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"Qui si parlava di 'pizza virus' ma ora ci siamo dentro", racconta Guido, da 12 anni in Francia

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“Il periodo della sottovalutazione del problema e di certa ironia così mal riposta – si parlava di ‘Pizza Virus‘ – è passato e ora ci ritroviamo nella stessa condizione italiana”. Guido ha 60 anni e da dodici vive in Francia, a Bordeaux. È il direttore progetto innovazione di una grande azienda che produce software e macchine da taglio per il mondo della moda, automotive e mobile imbottito e con moglie e figlia ormai da qualche giorno è recluso in casa per evitare il contagio da Coronavirus.
“C’è disagio – racconta all’AGI – siamo impreparati a vivere uno stravolgimento della quotidianità, che miscela coercizione e normativa e che vede stravolto tutto il quadro sociale: il lavoro, la scuola, l’organizzazione della vita quotidiana. C’è comunque buona volontà, l’impegno a seguire le direttive e uscire al più presto dall’emergenza”.

Anche in Francia, come avvenuto in Italia, ci sono state difficoltà nell’affrontare un’emergenza inedita.  “Si sono avuti tentennamenti nella comprensione del problema, prendendo decisioni contraddittorie e equivoche, ad esempio l’invito ad andare a votare per il primo turno delle Municipali, quando si era già in emergenza sanitaria e insieme si invitava a restare a casa. Il presidente della Repubblica e il Primo Ministro hanno fatto le comunicazioni ufficiali con un certo ritardo, ma le misure adottate – spiega –  vanno nella giusta direzione e sono simili a quelle italiane”.

Le aziende, invece, racconta ancora, si sono mosse con intelligenza. “Hanno reagito tempestivamente – spiega – con comunicazioni chiare e puntuali sui comportamenti da adottare e sulle restrizioni da applicare. Telelavoro quando e dove possibile, ma anche inchieste dirette sulle reali condizioni di gestione dei bambini de-scolarizzati e del tempo da dedicare loro”. 

Le scene viste in Italia, di lunghe file davanti ai supermercati, si sono ripetute anche Oltralpe. “Code molto lunghe, c’è penuria di generi ritenuti indispensabili come gel idroalcolico e mascherine. Sono riuscito a fare la spesa, ma la sindrome da accaparramento si manifesta anche qui”. E per Guido ed i suoi familiari , qualche disagio in più: “Noi, poi, soffriamo particolarmente della mancanza dei prodotti italiani, soprattutto alimentari, a cui ogni italiano all’estero raramente rinuncia”.

“Adesso non rimane che aspettare che la pandemia rientri – conclude Guido – mi manca il campionato di serie A, che seguo in televisione, ma si stanno intensificando i network sociali, i gruppi di chat di italiani non sono mai stati cosí attivi”. 

Vedi: "Qui si parlava di 'pizza virus' ma ora ci siamo dentro", racconta Guido, da 12 anni in Francia
Fonte: estero agi


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