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Quadrante: i separatisti rivendicano la conquista del porto di Mariupol

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AGI – Il capo dei separatisti filorussi del Donetsk, Denis Pushilin, ha rivendicato la conquista del porto di Mariupol, l’ultima sacca di resistenza nella città sul Mare d’Azov insieme all’acciaieria Azovstal, dove, secondo i secessionisti, stanno ancora combattendo tra i 1.500 e i 3.000 difensori.

“La battaglia per Mariupol continua”, ha detto alla Bbc il vicesindaco Serhiy Orlov. Ma è una battaglia che non sembra destinata a durare a lungo.

“Le nostre munizioni stanno finendo. Sarà la morte per alcuni di noi e la prigionia per altri”, ha scritto su Facebook la trentaseiesima Brigata Marina separata intitolata al contrammiraglio Mikhail Bilinsky, parte delle forze armate ucraine.

“Stiamo lentamente scomparendo”, si legge nell’appello agli ucraini, “non sappiamo cosa accadrà, ma vi chiediamo davvero di ricordarci con una parola gentile. Per più di un mese abbiamo combattuto senza rifornimenti di munizioni, senza cibo, senza acqua, facendo il possibile e l’impossibile”.

In oltre 40 giorni di assedio e intensi combattimenti, “il nemico gradualmente ci ha respinto, ci ha circondato e ora sta cercando di distruggerci”, spiega la Brigata, deplorando la mancanza di aiuto dal comando dell’esercito e dal presidente Volodymyr Zelensky: “Ci sono state solo promesse non mantenute”.

Il capo dell’esercito di Kiev, Valery Zaluzhny, da parte sua afferma che “il collegamento con le unità delle forze di difesa che presiedono eroicamente la città di Mariupol è stabile”. 

La conquista di Mariupol permetterebbe alla Russia di ottenere un corridoio di terra tra la Crimea e l’area di Kherson, unica grande città ucraina finora in mano agli invasori, e il Donbass dove, secondo Vadym Denysenko, consigliere del ministro degli Interni ucraino, l’offensiva russa è già iniziata, seppure non siano ancora in corso le grandi battaglie annunciate.

Lo stesso Pushilin ha parlato di un “intensificarsi” dei combattimenti nelle due regioni parzialmente in mano ai separatisti, il Donetsk e il Lugansk, con l’obiettivo di ottenerne il controllo totale. Il Pentagono pero’ dubita che un attacco russo su larga scala sia imminente. Secondo fonti della Difesa Usa, Mosca intende prima “raddoppiare, se non triplicare”, le sue forze nel Sud Est dell’Ucraina, il che richiederà “tempo considerevole”.

Washington stima che 37 o 38 dei battaglioni tattici che compongono le forze russe non siano in grado di combattere, lasciandone circa 90 a Mosca. Queste forze potrebbero essere rimpolpate dai riservisti, 60 mila dei quali sono stati convocati, ma, anche in questo caso, servira’ tempo per poterli schierare.

Il Pentagono ritiene che questo quadro sia indicativo dell’entità delle perdite subite dalle forze russe. 

Le fonti Usa hanno poi sottolineato che i militari di Mosca stanno ancora adottando tattiche simili a quelle viste nelle prime fasi della guerra, come “muoversi in colonne sulla strada”, formazione che le rende vulnerabili a imboscate durante le quali le forze russe si sono dimostrate spesso “non in grado di rispondere ad attacchi di questa natura”, sparando in modo confuso e incapaci di identificare la provenienza dell’attacco.

Tali episodi vengono attribuiti al basso grado di preparazione dell’esercito di Putin, “un qualcosa a cui è ancora incredibile assistere”, ha commentato la fonte, secondo la quale nemmeno l’arrivo di Alexandre Dvornikov, generale veterano della Siria, alla guida delle operazioni potrebbe imprimere una svolta “visti i loro grossi problemi di logistica e di approvvigionamento, date le loro difficoltà di manovra, dati i loro problemi di coordinamento, di morale e di organizzazione gerarchica.

Organizzazione gerarchica che paga lo scotto dei numerosi caduti tra gli ufficiali. La Bbc, che ha identificato i 1.083 militari russi la cui morte è stata confermata dal Cremlino, ha affermato che oltre il 20% di loro erano graduati.

Ancora sul fronte orientale, la città di Kharkiv è stata colpita nuovamente da pesanti bombardamenti russi che, secondo il sindaco, hanno causato numerose vittime civili. Il bombardamento dell’aeroporto di Dnipro, infine, sarebbe riuscito nell’intento di eliminare le batterie antimissile S-300 donate dalla Slovacchia, riferisce Mosca. Le autorità di Bratislava hanno smentito. 

Source: agiestero


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