Isola delle Femmine – provvedimento voluto dalla Prefettura di Palermo su input del ministero dell’Interno – ha gettato l’ombra di connivenze con gli ambienti mafiosi sulla cittadina alle porte di Palermo. Interruzione del pro-getto dunque, proprio quando il comune di Isola delle Femmine stava per siglare il protocollo d’intesa con Prefettura di Palermo, Regione siciliana ed Anas a seguito del quale sarebbero partiti i lavori. Una storia che suscita indignazione ed il dubbio – più che legittimo – che forse in Sicilia il tanto atteso “cambiamento” rischia di rimanere un proclama tra tanti. Tina Montinaro parla di “disinteresse delle istituzioni” e spiega la sua posizione: «Ci sono le infiltrazioni mafiose? Il parco Quarto Savona 15 non c’entra e sarebbe stato importante inaugurarlo il 23 maggio. A vent’anni dalla strage lì c’è ancora il degrado. Mi è stato detto che il parco verrà realizzato dopo il probabile commissariamento del comune di Isola delle Femmine. Tutto questo mi addolora. Non è giusto che continui a pagare chi è morto per uno Stato che nemmeno nel ricordo tutela chi ha sacrificatola propria vita in nome della giustizia». Gaspare Portobello, sindaco di Isola del-le Femmine nega ogni addebito e si dice «umiliato e sottoposto all’ennesima vergogna». Accusa lo Stato di “inadempienza” e lancia una provocazione: «Ad Isola delle Femmine la mafianon c’è e non capisco cosa sia venuta a fare la commissione prefettizia. In ogni caso, se lo Stato ritiene diversamente, invece di ritirarsi, doveva fare in modo che il parco fosse pronto nel ventennale, quale migliore occasione per lanciare un messaggio di lotta alla mafia?» E aggiunge: «Questo parco doveva essere il fiore all’occhiello della mia amministrazione, ed invece si è trasformato in un’onta personale, anche se io non ho colpe». Un parco della Memoria che i siciliani aspettano ancora, così come il diritto di ogni cittadino a vivere in una nazione libera, nella quale “legalità” significhirebbe possibilità di riscatto.

(Fonte: Il Sud.it)


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