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Reddito di cittadinanza si cambia: a pagarne le conseguenze i poveri

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Di Redazione

 

Il Consiglio dei ministri che ha fatto seguito a numerosi vertici, dopo un tira e molla proseguito fino all’ultimo sull’entità dei tagli al Reddito cittadinanza ha approvato la manovra con una sensibile modifica al provvedimento: I percettori del reddito di cittadinanza considerati” occupabili” avranno il sussidio per 8 mesi nel 2023, fino ad agosto del 2023. Nel 2024 si va verso l’abolizione della misura, che sarebbe sostituita, così spiega Palazzo Chigi, da una riforma complessiva della misura di sostegno ai poveri.

Si tratterà comunque di una soluzione “ponte”, poi alla prima offerta di lavoro congrua, in caso di rifiuto verrà tolto il sussidio

La riduzione dei mesi per cui si avrà diritto a percepire il reddito da parte degli “occupabili”, ha diviso la maggioranza.

Una cancellazione immediata del beneficio per tutti coloro che, sulla carta, sarebbero occupabili (circa 650mila persone) avrebbe permesso di risparmiare 1,8 miliardi. Ma è apparsa una soluzione troppo radicale. Prima si è ragionato su una proroga di 6 mesi, poi la ministra del Lavoro Calderone ha proposto un anno di ‘cuscinetto’: il taglio dell’assegno sarebbe scattato solo dal 2024 e nel frattempo gli occupabili (persone che in larga parte non lavorano da anni e hanno una bassa istruzione), avrebbero potuto essere avviati verso programmi di formazione. Ma alla fine si è scelta, salvo novità, una stretta più significativa, riducendo questa finestra a otto mesi. E annunciando la sostituzione integrale del Reddito nel 2024. Per converso si punta a estendere la social card, un aiuto per gli acquisti, alle famiglie a basso reddito.

“Secondo il nuovo modello di Reddito di Cittadinanza chi può andare a lavorare deve farlo, anche se l’offerta è per pochi giorni. E pochi giorni di lavoro non compromettono la percezione del reddito in quota parte. Nello stesso tempo, sarà fornita formazione adeguata a rientrare nel mondo del lavoro. La parte che riguarda i lavoratori occupabili subirà senz’altro un ridimensionamento. Una fase di transizione che poi porterà all’abolizione. Vedremo come si arriverà a questo ridimensionamento: personalmente ho avanzato una proposta graduale, 18 mesi di reddito con sei mesi di stop e un successivo décalage di 12 mesi. Ma potrebbe imporsi una linea più stringente” spiegano esponenti di Governo

Non ci sta il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. “L’ossessione di Giorgia Meloni è smantellare il Reddito di cittadinanza, ma il Reddito non è stato pensato come strumento per favorire un mero assistenzialismo. È stato pensato per promuovere una stagione di libertà e dignità del lavoro, come impone la nostra Costituzione. Aggredire oggi gli ‘occupabili’, trattandoli come agnelli sacrificali, significa non comprendere che sono proprio loro le persone che invece dovremmo aiutare“, Conte prosegue “il dovere di una società civile è accompagnare al lavoro attraverso percorsi di inclusione più forti, con incentivi alle aziende per assumere. Siamo disponibili a lavorare insieme al governo in quest’ultima direzione, perché la buona politica non conosce steccati ideologici”. Ma “se invece il governo volesse far ripiombare il Paese nel passato – conclude – siamo pronti a mobilitare il M5S assieme alle forze sociali, politiche, civiche che vogliono sposare la nostra battaglia non solo nelle sedi istituzionali, ma anche in ogni piazza e angolo del nostro Paese“.

Per avere un ordine di grandezza delle platee interessate dalla sforbiciata, secondo l’ultima rilevazione dell’Inps a ottobre erano 2,32 milioni di persone i percettori del RdC (poco più di 1 milione di nuclei familiari). Stando all’ultimo rapporto dell’Anpal, relativo però al mese di giugno, sono 660mila i percettori del Rdc “occupabili” che dovevano essere presi in carico dai servizi per l’impiego e 173mila quelli occupati, che avendo redditi bassi (i cosiddetti working poor) rientrano nei limiti reddituali per il Rdc.