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Sodastream dice addio ai suoi spot  Accolto il reclamo di Mineracqua

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Mineracqua (la Federazione italiana delle Industrie delle Acque minerali naturali delle Acque di Sorgente) ha vinto in giudizio la sua ‘battaglia’ contro la Sodastream International B.V, la multinazionale che produce apparecchi che aggiungono anidride carbonica all’acqua rendendola frizzante. Chiudendo un contenzioso che si trascina da anni, la seconda sezione civile del tribunale di Treviso, dove Sodastream ha la sua sede legale, ha imposto lo stop alla campagna pubblicitaria associata a tre video risalenti al 2018 (“E’ ora di cambiare”, “Acqua frizzante senza carico pesante” e “Salva il mondo dalle bottiglie di plastica”) che esaltavano la praticità della gasatura domestica.

Campagna che Mineracqua (rappresentata in giudizio dagli avvocati Manlio Abati e Cristiano Annunziata) contestava lamentando la divulgazione “di pubblicità ingannevole, fuorviante, lesiva della concorrenza e gravemente pregiudizievole all’immagine dell’acqua minerale naturale e delle imprese che la imbottigliano”. Da qui la richiesta di condannare Sodastream che già nel 2017 era stata ‘sanzionata’ dal tribunale monocratico di Treviso con il blocco di alcuni slogan veicolati mediante campagne promozionali. Messaggi pubblicitari che invece il tribunale collegiale aveva ritenuto leciti. Anche in quest’ultimo reclamo riferito ai tre video, Mineracqua aveva denunciato la sleale comparazione tra prodotti, acqua minerale e quella di rubinetto, che sono “ontologicamente differenti” ma che vengono presentati come equivalenti, così da indurre in errore il consumatore.

E in effetti il tribunale (presidente Antonello Fabbri, giudici Alessandro Girardi e il relatore Petra Uliana), pur ritenendo che “il sistema di gasatura commercializzato da Sodastream sembra collocarsi in un settore merceologico differente rispetto alla produzione e alla vendita di acqua minerale naturale”, ha ravvisato “un rapporto di concorrenza diretta con i prodotti e le attività delle imprese federate in Mineracqua poichè vi è una sostanziale identità del bisogno del consumatori che essi si prefiggono di soddisfare”. Sussiste, insomma, a parere dei giudici, “un rapporto di concorrenzialità fra prodotti tutte le volte in cui essi siano, agli occhi dei consumatori, dei beni succedanei: sono quindi in concorrenza i beni che possono sostituirsi l’uno all’altro nel consumo, o nella produzione, dando risultati più o meno vicini tra di loro”.

E poco importa se nelle campagne pubblicitarie di Sodastream non siano indicati specifici marchi di acqua minerale. “E’ evidente invece l’allusione implicita al bene rappresentato dalle acque minerali imbottigliate, se non altro per le innumerevoli rappresentazioni visive di bottigliette da mezzo litro trasparenti”, ha scritto il tribunale. Nel caso dei tre messaggi contestati da Mineracqua il tribunale ha valutato come quegli spot-video abbiano “screditato il mondo delle industrie delle acque minerali, veicolando il messaggio di un nesso inscindibile tra la moltitudine di plastica e l’acquisto di bottiglie di acqua e l’inquinamento indiscriminato di ogni area della Terra”.

Sodastrem, hanno sentenziato i giudici, dovrà ora interrompere immediatamente gli spot su tutti i mezzi di comunicazione, pena una multa di 400 euro per ogni loro diffusione giornaliera su qualunque sito e social media e di 1000 euro su quelli rilanciati da tv, giornali, riviste e volantini.

Vedi: Sodastream dice addio ai suoi spot  Accolto il reclamo di Mineracqua
Fonte: cronaca agi


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