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Riaprono i musei a Milano, tra distanziatori e biglietti contingentati

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Riapertura timida. Se si parlasse di Borsa si definirebbero così (e sarebbe un eufemismo) i primi giorni di porte aperte per i musei milanesi. In particolare, quelli fuori dal circuito comunale, che hanno accolto l’invito del ministro della Cultura, Dario Franceschini, e del sindaco Giuseppe Sala, a riprendere le attività, non hanno avuto buoni numeri d’esordio dopo il blocco imposto la settimana scorsa a causa dell’epidemia di Coronavirus. 

Fra le grandi istituzioni milanesi c’è ad esempio il Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci”, in zona Sant’Ambrogio, pluri premiato come uno dei musei tematici più importanti del mondo e crocevia di grandi eventi legati al mondo scientifico. Circa 70 mila gli ingressi mensili in tempo di ‘pace’ (con il lunedì come chiusura settimanale) e con un introito che si aggira attorno ai 100-120 mila euro a settimana tra biglietteria ed eventi. Ieri, in tutta la giornata gli ingressi sono stati 53.

Un calo enorme se si considera che tra fine 2019 e inizio 2020 l’istituzione aveva registrato numeri stellari, con gli ultimi mesi che viaggiavano a +23% rispetto alla media annuale. Un museo coinvolto anche emotivamente nell’emergenza virus quello della Scienza e della Tecnologia, che da sempre sensibilizza soprattutto i bambini ad acquisire conoscenza proprio per non avere paura, e che si è dovuto attrezzare per accogliere i (pochi) visitatori di questi giorni seguendo le norme ministeriali: distanziatori da un metro nelle file per i biglietti e numero di persone per sala ridotto al minimo.

Fiorenzo Galli, direttore generale ha pero’ fatto sapere: “Noi siamo pronti come quando abbiamo interrotto la nostra attività. Questa è l’attitudine della nostra città che deve tornare al più presto a pieno regime”. Nel frattempo – a quanto si apprende – è stato approntato un gruppo interno di lavoro che monitora la situazione e sta già elaborando i dati per immaginare uno scenario futuro, con eventuali tagli da fare, visto che la fondazione si autofinanzia. Nei giorni di riapertura, per esempio, bisognerà valutare le perdite perchè è stata fatta ripartire la macchina (turni del personale, vigilantes, e anche illuminazione e riscaldamento delle sale), anche per pochissime persone.

Ieri è stato il primo giorno di riapertura anche per le Gallerie d’Italia, il museo di Intesa San Paolo che si trova proprio di fronte al Teatro alla Scala: distanziatori anche qui e un massimo di 30 biglietti ogni 15 minuti. Con la mostra Canova Thorvaldsen, prima della chiusura, non si era mai andati sotto i 1800 ingressi al giorno, un numero che – in base ai trend – sarebbe raddoppiato gli ultimi dieci giorni di permanenza (la chiusura era prevista per il 15 marzo) delle celebri sculture canoviane. Ieri, a metà giornata, gli ingressi erano stati circa 400; un numero che lascia ben sperare sul miglioramento dei giorni a venire, anche perché non comprende le visite didattiche, quelle guidate e le iniziative.

Il Poldi Pezzoli di via Manzoni, qualche metro più in la’, ha invece riaperto lunedì 2 marzo, mantenendo il martedì come chiusura settimanale: la mostra in corso, che faceva segnare almeno 400 visitatori al giorno, lunedi’ non ha sfondato il tetto dei 50. L’auspicio è quello di una ripresa nella giornata del 3. 

Caso a parte è quello della Pinacoteca di Brera, che non riaprirà subito, ma probabilmente martedì prossimo: l’osservanza delle misure di sicurezza richiede infatti una serie di rinunce per un museo che è “vivo”, come ama definirlo il suo direttore James Bradbrune. Dovranno essere quindi coperte le didascalie sensoriali per i non vedenti (per prevenire il contagio) e rivisti i materiali didattici e le visite guidate. Con Appunti per una resistenza culturale la Pinacoteca prova a trasferirsi online, con video e materiali per seguire la sua attività anche quando le porte sono sbarrate: riflessioni sulle opere da parte di chi le custodisce, le studia, le restaura; anteprime di esibizioni; focus sui dettagli dei capolavori attraverso esplorazioni in alta definizione; indizi e suggerimenti per esplorare la Pinacoteca da casa grazie alla guida per famiglie. Un modo per continuare a offrire – seppure in forme diverse e smaterializzate – l’esperienza di Brera.

Ma Milano ha anche un tessuto di piccoli musei privati e gallerie d’arte, che, a fianco alle grandi istituzioni, stimolano la vita culturale della città. E’ il caso del Museo d’Arte e Scienza, in zona Castello, di proprietà della famiglia Matthaes: una collezione di oggetti bizzarri frutto dei viaggi e dell’interesse degli antenati, sapientemente raccolti per stimolare la creativita’. Un museo che organizza soprattutto corsi e visite prenotate: tutto annullato pero’ a causa del Coronavirus, che non consente di raggruppare troppe persone nei locali. Trenta gli ingressi medi al giorno, in periodo normale: il 2 marco, primo giorno di riapertura, il triste numero a fine giornata e’ stato zero, ieri appena due. La decisione dei gestori è stata poi quella di non far stazionare più di tre persone per sala, e di non prolungare le visite oltre l’ora e mezza; nei vari locali sono stati poi posizionati dispensatori di disinfettante.

Soffrono anche le Gallerie d’Arte, e’ il caso di Apre’s-coup, che è insieme luogo di mostre, teatro e bistrot nel cuore di Porta Romana: questa eccezione ha consentito di rimanere aperti fino alle 18, come nell’ordinanza che riguardava i locali di ritrovo, ma non ha salvato gli ingressi in galleria: se solitamente se ne contavano 60-80 al giorno, in particolare ultimamente con una mostra fotografica dedicata Storm Thorgerson, l’ideatore delle più famose copertine dei Pink Floid, Muse, Cranberries, la media delle ultime giornate non ha superato le 3-4 persone al giorno. (AGI)

 

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Fonte: cronaca agi


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