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Rinunciano al loro stipendio per pagare i dipendenti. “Le bollette sono triplicate”

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Intanto si fa fatica a tirare avanti con l’attività, che conta in totale una ventina scarsa di persone (2 soci dipendenti, due dipendenti in malattia, 3 a chiamata, 4 part time (2 da 20 ore, 1 da 30, 1 da 35), 7 a tempo pieno, un tirocinante più un collaboratore – ma in cui è coinvolta anche l’intera famiglia.

“Non stiamo prendendo lo stipendio – spiega all’AGI Michela Fabbri – ma come me anche mia sorella, i miei genitori, niente, ma si fa fatica: sono tre stipendi che potevamo pagare: ahimé è vero, non me ne vergogno, ma è un casino”.

Per la sua protesta, la fornaia ha voluto pubblicare anche la foto della sua famiglia, con la mamma Maria Grazia e il papà Valmero, lei con la sua bimba e la sorella Silvia con i suoi due figli maschi tutti minorenni, per far capire meglio (semmai ce ne fosse bisogno!) che il caro bollette oggi affligge le piccole imprese (già afflitte dalla pandemia e ora anora di più); dopo sarà la volta delle famiglie, che arriveranno all’appuntamento già più che provate in generale dagli aumenti.

In questo caso, tre famiglie di piccoli imprenditori che amano il proprio lavoro e lo fanno da una vita, anche se una crisi come questa non l’avevano mai vista. “Non credo sia una questione di guerra – si sfoga Michela – questa è speculazione: hai bisogno di luce? La paghi e salata. Hai bisogno di gas? La stessa cosa. Poi adesso tocca a noi, tra poco inizieranno con le famiglie. Anche noi siamo una famiglia, abbiamo diritto di far vivere chi sta con noi: anche se lavoriamo tanto mi sembra di non fare nulla… perché uno se lavora dovrebbe portare a casa un minimo, no? E qualcuno intanto si arricchisce, ma di certo non è il fornaio, né le piccole botteghe”.

E il futuro delle attività come viene visto dalla famiglia Fabbri? “Ritengo che l’unico modo per far sopravvivere le nostre piccole attività sia quelle di consorziarsi e di lavorare insieme, anche perché manodopera se ne trova pocchissima, la gente va e viene, oltre ad avere il professionista serve avere anche chi ha passione nel nostro lavoro. E questo manca, la maggioranza lavora solo per lo stipendio” e lo si vede da ciò che fa “ma in questo noi come forno ora siamo fortunati….”

Ma “Fabbri Delizie da Forno” non ci sta alla logica della massificazione: da 4 anni il forno, con l’aiuto di medici e nutrizionisti, lavora ‘in purezza’ i grani antichi. “Cerhiamo il meglio e cerchiamo di trasmettere con passione le cose buone – conclude Michela – siamo trasparenti con i clienti e penso di averlo dimostrato anche pubblicando le bollette. Il cliente, la qualità, oltre che ‘percepirla’ deve poi anche pagarla: all’inizio dell’anno avevamo aumentato i prodotti con una media dell’8%, ma da marzo ad oggi è cambiato il mondo”.

“Noi adesso non possiamo permetterci di aumentare perché il mercato Alfonsinese, ma anche Ravennate e non solo, salvo turisti, non lo potrebbe permettere. La brioche 2,50 come in aeroporto? Sarebbe il suo costo“.

Un messaggio positivo arriva comunque dalla sorella di Michela, Silvia: “È vero, è tutto catastrofico in questo momento, ma il fatto che ora le cose vadano così non vuol dire che debbano essere così per sempre – dichiara Silvia all’AGI – Il mio personale invito a privati e imprese è quello di far sentire all’unisono la nostra voce di protesta, pur mantenendo comunque un pensiero e un atteggiamento positivo verso il futuro, senza perdere di vista mai la strada che si vuole perseguire per migliorare le cose”.