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Quello che si può (e non si può) fare per Greta Thunberg

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Se un sasso diventa valanga sarà difficile da fermare. Questo sembra aver innescato la protesta di Greta Thunberg, la giovane sedicenne svedese che ha saputo scatenare un moto di ribellione giovanile troppo a lungo sopito. Un moto che, dopo essersi risvegliato, sembra è pronto ad allargarsi a macchia d’olio. Quello che è certo è che il grido di milioni di giovani si sentirà il 15 marzo durante un evento, ormai molto atteso, che coinvolge nazioni e città, valori e speranze.

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Anche in Italia le adesioni crescono e si moltiplicano grazie a una pagina Facebook, da 20 mila iscritti, che si sta impegnando per fornire informazioni e per portare avanti un gruppo volto a rappresentare il centro di coordinamento di questa community in espansione. Su Google Maps è online la cartina delle iniziative che venerdì prossimo sono già state messe in cantiere per rispondere alla chiamata di Greta. Ogni punto della mappa, inoltre, contiene preziose informazioni sui profili social, soprattutto Facebook e Instagram, che stanno nascendo localmente.
 

Oltre al sito internet e ai profili personali, già seguitissimi, della ragazza svedese, sono tre le strade social che si possono percorrere per conoscere altri particolari sulle origini e sulle azioni di questo movimento ambientalista che fa della spontaneità e del passaparola le sue basi più solide. C’è #FridaysForFuture, il capostipite dell’iniziativa, oggi catalizzatore d’attenzione e moltiplicatore di adesioni e iniziative.

Poi c’è #ClimateStrike, su cui convogliano gran parte dei tempi cari alla fondatrice: dal rispetto degli accordi di Parigi, alla necessità di costruire un mondo più sostenibile e pulito; dalla volontà di istituire un modello economico più circolare alla necessità, più quotidiana e personale, di adottare comportamenti più rispettosi nei confronti dell’ambiente. Ultimo, ma non meno importante, #SchoolStrike4climate, che si rivolge ai coetanei di Greta, oggi chiamati a difendere il proprio futuro e a ribellarsi a chi li governa.

Regole per una ribellione pacifica

Domenica, proprio sul profilo Twitter di Greta, è comparso un vademecum con le regole da seguire durante l’evento del 15 marzo. In generale possono essere giudicate come una sorta di manifesto politico, una sorta di linea guida da seguire per chi volesse combattere per gli stessi traguardi. Il timore di un escalation violenta e incontrollata deve essere passato per la mente degli organizzatori che, dunque, hanno deciso di giocare d’anticipo. Chi vorrà marciare non dovrà:

  • Usare la violenza  
  • Causare danni
  • Imbrattare
  • Trarre profitto (economico) dalle sue azioni
  • Disseminare odio

Dovrà invece cercare di ridurre più che può la propria “carbon footprint” (parametro che calcola le emissioni di CO2 nell’atmosfera) e, in caso di dibattiti o discorsi, fare sempre riferimento a studi scientifici riconosciuti.

Greta, nello stesso messaggio, ha voluto anche mettere in fila le richieste di coloro che manifesteranno per le strade del mondo:

  • Seguire gli accordi di Parigi e quelli del rapporto IPCC dl 2018 (volti soprattutto a ridurre e azzerare le emissioni di gas serra da qui al 2050)
  • Rimanere sotto il limite del 1,5° per quanto riguarda il riscaldamento globale (limitando il suo costante innalzamento).
  • Focalizzare l’attenzione, in ambito climatico, sui temi legati all’equità e alla giustizia
  • Stare uniti (e difendere) l’indipendenza e l’autorità della scienza

Un grido rivolto alla classe politica e dirigente che, di fronte ha un grosso problema come quello dei cambiamenti climatici, è terribilmente lento nel prendere decisioni impattanti. Forse troppo lenta. Per questo, ora, è necessario mettere in moto una valanga. Pacifica ma inesorabile. In gioco, del resto, c’è il futuro dell’umanità.

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Vedi: Quello che si può (e non si può) fare per Greta Thunberg
Fonte: estero agi


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