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Rapporto Istat: il Covid ha colpito duramente, ma c’è un’Italia che non si arrende

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Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


Particolare interesse hanno suscitato, in questi giorni, i dati del Rapporto Annuale Istat, sia per il momento storico in cui sono arrivati, sia per le risultanze che sono emerse. Leggendo questi dati con attenzione, ponendo l’accento sul modo in cui gli italiani hanno reagito e stanno reagendo all’emergenza economico – sanitaria determinata dal Coronavirus, abbiamo istintivamente pensato ad un nuovo capitolo della rubrica “L’Italia che non si arrende”, l’appuntamento tramite il quale il “Quotidiano dei Contribuenti” racconta storie di riscatto e di coraggio, di reazione alle difficoltà quotidiane ed ai mali che affliggono il nostro paese. Stavolta, però, non c’è un protagonista ben definito con un nome, un volto, una qualifica… Stavolta il protagonista principale è il popolo italiano, sono quei connazionali che accendono la luce della speranza, che hanno voglia di rialzarsi, pronti a marciare verso il riscatto, la rinascita, il futuro.

Il primo dato sul quale vogliamo riflettere, tra quelli dipinti nel Rapporto Istat è quello della denatalità, drammatica peculiarità della nostra nazione ormai da troppo tempo. Tra questo e il prossimo anno, infatti, l’istituto di statistica prevede un netto calo delle nascite: “Recenti simulazioni, che tengono conto del clima di incertezza e paura associato alla pandemia in atto, mettono in luce un suo primo effetto nell’immediato futuro; un calo che dovrebbe mantenersi nell’ordine di poco meno di 10mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021”. Prospettiva già di per sé grave, che peggiora ancora considerando il calo occupazionale. Sempre secondo le risultanze del rapporto, circa il 12% delle imprese sarà costretto ad operare dei tagli nel personale, tagli che andranno a colpire soprattutto donne e giovani. In ragione di tutto ciò, quindi, il bilancio finale dei nuovi nati potrebbe attestarsi a 426 mila nel 2020 e, nel peggiore dei casi, a 396 mila nel 2021. Numeri che fanno “tremare le vene e i polsi”… Nonostante tutto però, dice l’Istat, gli italiani hanno voglia di famiglia, hanno riscoperto il valore fondante di questo nucleo, hanno voglia di fare figli, di costruire un futuro per sé e per il proprio paese. Serve, quindi, l’intervento della politica, servono misure coraggiose, serie, lungimiranti, che tendano la mano ai giovani, agli attori principali del futuro italiano.

Un concetto fondamentale questo, che dovrebbe richiamare all’ordine tutte le forze politiche nostrane, perché senza famiglia, senza figli, senza giovani, senza sviluppo non c’è futuro, non esiste alcuna prospettiva. L’augurio, quindi, è che al di là delle divisioni, dei litigi, delle diatribe  – almeno su certi punti – possa prevalere il senso di responsabilità. Il cosiddetto “Family Act”, ad esempio potrebbe davvero diventare, grazie al lavoro bipartisan di modifica e miglioramento nelle sedi parlamentari, il primo strumento per invertire questo pericoloso trend.

Analizzando ancora la realtà descritta dall’Istat preoccupa, chiaramente, la situazione delle imprese, i soggetti economici che pagheranno a più caro prezzo le conseguenze di questo nefasto periodo. Delle questioni politiche, dei mancati interventi e dell’assenza di risposte concrete abbiamo parlato a lungo, ma vogliamo ora sottolineare la risposta che è venuta da imprenditori e lavoratori, così esemplificata nel Rapporto:  “si intravedono fattori di reazione positiva e di trasformazione strutturale in una componente non marginale del sistema produttivo”. La capacità, dunque, di andare avanti, di reinventarsi, di superare in maniera indomita gli ostacoli. Caratteristiche simbolo della nostra imprenditoria, ma anche del popolo italiano che, come sempre, dà il proprio meglio nei momenti di difficoltà.

 

Certo, anche un’encomiabile voglia di ripresa e di riscatto, se non accompagnata da concreti atti istituzionali potrebbe cadere nel vuoto… Ma, in una fase simile, è importante che questa voglia ci sia, è importante che sia sempre più nutrito ed agguerrito l’esercito dell’Italia che non si arrende.

 


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