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ROCCE FORATE, MENHIR, MONUMENTI, LE TRACCE DEGLI ANTICHI ASTRONOMI IN ITALIA

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di Ignazio Burgio

È convinzione comune che in Italia prima dell’arrivo dei coloni Greci le popolazioni residenti, giudicate totalmente primitive e senza cultura, non abbiano lasciato alcun monumento. In realtà lungo tutta la penisola – e soprattutto nelle isole maggiori – si trovano chiare testimonianze delle sofisticate conoscenze archeo-astronomiche di quelle antiche civiltà, sotto forma di rocce, grotte, mura megalitiche, ecc. orientate verso il sole, la luna, o stelle particolari.

In molte parti della Sicilia esistono rocce con fori circolari artificiali che inquadrano perfettamente il sole soltanto nei giorni dei solstizi, il 21 dicembre (solstizio d’inverno) o il 21 giugno (solstizio d’estate). Gli esempi più spettacolari si trovano sul Monte Arcivocalotto (Valle dello Jato) in provincia di Palermo, o a Caltabellotta (Ag), o ancora a pochi chilometri dalla città di Gela. Risalenti alla media Età del Bronzo – II millennio a. C. – la loro finalità, secondo gli archeologi e gli archeoastronomi, era in primo luogo quella di calendario, ai fini dei lavori agricoli, come la semina, il raccolto, ecc. Lungo la costa tra S. Vito Lo Capo e Trapani vi sono poi anche due grotte, la Grotta di Polifemo e la Grotta dei Cavalli, che contengono al loro interno simboli solari e risalgono al 3000 a. C. Il sole al tramonto sul mare antistante vi penetra coi suoi rossi raggi soltanto nei giorni del solstizio d’estate (intorno al 21 giugno). Una teoria vuole che gli antichi naviganti, privi di bussola, carte nautiche, e quant’altro, seguissero nei giorni del solstizio estivo (segnalato dalle due grotte) la direzione del sole al tramonto, verso nord-ovest, per raggiungere la Sardegna, terra ricca di metalli.

L’isola dei nuraghi è caratterizzata anch’essa da una grande densità di monumenti astronomicamente orientati al sole, alla luna e a particolari stelle. A poca distanza dalla città di Sassari sono presenti le rovine di una piramide risalente all’incirca al 2900 a. C. e nota come zigurrath di Monte d’Accoddi. La cosa più sorprendente è che questa piramide dall’aspetto mesopotamico, presenta numerosi orientamenti archeoastronomici non solo con il sole, ma anche con le fasi lunari, la stella Sirio, e persino con il pianeta Venere che anticamente veniva identificato con l’omonima dea dell’amore e della natura. Ancora più sorprendente forse è il “Pozzo di Santa Cristina” a Palaulilatino, in provincia di Oristano, risalente a 3000 anni fa. Ogni anno durante gli equinozi di primavera e di autunno, i raggi del sole riescono a raggiungere il fondo del pozzo perfettamente triangolare, e si riflettono nell’acqua. Ma ogni 18 anni e 6 mesi – un intero ciclo astronomico lunare – riesce a penetrarvi anche la luna, a dimostrazione delle raffinate conoscenze astronomiche degli antichi Sardi.

A proposito di suggestivi fenomeni solari, nel nuraghe di Santa Barbara, a Villanova Truschedu in provincia di Oristano, al solstizio d’inverno, attorno al 21 dicembre, accade un altro fenomeno spettacolare che ricorda i monumenti megalitici del Nord-Europa: i raggi solari infatti penetrano all’interno del nuraghe attraverso un foro sopra l’architrave della porta, e sul pavimento disegnano la testa luminosa di un toro. Il culto del toro – forse associato all’omonima costellazione zodiacale – evidentemente era seguito oltre che a Creta anche nella Sardegna arcaica, come testimoniato anche dalle cosiddette “Tombe dei Giganti”, ovvero tombe megalitiche simili a quelle nord-europee. Gli studiosi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica di Milano ritengono che perlomeno nel caso di una di esse, la S’ena e Tomes di Dorgali (Nuoro) l’orientamento sia di tipo stellare, rivolto in direzione della stella Aldebaran, nella costellazione del Toro.

Non basterebbe un intero libro poi per citare tutte le località della Sardegna dense di menhir, ovvero massi di tutte le dimensioni fissati al suolo, in fila o in cerchio, secondo ben precisi orientamenti solari, lunari o stellari.

Strutture megalitiche di questo genere si trovano ovviamente anche in altre parti d’Italia, anche se non con la medesima concentrazione. In Valle D’Aosta, nei pressi di La Thuile si trova un circolo di menhir chiamato “Il Cerchio di Annibale” perché si pensava che il condottiero punico avesse valicato lì le Alpi col suo esercito. In realtà la struttura megalitica risale ad epoca pre-celtica, e la sua finalità era sicuramente anche quella di calendario astronomico poiché il menhir più grande è orientato all’alba del solstizio d’estate.

Un altro luogo dove sono presenti menhir è il Monte Caprione, in provincia di La Spezia. Qui ogni anno, nei giorni del solstizio d’estate – a cavallo del 21 giugno – avviene un fenomeno suggestivo: al tramonto, un raggio di sole penetra attraverso il foro di uno dei menhir e su di un masso antistante disegna il profilo di una farfalla luminosa.

I fenomeni luminosi dei raggi solari vennero introdotti nelle architetture monumentali anche in periodi successivi. L’esempio più famoso è costituito dalla cittadina laziale di Alatri ad 80 Km da Roma, le cui mura megalitiche hanno due ingressi, uno a mezzogiorno (quello più monumentale) ed un altro a nord-ovest. Quest’ultimo ha un orientamento tale da presentare effetti luminosi sia agli equinozi che ai solstizi. Allorché i raggi solari penetrano attraverso la porta, illuminano i nove gradoni di una scala: ai solstizi viene illuminato il primo gradone, agli equinozi tutta la scala.

Presentano straordinari fenomeni luminosi anche due dei più famosi monumenti di Roma, il Pantheon, e l’antico Mausoleo dell’Imperatore Adriano, poi trasformato in epoca rinascimentale nell’attuale Castel Sant’Angelo. All’interno di quest’ultimo si può ancora oggi osservare che il 21 giugno, giorno del Solstizio d’Estate, il sole durante il suo apparente percorso celeste, illumina, attraverso due finestre, la cosiddetta Sala delle Urne, un locale esattamente al centro dell’intera fortezza dove in età romana era sepolto l’imperatore Adriano. Nel Pantheon invece i raggi solari che penetrano a mezzodì dal foro centrale della cupola si spostano nel corso dell’anno, dalla parte mediana sempre della cupola (21 dicembre, solstizio d’inverno) fino al pavimento (21 giugno, solstizio d’estate). Il 21 aprile, giorno tradizionale della fondazione di Roma, illuminano il portone d’ingresso, quasi a “benedire” la città, nella visione degli antichi.