Type to search

Stato d’emergenza verso la proroga

Share

di redazione

Malgrado le pressioni della Lega di Salvini per non rinnovare il provvedimento, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sembra ormai deciso a prorogare lo stato d’emergenza per il Covid 19 fino al prossimo 31 dicembre.  

Fu il governo Conte bis, il 31 gennaio del 2020, a deliberare per la prima volta lo stato di emergenza che, per mezzo di successive proroghe deliberate dal Consiglio dei ministri, è arrivato fino all’attuale scadenza del 31 luglio 2021. 

Il decreto legislativo 1/2008, all’art. 24, prevede la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, limitandone la durata a 12 mesi rinnovabili una sola volta per un altro anno. Pertanto lo stato di emergenza per la pandemia non potrà andare oltre il 31 gennaio 2022. 

La proclamazione dello stato d’emergenza, infatti, consente al governo di mettere in campo interventi speciali con ordinanze in deroga alle leggi vigenti, purché ci si mantenga entro il perimetro dei principi generali del nostro ordinamento giuridico.

E Mario Draghi, non diversamente dal suo predecessore Giuseppe Conte, ritiene necessario poter usufruire ancora di poteri speciali per molteplici ragioni: perché vengono snellite le procedure per approvare leggi e decreti. In più lo stato d’emergenza consente di ricorrere ai Dpcm (Decreti del presidente del consiglio dei ministri), che non comportano l’approvazione del Parlamento, per disporre misure sanitarie, anche se Draghi, a differenza di Conte, ha mostrato fin qui di preferire il ricorso ai decreti legge.

Proroga lo stato di emergenza permette anche di tenere in piedi sia il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, che il Comitato tecnico scientifico (Cts) coordinato dal presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli e con Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nel ruolo di portavoce.

Ancora, lo stato d’emergenza dà mano libera per quanto riguarda la didattica a distanza e la quarantena nelle scuole e lo smart working nel mondo del lavoro. Nel settore privato, lo stato d’emergenza ha permesso di fare a meno dell’accordo individuale tra azienda e lavoratore, previsto dalla legge ordinaria, per effettuare lo smart working (questa forma semplificata è stata introdotta, fino alla fine di quest’anno, dalla legge di conversione del decreto Riaperture del 2021, che è stato approvato dalla Camera ed ora è all’esame del Senato). 

Makgrado le fibrillazioni politiche, portate dentro il governo soprattutto dalla Lega, la posta in gioco rispetto allo stato d’emergenza è molto alta e investe le ragioni stesse della nascita del governo Draghi. Si tratta infatti di portare a termine la campagna vaccinale, per la quale sembra ormai scontata la somministrazione di una terza dose di fronte al pericolo delle varianti e con le complicazioni rappresentate dalla necessità di sostituire per gli under 60 il vaccino Astrazeneca con i più sicuri Pfizer e Moderna. Ed in questa prospettiva un’altra partita delicata che si presenta è il rapporto con le Regioni, che continuano a muoversi, con efficacia molto dubbia, in ordine sparso.