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Nel 1990 Google non era ancora nata. Internet, in pratica, non esisteva. Uno dei primi «portatili» di Nokia pesava 800 grammi, consentiva di telefonare per poco tempo e costava migliaia di euro. Giuseppe Tornatore vinceva l’Oscar con «Nuovo cinema Paradiso». A capo del governo c’era Giulio Andreotti. Il rapporto debito pubblico/Pil era a una quota tranquillizzante: il 95%.
Nostalgia per quei tempi? Sì e no, probabilmente. Ma se si guarda al fattore T, le tasse, la risposta non può che essere un sì convinto. Allora il Tax Freedom Day — il giorno della liberazione fiscale, vale a dire quello nel quale si finisce di lavorare per pagare tasse e contributi, dopo di che i guadagni sono destinati al proprio sostentamento — si festeggiava l’8 giugno. Nel 2015, invece, il contribuente tipo — un quadro con un reddito di 49.228 euro, una moglie e un figlio — dovrà lavorare, secondo l’elaborazione realizzata in collaborazione con l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, 173 giorni per sfamare l’appetito del Fisco e degli enti locali. E si libererà dal giogo tributario solo il 23 giugno. In 25 anni — da quando il Corriere ha cominciato a determinare il Tax Freedom Day — l’Erario si è divorato più di due settimane della nostra vita. E suscita davvero sconforto notare che nello stesso periodo, nonostante questo fortissimo aumento della pressione tributaria, il rapporto tra debito pubblico e Pil è salito dal 94,7% al 133,1%. Nel 1990 il debito ammontava a 663 miliardi, Ora supera i 2.000 miliardi.
Dal 2014 al 2015
Come si può vedere dalla tabella il giorno di liberazione fiscale resta invariato, anche se si è verificato un ulteriore, sia pure minimo, aumento della pressione tributaria: dal 47,3% al 47,5%. Va notato, però, che l’anno scorso, a gennaio 2014, avevamo stimato che sarebbero bastati 172 giorni per saldare il conto dell’Erario. Invece ne sono serviti 173 per colpa di imposte locali più salate del previsto, Il pareggio rispetto al 2014, quindi, è un po’ stentato.
Va meglio, invece, all’altro contribuente — un operaio con moglie e figlio a carico e un reddito di 24.656 euro — che quest’anno si libererà dalla corvée fiscale con un giorno di anticipo: il 13 maggio invece del 14 e dopo 132 giorni di lavoro. La liberazione anticipata è dovuta al bonus Renzi, gli 80 euro in busta paga che spettano a chi ha un reddito non superiore a 24.000 euro. Il bonus quest’anno vale 960 euro, invece dei 640 del 2014 perché l’anno scorso è stato pagato solo da maggio in poi. Per entrambi i contribuenti un altro fattore positivo è dato dalla diminuzione delle accise sui carburanti. Mentre inciderà negativamente, soprattutto per il quadro, l‘aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie, passata dal primo luglio 2014 dal 20% al 26% (con esclusione dei titoli di Stato, ancora tassati al 12,5%)


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