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Fonte @Encicolpedia delle donne

 

Rosa Parks è stata un’attivista statunitense. La storia la ricorda come una figura-simbolo del movimento per i diritti civili. Lei, donna di colore, è celebre perché nel 1955 su un autobus pubblico rifiutò di cedere il suo posto a sedere a un bianco.Non sempre i grandi eventi della storia sono appannaggio di grandi uomini o grandi donne.

Qualche volta la Storia passa anche attraverso comuni cittadini, spesso in modo inatteso e non premeditato. È proprio il caso di Rosa Louise McCauley: questo è il suo nome alla nascita, che avviene a Tuskegee, nello stato dell’Alabama, il 4 febbraio 1913.

Infanzia e giovinezza

Rosa è figlia di James e Leona McCauley. La madre è insegnate elementare; il padre lavora come falegname. Ben presto la piccola famiglia si trasferisce a Pine Level, un piccolissimo centro dell’Alabama. Vivono tutti nella fattoria dei nonni, ex schiavi, che la piccola Rosa aiuta nella raccolta del cotone.

Sono tempi molto duri per la gente di colore, come Rosa e la sua famiglia. Negli anni dal 1876 al 1965, le leggi locali ,impongono una netta separazione non solo fra i neri d’America, ma anche per tutte le altre razze, diverse da quella bianca. Si tratta di una vera e propria segregazione razziale, sia nei luoghi di pubblico accesso, sia nelle scuole. Ma anche in bar, ristoranti, mezzi di trasporto pubblico, treni, chiese, teatri e alberghi.

Nel paese dove abita la famiglia McCauley dilagano violenza ed assassinii nei confronti dei neri. I delitti avvengono per mano del Ku Klux Klan, società segreta razzista (fondata nel 1866 negli Stati del Sud, in seguito alla guerra di secessione americana e alla concessione dei diritti politici ai neri).

Nessuno si sente al sicuro: persino l’anziano nonno di Rosa si vede costretto ad armarsi per difendere la sua famiglia.

Dopo qualche anno, Rosa si trasferisce a Montgomery per assistere la madre, che versa in cattive condizioni di salute, e per frequentare il liceo.

L’autobus 2857

Rosa ha 18 anni quando nel 1931 sposa Raymond Parks, un barbiere e attivista del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People), movimento per i diritti civili dei neri. Nel 1940, anche lei entra nello stesso movimento, diventandone in breve tempo la segretaria.

Nel 1955 Rosa ha 42 anni e lavora come sarta in un grande magazzino di Montgomery.

Tutte le sere per tornare a casa prende l’autobus 2857.

Il 1° dicembre di quell’anno, come tutte le sere, Rosa Parks sale sull’autobus. È stanca, e vedendo che tutti i posti riservati ai neri sono occupati, si siede in un posto libero, destinato sia a bianchi che a neri. Dopo solo poche fermate sale un uomo bianco; la legge prevede che Rosa debba alzarsi e cedere a lui il suo posto.

Rosa tuttavia non accenna minimamente a farlo.

L’autista assiste alla scena, alza la voce e si rivolge a lei in modo severo, ribadendole che i neri devono lasciare il posto ai bianchi, invitando Rosa a spostarsi in fondo all’autobus.

Tutti gli occhi dei passeggeri sono puntati su di lei. I neri la guardano con orgoglio e soddisfazione; i bianchi sono disgustati.

Inascoltato da Rosa, l’uomo alza la voce e le impone di alzarsi: lei si limita a rispondere un semplice «No», e continua a rimanere seduta.

A quel punto, l’autista chiama la polizia, che nel giro di pochi minuti arresta la donna.

Il processo

Al processo del 5 dicembre dello stesso anno, Rosa Parks viene dichiarata colpevole. Un avvocato bianco, difensore e amico dei neri, paga la cauzione e le restituisce la libertà.

La notizia dell’arresto accende gli animi degli afroamericani. Martin Luther King cerca di organizzare una manifestazione pacifica.

Jo Ann Robinson, dirigente di un’associazione femminile, ha un’idea vincente: da quel giorno nessun individuo appartenente della comunità nera di Montgomery, salirà più su un autobus e su qualsiasi altro mezzo di trasporto.

La popolazione di Montgomery conta più neri che bianchi, di conseguenza è inevitabile cedere, pena il fallimento delle aziende.

La conquista di un diritto

Nonostante tutto, la resistenza dura fino al 13 dicembre 1956; in questa data la Corte Suprema dichiara incostituzionale e quindi illegale la segregazione dei neri sui mezzi di trasporto pubblico.

A Rosa Parks e alla sua famiglia questa vittoria costa però caro:

la perdita del posto di lavoro,

numerose minacce,

insulti continui.

L’unica via di scampo per loro è il trasferimento. Decidono così di spostarsi a Detroit.

La figura simbolo di Rosa Parks

Le leggi di segregazione razziale vengono abolite definitivamente il 19 giugno 1964.

Rosa Parks è a buon diritto considerata la donna che con il suo No ha fatto la storia dei diritti dei neri d’America.

Nelle sue successive lotte affianca Martin Luther King per la difesa dei diritti civili e l’emancipazione di tutti i neri.

La Parks dedica poi la sua vita al campo sociale: nel 1987 fonda il “Rosa e Raymond Parks Institute of Self-Development”, che ha lo scopo di aiutare economicamente gli studenti meno abbienti a finire gli studi.

Il presidente americano Bill Clinton, nel 1999 la invita alla Casa Bianca per consegnarle un’onorificenza. In quell’occasione la definisce così:

La madre del movimento per i diritti civili (The Mother of the Civil Rights movement). La donna che mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America.

A Montgomery, dove c’era la celebre fermata dell’autobus 2857, la via Cleveland Avenue viene ribattezzata Rosa Parks Boulevard.

Nel 2012, Barack Obama viene fotografato simbolicamente come primo presidente americano di pelle nera, nello storico autobus, acquistato dall’Henry Ford Museum di Dearborn.

Fra i tanti riconoscimenti ricevuti nella sua vita c’è anche la Medaglia presidenziale della libertà (Presidential Medal Of Freedom), che assieme alla medaglia d’oro del Congresso è conisderata la massima decorazione degli USA.

Rosa Parks muore a Detroit il 24 ottobre 2005.

Il libro biografico

Una sera all’inizio del dicembre 1955 ero seduta in uno dei posti anteriori della sezione «Colored» di un autobus di Montgomery, in Alabama. I bianchi sedevano nella sezione riservata a loro. Salirono altri bianchi, occupando tutti i sedili nella loro sezione. A questo punto, noi neri avremmo dovuto cedere i nostri posti. Ma io non mi mossi. L’autista, un bianco, disse: «Liberatemi i posti davanti». Non mi alzai. Ero stanca di cedere ai bianchi.
«Ti faccio arrestare» disse l’autista.
«Ne ha facoltà» risposi.
Arrivarono due poliziotti bianchi. Chiesi a uno di loro: «Perché ci maltrattate in questo modo?».
Rispose: «Non lo so, ma la legge è legge e tu sei in arresto».

Così inizia il libro “La mia storia: Una vita coraggiosa”, scritto da Rosa Parks (insieme allo scrittore Jim Haskins), pubblicato nel 1999;